Capitolo 17

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[Una settimana dopo.]

«Quando finisci la ronda per oggi?»

Izuku strinse il cellulare tra le dita mentre a testa bassa camminava lungo il marciapiede. La pioggia scrosciava intorno a lui senza sosta, per evitare di bagnarsi i capelli aveva alzato il cappuccio della felpa, verde come i suoi ciuffi. Dopo giorni passati a ragionare su cosa fare, ora gli rimaneva un'unica carta da giocare in attesa che il Signor Tsukauchi gli rispondesse. Prendere le chiavi della casa di Mirio sequestrate dalla polizia, e cercare degli indizi. Se qualcuno lo ha incastrato, ci deve essere almeno una prova, anche solo una minima cosa che possa permettere una riapertura del caso, così da scagionare Mirio. Difatto però, da quando il biondo si trovava in carcere, la Yakuza sembrava sparita. Nessun movimento. Nessun azzardo. La quiete più assoluta. Questo non gioca a suo favore.

«Dopo cena. Cazzo, sono tornato da una settimana e ho arrestato solo tre Villains. Mi sembra di essere pagato per passeggiare.» borbottò Katsuki dall'altro lato.

Midoriya sorrise, una goccia d'acqua gli ricadde sul naso scivolando fin sulla punta. I rami degli alberi si muovevano feroci creando un forte frastuono, mentre il cielo grigio rendeva ancora più cupa la città.

«Non lamentarti. Almeno tu lavori. Io non posso mettere piede in centrale. Al momento sembro un ladro.»
«Hah?! Stai andando lì?» chiese il biondo urlando, infatti dovette allontanare il display dall'orecchio.
«Calmati. Devo solo prendere le chiavi dell'appartamento di Mirio. So chi può darmele. E stasera ci concentreremo su cosa fare. Tu pensa a proteggere le persone. Dynamight.» rispose attraversando la strada, la schiena completamente fradicia.
«Lo sai? Detto da te suona in maniera diversa.»
Il verdognolo strinse le labbra «Che vuoi dire? È sempre il tuo nome da Hero.»
«Non lo so, è una stronzata. Ma mi piace come lo dici, Deku.»

Il verdognolo arrossì sentendo il cuore fare una leggera capriola, poi distolse d'istinto lo sguardo. Non poteva vederlo, ma era certo che Katsuki stesse sorridendo oltre la cornetta, uno di quei sorrisi divertiti, simili ad un ghigno. Alzò lo sguardo notando la centrale a qualche metro di distanza, così prese un profondo respiro rilassandosi. Non possono cacciarmi, alla fine sono in ferie, non licenziato.

«Devo andare, ci vediamo stasera, Kacchan.» disse.
«Deku?»
«Si?»
«A stasera.»

Chiuse la chiamata lasciandolo interdetto. Era come se gli volesse dire qualcosa, per poi rinunciarci all'ultimo. Forse me lo sto immaginando io. Scosse il capo infilando il telefono nella tasca dei jeans, infine superò il parcheggio con le auto arrivando dentro la centrale. La felpa completamente bagnata, un brivido percorse la sua schiena e strizzò le palpebre passandosi le mani sui boccoli ricaduti sulla fronte.

I suoi occhi verdi si spostarono sulla sala cercando Mike, che però non vide. L'ufficio. Cominciò a camminare mostrando il suo distintivo ogni volta che qualcuno tentava di ostacolarlo, infine raggiunse il corvino che si trovava seduto alla sua scrivania. Bene. Mi hanno messo a casa per farci stare lui al mio posto?

«Michael.» lo chiamò.
Lui alzò la testa di scatto fissandolo, sembrava sotto shock «Darling, che ci fai qui? Credevo fossi...»
«Sono qui perché ho bisogno di un favore. E tu accetterai senza fare storie.» Izuku camminò nella sua direzione, le suole delle scarpe bagnate simulavano il rumore di una pozzanghera «Vero?»
Mike schiuse le labbra prima di alzarsi in piedi «I know. Sei arrabbiato, e io lo capisco. Mi sono comportato di merda nei tuoi confronti. Non ho giustificazione.» le sue iridi smeraldo brillarono «Ma non volevo farti del male. Davvero.»
«Dimostralo. Dammi le chiavi dell'appartamento di Mirio.» sentenziò spingendo i palmi sulla scrivania.

Bakudeku •The path of forgiveness•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora