Il rumore delle foglie scosse dal vento rimbombava nella foresta, incutendo paura a chi era nuovo, come me, in quel posto. Il sole veniva coperto dai rami pieni di foglie, che facevano ombra nella radura. Tremai. Se solo fossi stata più attenta io- avrei evitato tutto questo. Molti miei amici avevano detto che qui c'erano gatti che si cibano di scheletri e di animali vivi. Mi venne il voltastomaco solo a pensarci. Oh, Cotone, come vorrei stare a giocare con te ora! Pensai, tutta tremolante. Dovevo soltanto ascoltarla. Soltanto giocare con le farfalle! Ed invece, decisi nascondino. La peggior scelta che ho mai fatto in tutta la mia vita. Ovviamente, io mi sono nascosta. Ma nel nasconder- Smisi di pensare, iniziando a piangere come una fontana. Il mio pelo si rizzò dopo una folata di vento. Non riuscivo a smettere di pensare a quei gatti affamati di ossa. Ed il povero Ruggine, su cui avevo sentito una leggenda, che si è unito a loro! Dopo un po' di tempo nessuno lo ha più sentito. O almeno, questa è la storia che Cotone mi ha narrato. Poi, secondo quanto aveva continuato a dirmi, questo fatto è successo anni fa. Molti anni fa. Le zampe ormai non mi reggevano più, quindi caddi a terra, esausta. Tirai fuori gli artigli, cercando di rialzarmi. Una, due, tre volte. Ma niente, non avevo più energia da spendere. Continuai a piangere, stavolta più forte di prima, per due o tre minuti. Poi mi venne in mente un'idea geniale. Dovevo continuare a piangere, in modo da bagnare il terreno, sul quale avrei potuto facilmente grattare con gli artigli per rialzarmi! Quindi provai a pensare a tutto il lato negativo di tutti i miei ricordi, del passato e del presente. Lacrima dopo lacrima, mi riuscii ad alzare. Okay. Ce la devo fare. Devo provare a ritornare a casa dai miei padroni. Sussurrai, la determinazione mi scorreva fra le vene. Annusai l'aria, percependo un odore pungente di legna. Un raggio di luce penetrò tra gli alberi, illuminandomi la fronte. Iniziai a camminare in una direzione sconosciuta, che speravo fosse quella di casa. L'erba sotto le mie zampe era tenera e liscia, tanto che ne mangiai un pochino in assenza di cibo. Il sole si levò alto nel cielo, indicando che mezza giornata era passata. Socchiusi leggermente gli occhi, sbadigliai ed iniziai a trotterellare sempre più velocemente nella direzione sconosciuta. Purtroppo la corsa venne interrotta dal rumore della mia pancia affamata. Guardai il terreno, cercando di mangiare altra erba, ma la mia bocca la rifiutò. Scrutai attorno, sperando di trovare qualcosa di commestibile. Dopo la mia estenuante ricerca, udii un rumore. Era uno scoiattolo! Mi arrestai a terra, muovendomi silenziosamente verso di esso. Era intento a masticare una castagna e sembrava non percepirmi. Essendomi avvicinata abbastanza, saltai sulla mia preda. Esso provò a scappare, ma era molto lento. Non passò molto tempo che l'avevo già catturato. Poi lo posai a terra ed iniziai a mangiarlo, assaporando sempre più la mia preda. Appena la finii, mi gonfiai il petto, piena di orgogliosità. Ma mi interruppe un soffio acuto provenente da un gatto. Mi guardai attorno, prima di ritrovarmi una gatta bianca e nera davanti. Non avevo mai sentito quell'odore che emanava, perciò mi bloccai di colpo. Non avevo dubbi, era uno di quei gatti selvaggi! Sciolsi il mio 'congelamento', indietreggiando con la pelliccia ritta.
"Uh-" La gatta di fronte a me rinfoderò gli artigli che fino ad un momento prima erano sguainati, guardandomi con una faccia felice. "Sei una micia domestica, come ho fatto a non notarlo prima!" Ridacchiò, alzando la coda in segno di felicità. "Non dovresti essere qui, comunque" Aggiunse, il suo volto mutato in una seria espressione.
"I...I...Io m...m..mi sono persa" Balbettai, tremando come una foglia. "Non mi mangiare per favore!" Cercai di correre via, ma ancora una volta mi bloccai.
"Mangiarti-? Ah, adesso ho capito! Stai forse-" Riniziò a ridere, interrompendosi. "Noi non mangiamo gatti, è soltanto una cosa stupida che voi mici domestici dite su di noi" Girò in tondo, pensando. Ad un tratto, saltò in aria dalla felicità. "Cosa dici se ti unisci al nostro Clan?" Io feci una smorfia, stavolta senza paura.
"Unirmi? Al vostro Clan? Io non so se- io ho paura." L'altra gatta sospirò, quasi mi volesse comunicare che sarei dovuta morire.
"Quali altre scelte hai? Tornare ad una casa che non sai dov'è? Poi, tra l'altro, se ci riusciresti, ti piacerebbe vivere una vita rinchiusa in casa, con cibo immangiabile?" Sputò, con un'onestà indiscutibile nelle sue parole.
"Se me lo proponi io...temo di non aver altra scelta" Guardai il cielo, come per dire addio alla mia vita passata. Lei mosse la coda, uscendo dagli alberi e sbucando in una radura con pochissimi alberi. Con lo sguardo sorpreso, mi guardai attorno. Era sicuramente molto più di quello che i miei padroni mi avrebbero potuto dare.
"Io mi chiamo ZampadiPiano. Sono un'apprendista del Clan del Vento, uno dei quattro Clan della foresta. Noi siamo decisamente i più veloci ed intelligenti" Si vantò, camminando con una maestosità incredibile. "Tu Goccia, vero?" Concluse. La guardai, impressionata. Come aveva fatto ad indovinarlo? Come se mi avesse letto nel pensiero, rispose: "Il collare. C'è scritto il tuo nome. Ah, a proposito, non ti puoi certo presentare con quello al mio campo" Rivolsi lo sguardo sul mio collare. Come potevo toglierlo? Sospirai, tentando di strapparmelo. ZampadiPiano fece la mossa finale, tagliandomelo in due con gli artigli. Immediatamente scavò una fossa e me lo seppellì. Eravamo arivate ad un brevissimo tunnel, dove, appena entrata, tutti mi fissarono con sguardi ostili.
"ZampadiPiano! Non mi dire che hai portato-" Annusò il mio odore, per poi concludere la frase. "-un micio domestico!" Soffiò. "I mici domestici non devono stare qui! Riportala a casa!" Ordinò, lo sguardo furente alla piccola apprendista.
"Ha perso la via di strada! Per favore, SussurroOscuro, falla entrare nel nostro Clan!" Implorò lei, di rimando. Poi mi guardò, sussurrando: "Lui è il vice, uno dei ruoli più importanti nel Clan"
"Saluti, SussurroOscuro e-" Una gatta color grigio-verde entrò. Guardò ZampadiPiano e poi me.
"Una micia domestica?" Domandò. SussurroOscuro annuii, dicendo: "Vorrebbe entrare a far parte del nostro Clan. Io la stavo per cacciare via"
"Non ha più casa, si è persa! Per favore, Stellad'Edera, fai entrare Goccia nel nostro Clan!" La gatta fece un lungo sospiro, saltando su una grossa pietra.
"Tutti i gatti abbastanza grandi da catturare la propria preda si radunino qui sotto la Roccia Alta per una riunione del Clan" Guardò tutti i membri del suo Clan e poi continuò. "Oggi, una micia domestica mi ha chiesto di unirsi al Clan. Io ho già preso la mia scelta. Goccia, prometti di essere leale al Clan del Vento?"
"Uhm- Si. Lo prometto" Dissi infine, lo sguardo carico di emozione.
"Da questo momento in poi, il tuo nome sarà ZampadiRugiada. Il tuo mentore sarà SussurroOscuro. Possa il Clan della Stella onorarti come nuova apprendista" Appena detta quella frase, il Clan scoppiò ad urlare il mio nome più volte. "Scommetto che ad alcuni non andrà bene questa scelta così avventata, ma ho fiducia in ZampadiRugiada. Se la vedrò infrangere delle regole, sarà punita. Riunione finita" Saltò giù, guardandomi con uno sguardo speranzoso e si avviò verso la sua tana.
"Si sente l'odore della tua paura. Guarda che vivere in uno dei Clan non è una sciocchezza. Devi fare molti sacrifici" Mi disse SussurroOscuro, avviandosi verso un altro gatto.
Aveva ragione. Forse non era una sciocchezza. Ma io avrei dato tutta me stessa. Forse volevo veramente andare a vivere in un Clan, quando mi ero persa. Non lo sapevo, ma sorrisi. Avrei dimostrato a SussurroOscuro ed al Clan del Vento che ero capace di vivere nella foresta.
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Una goccia sul terreno
FanfictionGoccia è una micia domestica, la quale non riesce a trovare più la strada di casa. Spinta dalla volontà, andrà in un posto di cui lei stessa è impaurita. La foresta dove abitano i Clan. Purtroppo, i venti di guerra sono tanti e la volontà di accogli...