CAPITOLO 1

1.6K 89 8
                                    

Mi chiamo Miley, ho 17 anni, abito a Boston, e beh, la mia vita direi non sia delle migliori. Mia madre e mio padre sono chiamati cosí solo perché mi hanno concepita, ma il concetto di "mamma" e "papà" non sembra essergli molto chiaro. Sono figlia unica purtroppo, magari se avessi un fratello o una sorella, i miei non sarebbero concentrati sul rovinare esclusivamente la MIA di vita. Amo scrivere poesie, e anche leggerle certo. La scuola mi piace, ma ogni volta non vedo l'ora di tornare a casa e buttare giú qualche parola su un foglio. Quando scrivo sento che potrei essere chi voglio, fare di tutto, divento il capo del mondo, esco per qualche ora da tutto questo, ed entro finalmente in una realtà che mi piace davvero. Ho iniziato a scrivere poesie, racconti, a sette anni. Quando hai due genitori cosí, e sei cosí sola, devi pur trovare qualcosa da fare.
La scrittura mi tiene abbastanza occupata, quindi a volte trascuro un po' la scuola, andando male in alcune verifiche o interrogazioni, e a mio padre questo non è mai andato bene; ora si limita ad urlarmi contro o a non guardarmi nemmeno, ma fino ai 12 anni, mi picchiava. Già. E mia madre? Beh lei è andata di cervello ancora piú di suo marito. È alcolizzata da quando sono nata, non capisce piú niente, e non vuole smettere.
Non ho mai avuto il coraggio di ribellarmi a mio padre, non so perché. Sono molto insicura, a scuola mi hanno sempre presa in giro per via dei miei genitori, che si dimenticavano sempre di venire a prendermi.
Non ho mai avuto un modello da seguire, nessuno in famiglia con cui parlare. Il mio koala Ben non conta. Amo quel peluche, è stato l'unico regalo che mi abbiano mai fatto i miei per il mio compleanno, nonché l'unico compleanno di cui si siano ricordati senza che glielo dicessi io. Era il 24 Aprile, e io compivo quattro anni. Da quel giorno non me ne sono mai separata, gli raccontavo tutto e facevo finta che mi rispondesse e poi lo abbracciavo. Amo gli abbracci, sono la cosa che in assoluto adoro di piú. Non ho bisogno di una persona che mi consoli a parole, mi basta che ascolti, e alla fine mi abbracci forte, senza dire niente. Solo un abbraccio, un semplice, ma lunghissimo abbraccio. Ben è bravissimo. Mi ricordo un giorno. Il giorno: avevo circa sette anni, mio padre era appena tornato dal lavoro ed era arrabbiatissimo perché era stato licenziato a causa di uno dei suoi innumerevoli attacchi d'ira. Io ero sul divano a guardare uno dei miei cartoni preferiti, "La bella e la bestia". Lui si siede sulla sua poltrona e vuole cambiare canale. Io non volevo, e ho iniziato a piangere, e lui a picchiarmi, mi ricordo solo che mi dava pugni, e schiaffi, e io che piangevo ancora piú forte, non capivo perché lo stesse facendo. Come può un uomo arrivare a picchiare sua figlia di sette anni? Ero ingenua, e gli chiedevo perché mi stava facendo male. È stato il primo giorno in cui mi ha picchiata, in cui è uscito di testa completamente, in cui non sarebbe piú stato lui, in cui non l'ho piú visto sorridere, in cui mi sono chiusa del tutto in me stessa, circondandomi di paure, insicurezze e di un grande muro di mattoni, che è ancora qui, piú solido che mai. Mio padre non sarebbe piú stato il mio eroe.
Dopo molti anni ho iniziato ad abituarmi al suo comportamento cosí altalenante.
Ora ho un fidanzato, Charlie, mi piace davvero tanto, è un ragazzo d'oro e molto affascinante, è alto, capelli castani, magro e occhi di un marrone chiarissimo.
Ma con lui non credo durerà per sempre, è la classica relazione tra adolescenti, è seria, ma per quanto può esserlo a 17 anni.
Io aspetto il mio Ben. So che lo troverò.
Non sono sempre stata del tutto sola, non tutti mi prendevano in giro, Sophie infatti, da quando avevamo cinque anni e giocavamo alle principesse, ad un anno fa, quando facevamo le corse con i carrelli al supermercato (si, siamo molto mature), è stata la persona piú importante della mia vita. Poi si è trasferita a New York, per il lavoro di suo padre. La sua famiglia è davvero simpatica, sono delle brave persone, con la testa sulle spalle, il contrario dei miei genitori.
Mi mancano da morire. Non sono mai andata a trovarli perché i miei non mi lasciavano partire, non abbiamo i soldi per il biglietto aereo.

UNTIL THE ENDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora