Anno 3093

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Il gusto amaro del caffè gli ricordava sempre il sapore delle labbra di Chloe. Noah entrò nello studio e appoggiò la tazza sull'ampia scrivania. Ogni oggetto era al proprio posto, una postazione ordinata favorisce il conformismo, il rispetto e il buon comportamento sul posto di lavoro. Il cadavere della sua compagna era avvolto in una coperta, adagiato sul divanetto blu davanti alla scrivania. La amava moltissimo la sua dolce Chloe, ed era felice che avesse finalmente raggiunto la serenità. Non aveva mai compreso, non aveva mai potuto, ma lei non aveva colpa, durante la sua illusione di vita era stata troppo felice per accorgersi del Sogno.

Era soddisfatto, l'unica persona che avesse mai avuto a cuore era nell'unico posto che avesse mai amato, l'unico punto dove riuscisse a sfuggire al tormento della memoria e del pensiero. Finì il caffè, e guardò per un'ultima volta la sua tazza blu, la sua preferita, e la gettò nel cestino. Non gli sarebbe più stata utile. Dopo cinque giorni dalla morte di Chloe, aveva accettato il suo destino. Il ricordo della pura felicità che aveva potuto sperimentare lo straziava, sapeva che restando in vita non avrebbe più potuto avvicinarsi alle sensazioni del Sogno, e desiderava solamente tornare indietro. Suicidandosi ci sarebbe finalmente riuscito, perché cos'era il Sogno, se non la morte della vita?

Sorrise, lieto che il frastuono della comunità si fosse finalmente placato, felice di aver posto fine al progetto Nysus. Aprì il cassetto e tirò fuori il coltello, che lo aspettava da cinque giorni. Chiuse gli occhi, si immerse nella sua immaginazione e provò un'ultima volta la felicità che lo aveva accompagnato durante il Sogno, grazie ai momenti che aveva vissuto con Chloe prima di formarsi diventando un Narratore. Il respiro rallentò, e si sentì pervaso dalla calma. Avvicinò il coltello al polso, ancora in stato di trance, e appoggiò la lama fredda sulla pelle.

Le sue mani non tremavano. Il cuore non batte all'impazzata quando si accoglie la morte.

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