Primo appuntamento

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Quella mattina Laura aveva più fame del solito. Era scesa al bar sotto al suo studio per la sua colazione o meglio, per il suo momento di felicità. Il cornetto al cioccolato e il cappuccino, quello era il sapore della felicità per lei, almeno nella prima mattinata. Amava starsene seduta, magari in un angolo ad assaporare il cioccolato e la schiuma di latte. Le persone le passavano accanto, a volte le guardava curiosa, a volte le studiava, in fondo era il suo lavoro, a volte semplicemente lasciava che tutto le scorresse intorno. Quella mattina l'aspettavano due nuovi pazienti e questo le creava sempre un pò di eccitazione, era sempre una scommessa con se stessa, riuscire ad aiutare chi si rivolgeva a lei. Faceva la psicoterapeuta da pochi anni ma lo aveva sempre desiderato da quando era bambina e il papà di una sua amica si era tolto la vita in seguito ad una depressione. In quel momento aveva deciso che la vita fosse troppo bella per sprecarla con la depressione, ora era certamente più realista ma la vita era sempre preziosa e soprattutto era una solamente. 

L'attenzione di Laura fu attirata da un uomo di una particolare bellezza, il suo corpo, il suo viso, tutto confermavano la sua avvenenza. Un uomo curato ma che emanava mascolinità, se ne stava seduto a leggere il giornale con il caffè in mano, possibile che non lo avesse notato prima, stava perdendo dei colpi.

La pausa di felicità però aveva un tempo limitato e quella mattina lo era ancora più, doveva salire a studio.

La porta bussò e Laura sapeva che era il suo nuovo paziente, la sua segretaria aveva preso appuntamento la scorsa settimana, un certo Giorgio Perlato. Si alzò dalla sua scrivania e si diresse verso la porta, la prima impressione era molto importante e così sfoggiò il suo miglior sorriso e ...... e poi si accorse di non essere pronta a trovarsi di fronte due occhi verdi che la scrutavano quasi divertito. 

- Buon giorno, sono Laura, la dottoressa Laura Del Piano.

Lui senza staccare lo sguardo dai suoi occhi gli porse la mano che lei strinse.

- Giorgio.

Laura si voltò per farlo entrare ed accomodare sulla sedia mentre lei poteva sentire il suo sguardo su di lei anche se non la metteva a disagio, non vedeva l'ora di sentirsi sicura dietro la sua scrivania. Perché nel suo studio lei aveva un ruolo ben definito, un ruolo che la faceva sentire sicura di sé.

- Allora, mi dica qualcosa di lei. Così iniziamo a conoscerci e vediamo cosa posso fare per lei.

- Mi chiamo Giorgio, ma questo gliel'ho già detto, ho 38 anni, sono nato a Milano.

Laura voleva continuare a sorridergli, ad essere rassicurante, ma avere un uomo che dire affascinante era poco, che gli stava seduto comodamente, in jeans chiari e giacca e che soprattutto non sembrava assolutamente avesse bisogno di essere rassicurato o sentirsi a disagio. 

- Sono single.... non so che altro dire.... di lavoro faccio l'accompagnatore femminile.

Laura non voleva darlo a vedere ma sicuramente questa ultima informazione le aveva fatto pensare che era il genere di paziente che le mancava, li aveva avuti tutti e anche di più, con la sua amica ci scherzava spesso, anzi ora non vedeva quasi l'ora di raccontarglielo, improvvisamente il suo essere donna si risvegliò ma non come l'essere terapeuta, non voleva assolutamente far trapelare il suo stupore o la sua curiosità, certamente lavorare con Giorgio sarebbe stato estremamente interessante e stimolante.

- L'ho lasciata senza parole?

- Perché dovrebbe? Ho subito notato che lei era un attento osservatore, un uomo che dava l'impressione di essere sicuro di lei, ora capisco perché.

- Forse facciamo un lavoro simile, forse entrambi aiutiamo gli altri.

Troppo facile scadere in battute ironiche o sottolineare che l'aiuto che davano in realtà non era poi così simile.  

- Anche in lei ho riconosciuto empatia ed intelligenza. Sono contento di essere venuto da lei.

Laura avrebbe voluto ridere di nuovo, lui era felice di essere venuto e lei ancora non aveva fatto nulla. 

- Cosa posso fare per lei Giorgio?

Quella domanda era sicuramente un pò rischiosa, spesso chi veniva da lei non aveva ben chiaro cosa desiderasse o volesse ma qualcosa la faceva sentire a disagio o per lo meno in uno stato di allerta. Era un uomo intelligente, sicuramente capace di anticipare i desideri delle donne. Incredibilmente lui restò serio, senza cadere nel banale.

- Beh, non è sicuramente semplice per me parlarne, di solito sono abituato ad ascoltare, come lei immagino.

- Si ma in questa occasione è lei che è venuto da me e non viceversa.

Accidenti quel verbo venire doveva stare attenta a non usarlo più, almeno non con quel paziente, era quasi certa che Giorgio si fosse accorta che pensava ad altro quando lo aveva usato.

- Perché pensa che un giorno anche lei potrà venire da me?

Attenta Laura, quella era una provocazione e tu sei una professionista, doveva ricordarselo.

- Non credo nell'immediato, sicuramente non fintanto che sarà mio paziente, ma se ho imparato qualche cosa nella vita è mai dire mai!

Giorgio sembrò soddisfatto della risposta, asserì con la testa come per dire che aveva superato la prova. Era assolutamente necessario che lui non vedesse Laura come una donna ma come il suo terapeuta, se voleva che la terapia avesse successo. 

Lei restò in silenzio aspettando che lui continuasse. Laura sperò con tutta sé  stessa che non avesse problemi di erezione o della sfera sessuale, sarebbe stato oltremodo difficile mantenere il setting per una curiosa come lei e soprattutto considerando un uomo come lui.

- Il mio problema è che non so cosa, ma ultimamente non sono molto felice, mi sento oltremodo solo e questo mi pesa, mi pesa più del solito. Invece il mio lavoro mi richiede che io sia quantomeno sereno e sorridente. Credo che sia questo che mi abbia spinto a venire da lei.

Giorgio aveva parlato molto lentamente, soppesando ogni parola e sicuramente non era stato affatto semplice, ammettere ad un altra persona di avere un problema non doveva essere semplice, considerando oltretutto che lei era una donna. Ora Laura si stava chiedendo come mai avesse scelto proprio una donna per essere aiutato, qualsiasi altra invece si sarebbe chiesta come mai un uomo con tante donne si sentisse solo.

- Mi sta dicendo che non è felice e si sente solo. Lei lavora con le donne, anzi per le donne, posso chiederle come mai ha scelto una terapeuta donna e non un uomo? 

- Perché conosco di più le donne e mi fido di più delle donne o per lo meno mi so comportare meglio. 

Laura sapeva che quello che aveva detto era vero ma era altrettanto vero che avrebbe cercato di sedurla anche senza volerlo, tutte le volte che si fosse sentito minacciato o troppo vulnerabile per difendersi, forse era quello il vero motivo per il quale aveva scelto una donna, e Laura sapeva anche che doveva stare attenta a quella vocina che le sussurrava che sarebbe stato molto intrigante e romantico se lei fosse riuscita a sedurre lui, vera trama di un romanzo di successo ma molto poco professionale e lei era una professionista.

Quella con Giorgio si preannunciava una vera sfida professionale e Laura non voleva perderla, avrebbe fatto di tutto per aiutare il suo paziente.

- Molto del lavoro che faremo dipenderà da lei, che io sia donna o uomo in questo contesto è poco rilevante, lei si dovrà affidare a me se vuole che io la guidi ma sarà lei che dovrà fare tutto il lavoro. ogni percorso che si inizia è sempre una sfida, se lei è pronto, lo sono anche io.

Laura gli sorrise nel modo più caloroso ed empatico possibile ma anche più professionale che riuscì a fare. Il resto della seduta passò molto velocemente. Laura fu soddisfatta di se stessa, e del fatto che solo dopo che fu uscito dalla stanza si chiese come fosse vestita, la donna che era in lei le suggerì tailleur e tacchi per la prossima settimana mentre la professionista di restare più sobria e informale possibile, la donna doveva quasi scomparire in quel rapporto. 

Quanto costa starti vicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora