Tappati le orecchie, forte, più forte, sempre più forte,lo senti quanto ti vogli

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Martino appoggiò stancamente la testa sulla sua mano sinistra, emettendo uno sbuffo infastidito, quel pomeriggio interminabile trascorso ad ascoltare le cazzate che uscivano dalla bocca dei suoi colleghi dell'università sembrava non finire mai. Si maledì internamente per aver ceduto alla richiesta di Eva ed averla accompagnata all'aperitivo organizzato solo per dimostrare di essere un gruppo unito quando in realtà era abbastanza sicuro che a nessuno interessasse davvero la compagnia degli altri presenti.

Il punto era che Martino non è mai stato una persona molto socievole, ha sempre avuto pochi amici e quelli gli sono sempre bastati, non ha mai avuto nessun interesse ad allargare la sua cerchia di conoscenze soltanto per dimostrare di avere una vita socialmente attiva e dinamica come la maggior parte dei ragazzi della sua età.

Non gli è mai importato di trascorrere i sabati sera in discoteca e neanche di partecipare a quei festini che, al liceo prima, e all'università poi, sembravano essere un rito di passaggio assolutamente necessario.
Amava piuttosto trascorrere il suo tempo da solo, o in compagnia del suo migliore amico, l'unica persona che è sempre riuscita a capire il suo modo d'essere e di pensare, l'unico del quale si fidava ciecamente, colui che era sicuro, non lo avrebbe deluso mai.

Girò la cannuccia all'interno del bicchiere e bevve un sorso del suo Aperol Spritz mentre le voci intorno a lui diventavano più sfocate ogni minuto che trascorreva troppo lento.
Era una cosa che tendeva a fare spesso, isolarsi e perdersi nei suoi pensieri, anche quando era circondato da tante persone, pensieri che correvano a quelle sensazioni che provava e a quelle che non avrebbe provato mai, quelle dalle quali aveva provato tante volte a scappare ma del quale non era mai riuscito a liberarsi veramente, quelle totalizzanti e che lo distruggevano ma che lo rendevano la persona che era, i sentimenti che da sempre muovevano la sua vita come se fosse nato per quello.

Il cellulare gli vibrò all'interno della tasca sinistra dei jeans troppo stretti e sorrise immediatamente, quando l'anteprima mostrò il mittente del messaggio.

"Ne hai ancora per molto o devo farti una chiamata finta in cui dico che ho bisogno di te per una questione di vita o di morte?"

Stava per digitare una risposta altrettanto simpatica quanto chiaro voleva essere il suo grido d'aiuto, quando Eva lo interruppe richiamando la sua attenzione.

"Con chi ridi?" Gli domandò curiosa, avendo comunque già un mezza idea di chi si potesse trattare.

"Niente, Nico" rispose distrattamente mentre continuava a premere sui tasti.

"Cazzo" sospirò l'amica "comunque è peggio della colla ti sta sempre appiccato" sbuffò, notando l'espressione di Martino che si era fatta più seria rispetto a quella allegra che adornava il suo viso solo un secondo prima.

"Che vuoi dire scusa?" Le domandò infatti, aggrottando le sopracciglia, infastidito dal tono di voce usato e dal modo non troppo sottile con cui stava apostrofando il suo migliore amico.

"Dico che puoi avere altri amici" insistette. "All'infuori di lui, dovresti dirglielo"

Poteva decidere di ignorarla, continuare a far finta che gli interessasse stare a sentire Sara che glorificava suo padre per averla aiutata a richiedere un mutuo, e che fosse davvero molto entusiasta all'idea che Andrea si sarebbe presto trasferito in Francia per seguire la sua fidanzata, oppure poteva decidere di essere il solito Martino scontroso di sempre e lasciare cinque euro sul tavolo prima di defilarsi senza neanche salutare nessuno.

"Sai cosa?" Si rivolse ad Eva "Non lo conosci neanche quindi ti pregherei di stare zitta"

E forse poteva sembrare uno stronzo per aver colto la palla balzo ed essersela filata per una discussione che probabilmente non aveva neanche motivo di esistere, ma voleva essere da tutt'altra parte in quel momento e davvero non vedeva il motivo per il quale avrebbe dovuto restare.

Ti devo un sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora