L'uomo-pesce

85 19 2
                                    

Mio padre ha fatto diversi mestieri, viaggiando in diversi paesi europei, ma la storia che sto per raccontare ebbe luogo proprio qui a Valle D'Annunzio, nel mio piccolo paesino d'origine. All'epoca avevo una decina d'anni, ero ingenuo e innocente come tutti i ragazzini di quell'età, pertanto quell'avvenimento non mi turbò nel suo immediato. Ma ad oggi, quando ci penso, un formicolio mi percorre lungo tutta la schiena salendo fin sopra la testa e facendomi rizzare i capelli dallo spauracchio. In quel periodo della mia vita passavo le giornate a giocare con i miei due fratelli più piccoli, e spesso la nostra vivacità causava non pochi problemi a nostro padre. Egli lavorava come cuoco in un rinomato ristorante di Valle D'Annunzio e nella stagione estiva era sommerso di lavoro fino al collo. Infatti spesso usciva di casa all'alba per andare con l'intera squadra di cuochi e camerieri del ristorante a fornire servizi di catering. Ricordo che al suo rientro, dopo intere giornate di lavoro, non desiderava altro che rilassarsi e riposare, ma io e miei fratelli eravamo molto esuberanti e tra di noi vi era sempre una rivalità positiva che ci portava a lottare e correre e saltare per la casa come cavalli imbizzarriti ad ogni ora del giorno. E quindi, a quel santo di mio padre toccava di sopportarci e il tempo per riposare gli veniva sempre smorzato dalla nostra esuberanza. Ricordo che quel giorno mio padre era partito presto per andare a un catering molto lontano da casa, e rammento poi che quella bella sera d'estate io e i miei fratelli giocammo a calcio nel cortile di casa, l'aria fresca lambiva la mia pelle madida di sudore, e ricordo l'allegria e la spensieratezza che solo certe giornate d'agosto possono donare. Il gioco mi stancò e andai a dormire felice. Ma ecco che la quiete venne a frantumarsi in un incubo notturno che mi destò di colpo: 

un corpo nudo e sudato si dimenava all'interno della vasca da bagno. Quel corpo umanoide, metà uomo e metà pesce, ricoperto di squame, viscido e melmoso. Un corpo tanto alieno quanto somigliante alla mia persona. Il petto saliva e scendeva frenetico, in cerca di ossigeno, in cerca di acqua. Ma l'acqua non usciva, il rubinetto della vasca era aperto, ma non vi scorreva nulla. L'uomo-pesce non voleva morire così. Respirava a malapena, le branchie rosse sul collo iniziarono a gonfiarsi finché esplosero vomitando zampilli scuri di sangue. 

Forse non si può morire nei sogni. Il nostro subconscio non può emulare una condizione che non abbiamo ancora provato, o forse esso ha troppa paura della morte pertanto porta a farci destare proprio un attimo prima di esalare l'ultimo respiro. Di fatti io mi alzai dal letto, la testa mi girava, sentivo di poter svenire in ogni momento. Desideravo solamente di dormire sogni tranquilli per rialzarmi al mattino, con la luce del sole che sconfigge le tenebre. Ma la mia vescica pulsava e decisi di andare in bagno. Uscii dalla stanza da letto, attraversai lo stretto corridoio e indugiai un attimo davanti alla porta socchiusa. Pensai che fosse strano, mai nessuno in famiglia lasciava la porta accostata. Allungai la mano e spinsi leggermente la porta in legno che cigolò. Era buio, ma c'era qualcuno. 

«Papà?»

«Hai fatto un incubo?»

«Sì. È stato bruttissimo.» Sbadigliai, e i miei occhi si appannarono ancor di più.

«Era solo un brutto sogno, va' a dormire e domani ti sentirai molto meglio.»

«Va bene, buonanotte papà.»

Dimenticai l'urgenza di dover urinare, mi rifugiai sotto la coperta sottile e diafana e dormii a lungo un sonno sereno e corroborante. Al mattino mi svegliai di buon umore tra il cinguettio delizioso degli uccelli, lievemente disturbato dal rumore reboante di un decespugliatore in lontananza. Lanciai un'occhiata di sbieco al letto a castello nel quale dormivano i miei fratelli. Non c'erano. Sobbalzai e corsi in sala da pranzo. Mio padre sedeva al tavolo, circondato dai miei fratelli. Sorrisero e mi diedero il buongiorno all'unisono. Ero davvero euforico.

«Papà avevi ragione stanotte! Ho dormito come un ghiro e ora mi sento davvero meglio»

«Stanotte?» Chiese mio padre con tono interrogativo «Beh almeno qualcuno qui è pieno di energie, io sono appena tornato dal catering, quindi vi prego ragazzi, fatemi andare a dormire un po' e non fate casino».

Absurdum Reali storie di un mondo fittizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora