PROLOGO

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6:50, la sveglia segnava con i suoi rossi caratteri cubitali quell' ora quando il dispositivo suonò. Rachel non aveva chiuso occhio tutta la notte o se lo aveva fatto era stato per brevi momenti interrotti da... Neanche la ragazza lo sapeva. Era da quasi un mese che non riusciva a dormire adeguatamente e ciò ricadeva sul suo andamento scolastico, che aveva trasformato il suo registro elettronico in un albero di Natale pieni di voti in rosso o in verde.

Ultimamente erano molto rossi.

La giovane ragazza sbuffò e con un pigro ma deciso gesto, spense l'allarme e guardò lo zaino sulla poltroncina nell' angolo della stanza. C'era un rapporto di amore e odio con la scuola, come tutti gli adolescenti sanno. Non voleva andarci ma aveva accumulato troppe assenze e se Dick fosse venuto a saperlo l'avrebbe rimproverata e lei odiava più di ogni altra cosa essere rimproverata come una bambina di 7 anni.

Gettò a lato le coperte, si mise a sedere e guardò di nuovo lo zaino. Che materie aveva oggi? Non se lo ricordava più. Allunga la mano verso il comodino per prendere l'agenda nera dall' elastico rosso dove segnava tutte le cose importanti: orari scolastici, nomi professori, materie sotto la sufficienza, verifiche, interrogazioni, ma anche compleanni, feste, password per ogni piattaforma, vie, numeri di cellulare con il relativo proprietario, qualche pizzeria e infine i prezzi delle bollette anche se quest'ultime non le pagava lei ma la coppia di fidanzatini DicKory, Dick + Kory.

Aveva filosofia alla prima ora poi a seguire chimica, economia, due ore di ginnastica e per concludere la giornata matematica.
«Che giornata del cazzo.» bisbigliò mentre rimetteva l'agenda a posto e andava a farsi una doccia.

Al suo ritorno non indossava più il pigiama grigio dalle maniche e calze corte ma una minigonna nera con un maglietta non molto attillata del medesimo colore e con degli stivali con tacco anch'essi neri. Il tempo sembrava essere leggermente rigido ma Blüdhaven non era la città in cui si moriva di freddo anzi, quindi lei optò per mettersi sopra anche una camicia di jeans, così da regolarsi per ogni evenienza. Ritornò in camera, prese lo zaino e poi guardò per un momento fuori dalla grande finestra della stanza: il cielo era grigio ma non prometteva né pioggia né neve, non si muoveva una foglia dai quei secchi alberi piantati agli incroci della grigia città; le persone da quell' altezza sembravano essere delle dimensioni di una formica. Non era il luogo che avrebbe definito "casa" ma era una cosa simile. Le piaceva tutto sommato svegliarsi alla mattina e guardare istintivamente il Melville Park per poi posare lo sguardo verso l'orizzonte dove spariva il Littleneck Narrows Bridge, che collegava Narrow Sud con Narrow Nord, che sembrava così piccola e lontana tanto da divenire una corta linea grigia che separava il cielo con l'Atlantico. Quando si era trasferita la prima volta era rimasta sconcertata da quella vista e le prime mattine si svegliava con un gran sorriso e si fiondava alla finestra come una bambina. Ora non le dava più lo stesso effetto, quel piacere si era via via andato a perdere e sminuire. Ora era semplicemente un bel paesaggio come un'altro e non era più il paesaggio.

Mezz'ora dopo era "da Grisha", il miglior bar del quartiere e l'unico locale della città che sembrava essere rimasto bloccato al 1980 con le mattonelle quadrate bianco e nere, luci rosse e blu che percorrevano gli angoli dell' intero edificio, il bancone del bar pieno di caramelle, liquirizie e lecca lecca, con altrettanti liquori e alcol nello scaffale, un vecchio jukebox ancora funzionante, le pareti ricoperte di foto e vinili firmati dai più grandi artisti dell'epoca e posti a sedere da due di pelle azzurra. Sembrava di essere in Stranger Things.

 Sembrava di essere in Stranger Things

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NIGHT DEVIL || Vol.1: BROTHERHOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora