La libertà

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Un altra settimana in ospedale, e Sara non parla più, mia madre non la sento e mio padre l'ho incontrato due giorni fa e mi ha detto:
<< Che fine hai fatto? Tua madre sta male per colpa tua e tu te ne stai in giro !>>, io risposi con un breve grugnito,un piccolo bacio sulla sua guancia e poi corsi via.
Non so più come comportarmi con Sara, non parla e mangia poco, i dottori hanno detto che domani la dimettono e che comunque verranno a fare visite ogni settimana, sua madre è morta e suo padre è in un centro psichiatrico a 4 km da qua , le sono rimasta solo io. Ho deciso: domani io e lei partiamo per Roma, oggi andrò all'ospizio a chiedere qualche soldo a mia nonna e comperare cibo,vestiti e due biglietti e il resto lo tengo da parte.
Ore 17:00 mi trovo all'uscita dell'ospizio e con me ho la busta con all'interno 100 euro, ora sto andando a comperare il necessario e domani mattina si parte per un nuovo inizio.
Più tardi...
<<Ciao Sara, come stai? Il tuo silenzio mi manda in bestia ma allo stesso tempo mi rendi triste e io vorrei solo che tu parlassi e ti sfoghassi con me perchè io sono quì per questo e molto altro.>>
Una lacrima le solca il viso e le sue labbra pronunciano una semplice parola: <<grazie>>.
Un silenzio assordante riempie la stanza e Sara posa il suo sguardo su di me e chiude gli occhi lentamente e si addormenta, mi avvicino e metto la mia testa sul suo ventre, rimaniamo così fino al mattino.
"Toc-toc" bussano e un infermiera entra per portare la colazione e somministrare la medicina.
Sara si è svegliata di buon umore anche se la tristezza non l'ha abbandonata del tutto e la mancanza di sua madre continua a vegliare su di lei.
Prendo i vestiti che le ho comprato e glieli do', mi guarda e mi ringrazia, si dirige con movimenti stanchi fino al bagno chiudendo la porta dietro di se'. Arriva il medico che annuncia le dimissioni di Sara e mi chiede se è presente un parente che la preleva e fingo di essere sua sorella e firmo i fogli, dopo dieci minuti siamo fuori.
Il gusto dolce della libertà mi manda in tensione e forse riuscirò a cambiare qualcosa che fino a d'ora mi sembrava impossibile.
Sara alla mia proposta di scappare mi ha risposto << Forse è meglio per tutte e due ormai non c'è niente che ci lega profondamente a questa città.>> e io: << A me è rimasta la mia "famiglia" ma se la caveranno senza di me e manderò dei soldi se trovo qualche lavoretto a Roma.>> e ora eccoci su un treno Eurostar che in 4 ore e 20 minuti percorrerà tutta la strada per arrivare a destinazione.
Il sonno si sta impossessando di me, mentre Sara guarda con sguardo perso il paesaggio dal finestrino e le chiedo <<Come stai psicologicamente riguardo a tutto ciò che è accaduto?>> dopo 5 minuti mi risponde
<< Sto come non vorrei stare, sto normale>> , << Normale?>> dico
<< Sì, normale e tu come stai?>> mi chiede e le rispondo senza pensare: <<Cerco la felicità e cerco di andare avanti, certe volte penso che sto buttando via la mia adolescenza e i miei pochi amici ma poi mi basta pensare che sono una diciottenne con ancora una vita davanti e nulla mi abbatte più anzi mi sento più forte di prima " indistruttibile"!>>
Già indistruttibile, come solo io posso essere e con la mia indistruttibilità cercherò di proteggere la mia fragile amica ancora troppo infelice.
Ecco l'inizio di un viaggio alla ricerca della felicità assoluta che forse non esiste, ma è pur sempre quella che ci consente di poter vivere, dobbiamo costruircela giorno dopo giorno, mossa dopo mossa in fondo la vita è tutta un gioco.

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