Ciò che conta sono i momenti che il respiro te lo tolgono

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Non era cambiato niente ed era cambiato tutto, forse si trattava soltanto di una stupida percezione di Martino, distorta da un sentimento che era diventato sempre più difficile da controllare e contenere, eppure non poteva fare a meno di pensare che le cose fossero diverse da un po' di tempo a quella parte.

Il verde degli occhi di Niccolò era più intenso in quei giorni, come se nel suo sguardo ci fosse una nuova consapevolezza, qualcosa che solo Martino, che conosceva a memoria ogni singola sfumatura di quelle iridi avrebbe probabilmente potuto notare.

I suoi atteggiamenti erano sempre gli stessi ma i suoi tocchi più persistenti, la sua presenza nella vita dell'altro non aveva mai vacillato e neanche la gentilezza che in modo particolare gli riservava, eppure sentiva che in qualche modo tutto fosse più amplificato.

Più ci rifletteva, e più si sentiva frastornato, la voglia di chiedere al diretto interessato lo stava facendo diventare matto, la paura di ciò che avrebbe potuto scoprire frenava sempre qualsiasi tipo di approccio che tentava di avere.
La cosa più spaventosa era rendersi conto che stava perdendo il controllo della loro amicizia, che fino a quel momento era stata l'unica cosa chiara della sua vita.

Procedere secondo i piani però, stava diventando sempre più complicato, quasi impossibile. Aveva promesso a sé stesso che mai avrebbe lasciato che i suoi sentimenti interferissero nel loro rapporto ma in quel momento erano più ingombranti che mai, e lui non sapeva cosa farne.

Non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione terrorizzante e nel contempo elettrizzante, quella che si ha quando si arriva ad un punto di svolta.

Sospirò allungando le gambe sul materasso sul quale si era buttato per riposare un po' e si allungò per afferrare il cellulare sul comodino quando la suoneria notificò l'arrivo di un messaggio, e poi di un altro, entrambi da parte di Niccolò.

"Giovanni mi ha invitato a una festa stasera"
"andiamo insieme?"

Ci pensò solo qualche attimo prima di rispondere "ok, dove?"

Stringeva nella mano sinistra un bicchiere ricolmo di birra chiara, un po' troppo stretto tra le dita, il suo cuore batteva ad un ritmo forsennato, quasi gli si annebbiava il cervello, quel sentimento che nell'ultimo periodo aveva sperimentato non era piacevole come gli altri, come quello che sentiva addosso quasi fosse una seconda pelle ogni volta che lui e Niccolò erano soli, piuttosto lo odiava, come odiava che in quel momento l'attenzione del suo migliore amico fosse tutta su quella ragazza del quinto c.

La distesa d'acqua limpida della fontana di Trevi risplendeva nel buio della notte prima degli esami, il vento caldo soffiava piano e le risate dei suoi amici erano un'eco lontano, Roma sembrava più bella quella notte, senza tempo, come senza tempo era quel momento che stavano vivendo, uno di quelli che vorresti ricordare per tutta la vita, osservava Niccolò dall'alto, con i gomiti appoggiati sul muretto e lo sguardo perso sul profilo del suo migliore amico, che stava attaccando bottone con alcuni turisti che passavano di là, intenti ad esprimere un desiderio che probabilmente non si sarebbe avverato mai, dieci centesimi che la maggior parte di loro avrebbe rimpianto.

Lo vide buttare indietro la testa in una risata di pancia che fece contorcere le viscere di Martino, e poi lo notò, il momento esatto in cui Niccolò cercò il suo sguardo tra la folla, e quando lo trovò sorrise, alzando una mano in cenno di saluto, aveva le gote rosse, non sapeva se per le risate o per colpa della birra, e le sue fossette erano appena accennate all'angolo della bocca, lo salutò di rimando e la presa su quel bicchiere di plastica si fece più lieve, come un sospiro, lo stesso che emise lui.

"Marti" urlò il moro. "Scendi giù che lanciamo una monetina" gli fece cenno col capo di raggiungerlo.

E Martino lo fece, zigzagando tra i corpi dei suoi compagni, aveva in mano due pezzi da cinquanta centesimi, gliene porse uno, afferrandogli la mano e posandolo direttamente sul suo palmo, e chiudendoglielo poi in un pugno.

Ti devo un sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora