CAPITOLO 1: Maximilian

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Pioggia.

La visuale di Max era occultata dai suoi stessi capelli, fradici.

Dolore.

Una guardia di Euphium gli strinse con forza il braccio, riportandolo alla cruda realtà: mani e gambe incatenate, si trascinava a fatica, seguito da Iviv e Lara, legati come lui. Nonostante i suoi compagni si trovassero a pochi metri di distanza, le loro urla di protesta sembravano un eco lontano.

Le vie della città assumevano un'altra prospettiva quando le si attraversava da prigioniero, Max sorrise a quel pensiero, ma poi una voce lo fece ridestare dallo stato arrendevole in cui era precipitato.

"Liberateli subito!" ordinò furiosa la principessa Alysia alle guardie di Ehphium.

"Qui comanda re Adodak, tuo padre!" sbottò Kalgor, il Capitano delle guardie. "Dopo il fallimento di Ilad il sire è stato clemente con me, e con te, principessa. Altrimenti ora ti troveresti in catene assieme ai tuoi nuovi amici."

La principessa guardò con tristezza Max. Appena cinque minuti prima le aveva chiesto di sposarlo e ora era incatenato per ordine del re. Aveva più volte immaginato quella scena, sperava che Adodak, vedendola ancora in vita, potesse rivelarsi ragionevole.

Kalgor alzò di nuovo la voce e si rivolse ai prigionieri.

"I patti sono stati rispettati, nessuno vi ha dato la caccia dopo Ilad. Ma ora siete a Euphium, qui il re ha potere assoluto e voi maghi... non siete i benvenuti!"

Nel frattempo, il popolo acclamava a gran voce il ritorno della principessa, alcuni inseguivano a perdifiato le truppe lungo la piazza che conduceva al castello. La ragazza sembrava non badare a nulla, aveva ben altri problemi. Non aveva dimenticato il motivo per cui i tre mercenari erano partiti da lì, si soffermò sui dipinti e le bandiere colorate rimosse dalle abitazioni, una terribile angoscia si impadronì di lei.

"Mia madre, come sta mia madre?"

Il Capitano la guardò perplesso.

"Non so come tu faccia a sapere delle tragiche condizioni della regina, ragazzina. Credo non supererà la notte."

Alysia strinse i pugni, le unghie conficcate nei palmi.

"Voglio subito vederla e..."

"Zitta!" sbraitò Kalgor e le puntò contro la spada.

Per un attimo Alysia pensò di incenerirlo con un incantesimo, ma si trattenne. Nessuno in città era a conoscenza dei suoi poteri e per il momento le cose dovevano rimanere così.

L'unica speranza era portare il Capitano dalla sua parte e fargli capire la gravità della situazione.

"Ti prego, ascoltami, io posso salvare mia madre, ma devi condurmi al castello il più in fretta possibile."

Gli occhi luminescenti di Iviv brillarono per un attimo da sotto il cappuccio.

"E già che ci sei, liberaci" brontolò.

Kalgor indicò le case che li circondavano.

"Zitto spettro! A voi ci penserà Adodak. Per quanto riguarda la regina, il dottore ha detto che per lei non ci sono più speranze. Come vedete, la città è già in lutto."

"Ma..."

"Silenzio!"

Quell'uomo era irremovibile. Alysia decise di ubbidire, opporsi ancora avrebbe soltanto ritardato il loro arrivo al castello. Non voleva avere sulla coscienza la morte di sua madre adottiva. Fece un sospiro per tranquillizzarsi e cercò con lo sguardo il suo amato, incontrando due occhi intensi che la fissavano.

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