Pt. 9

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Bonheur incroció le braccia 'quando arriverà il mio momento di essere felice', aveva un'espressione del genere, malinconica, pensierosa ma anche Indifferente. Mi staccai da Vincent per un'attimo per stringerla in un abbraccio non richiesto "Grazie Bonheur." le diedi un bacio sulla guancia e per un attimo sembrò offesa ma sapevo che non le dispiaceva. "torna qui domani, non troppo tardi."
Mentre io e Vincent camminavamo mano per la mano non potevo fare a meno di notare quanto fosse cresciuto, sopratutto mentalmente, sembrava che il mondo attorno a lui non fosse più così pesante come lo era prima, io invece rimanevo sempre come una bomba pronta ad'esplodere. Lì mi accorsi che era questo quello che mi piaceva di Vincent, la normalità, la tranquillità, la giornata scandita dallo scoccare dell'orologio, era tutto il contrario della frenesia che c'era nel mio cervello in quegli anni, quante cose cambiavano, quanti nuovi pensieri mi preoccupavano. Ma Vincent era semplicemente Vincent, avrebbe potuto regalarmi la più bella relazione che mai avessi potuto desiderare.
Non avevo mai ricambiato il suo 'Ti amo' sino a quel momento.
Prendemmo la metro per il centro, la torre Eiffel si vedeva in distanza.
"Ti piace il mio nuovo look?" gli chiesi.
"temo che tu mi piacerai sempre, come mai questo cambiamento?"
"non hai sentito? Ho scoperto di non essere né uomo né donna."
Vincent sbatté le ciglia confuso.
"aspetta, questo che significa per i miei gusti?" domanda legittima
Misi le mani sotto la sua giacca e lo Guardai negli occhi sorridendo "significa che hai buon gusto, scemo."
Vincent sorrise e mi strinse a sé, camminando tra le luminarie di parigi eravamo arrivati vicino alla Senna, sembrava tutto come lo scorso anno solo che questa volta la gente che ci circondava parlava una lingua neolatina, eravamo in una città diversa, eravamo due persone diverse.
"Ho un regalo per te." mi disse ad'un certo punto.
"oh! Non dovevi."
Tiró fuori un pacchettino.
"l'hai impacchettato tu?"
Rise imbarazzato "ho chiesto aiuto a Christine, per tutto in realtà, ringrazia anche lei."
Sfilai delicatamente il nastro e aprii la confezione, appena aperta vidi il classico braccialetto di Tiffany, argentato con un cuore colorato del tipico azzurro verde acqua.
Alzai lo sguardo.
"Vincent! Questi bracciali... Deve esserti costato una fortuna."
"non preoccuparti. Vuoi che te lo aggancio?"
Gli porsi il polso e lui infiló il bracciale.
Appena finì mi fiondai tra le sue braccia e lo baciai con tutta la passione che avevo in corpo.
"Ti amo" Gli dissi. Era la prima volta che lo dicevo dopo tutto quel tempo, sembrava il giusto momento. Vidi il volto di Vincent smuoversi, i suoi occhi diventare lucidi. Mi sentii in colpa.
"però... Io non ti ho fatto nessun regalo..."gli dissi mortificato.
"tornare in Europa é stato migliore regalo che tu possa avermi mai fatto."
Sorrisi, commosso anch'io, in tutto quel tempo eravamo rimasti l'uno attaccato all'altro, come due magneti impossibili da separare. Ad'un certo punto mi avvicinai al suo orecchio. "non ti ho fatto un regalo ma...perché non scopiamo?" gli sussurrai.
Vincent sospirò e rise "perché sei così poco romantico?" disse "va bene, ho una camera d'albergo andiamo." mi prese per mano e fuggimmo.
La stanza era bianca e oro, piuttosto sfarzosa, ma questo lo notai solo il giorno dopo. Quella sera volevo solo avere il suo nudo corpo sul mio, sentire il suo calore, sentire le sua dolce voce, avere i suoi dolci baci volevo tutro di Vincent, dunque mi accorsi che ero finito in una dolce trappola e mi maledissi per essere stato momentaneamente sviato. Volevo che mi amasse forte e che non fosse gentile, lo desideravo, ammisi che anche così lo avrei amato.
Prima limonammo per così tanto tempo fino a che non condividemmo la saliva l'un l'altro, poi Vincent mi aprì le gambe e cominció a farmi sesso orale, gli dissi tremando di piacere che non lo facevo da un sacco lui mi baciò e disse la stessa cosa, eravamo entrambi completamente rossi, Vincent tirò fuori il suo membro e cominciò a scoparmi, abbracciandomi e baciandomi tutto, affondai ancora di più la testa al cuscino mentre gemevo e strofinavo il dito sul suo braccio. Andavamo lenti poi sempre più veloci, dissi il suo nome mentre venivo mentre lo stringevo ancora più forte a me toccandogli la schiena.
Ci svegliammo il giorno dopo abbracciati sotto le coperte, la grande finestra della stanza incorniciata da delle tende di velluto dava su una vista straordinaria, in lontananza si vedeva la meravigliosa torre Eiffel. In quel momento, davanti a quel grande finestrone, Vincent mi scattó una foto, ero una silhouette grigia davanti a un cielo bianco latte.
Decidemmo di metterci insieme quella mattina, di chiamarci amanti fatali.
Per un certo periodo andò tutto bene, lavoravo molto, facevo continui viaggi per il mondo, molte persone mi conoscevano ma io non conoscevo loro, in un certo senso subivo passivamente tutto ciò che mi succedeva, questo perché aspettavo con ansia i momenti in cui potevo rivedere Vincent, A causa del mio lavoro per cui dovevo spesso essere accanto a Bonheur e la sua troupe, vedere Vincent divenne un'occasione speciale per cui mi preparavo per settimane. I momenti con Vincent erano semplici e domestici, esattamente quello che mi serviva. Spesso ci chiudevamo nel suo piccolo appartamento a Londra per passare le giornate tra musica, giochi e sesso, ricordo ancora i pomeriggi passati a danzare l'uno sull'altro. L'ordine fu solamente interrotto quando mia madre e il mio patrigno scoprirono della mia vita privata. il mio patrigno non volle più saperne di avere un figliastro come me, mia madre invece ricordo che dal suo letto mi prese entrambe le mani e mi chiese di perdonarla e di darle tempo per processare e riflettere, le baciai le mani e la perdonai, avrebbe potuto riflettere per tantissimo tempo io sarei rimasto lo stesso. Non dissi mai a nessuno della storia con Ian anche se avrei voluto vedere la faccia del mio patrigno se avesse scoperto una cosa del genere, di sicuro non mi avrebbe mai creduto.
Anche Bonheur presto trovò una persona speciale, una ragazza dalla pelle scurissima e dal viso saggio. Non ci parlavo spesso ma ero felice per Bonheur, erano talmente tanto innamorate che qualcosa nel suo volto era cambiato, non vi era più la rigidità di quel breve periodo di tempo, é questo l'effetto dell'amore, rende fragili. La loro relazione, vista da lontano, era equiparabile a quella che avevo con Vincent, un respiro di tranquillità e mitezza da un mondo che ci travolgeva.

GeorgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora