LA TEORIA DEL MEDIOCRE

Va meglio?

Cadetti in un barato, un buco nero che risucchia ogni singola cosa.
Niente sembrava più avere un senso, la vita non aveva più quel suo tipico sapore di curiosità e paure che mi spingevano ad andare oltre i miei limiti.  Sentivo di non riuscire a provare nulla tanto che nemmeno andando a scavare nel mio passato riuscivo a riassaporare una vecchia emozione, seppur dolorosa.  Non reagivo emotivamente né alle delusioni né alle soddisfazioni. Semplicemente non me ne importava. D'altronde cosa sarebbe potuto cambiare?
Sembrava tutto così passeggero e frivolo, così privo di importanza. La sensazione era esattamente quella di essere un puntino così piccolo nell'universo che una mia azione non avrebbe mai apportato alcuna modifica ad un'immensità simile.
Mi rimase solo una piccola parte di me, leggermente oppressa ma che nonostante tutto cercava un filo d'aria in quell'atmosfera quasi apatica che si era sviluppata in me. Le sembrava tutto così sbagliato. Dove ti sei cacciata, Giulia?
È tutto così asfissiante.
Eppure pensavo che senza paure mi sarei sentita meglio. Fantasticavo addirittura a riguardo, per poi scoprire che di fantasia ne avevo messa anche troppa. Quasi mi mancava l'ansia. Mi mancava quel senso di oppressione. Forse stavo meglio quando stavo peggio, mi dicevo. Era un mio classico: non riuscivo a vedere oltre ai problemi pur avendoli superati, come se mi voltassi indietro per vivermeli male ancora una volta ma da un'angolazione diversa.
Nella mia testa non esisteva un sei riuscita a stare meglio, era assurdo.

Mi fece accomodare in quel piccolo salotto, dove il color crema avvolgeva gli animi tormentati che cercavano disperatamente aiuto entrando dalla sua porta.
Ne parlai con Lei.
Mi disse di provare a camminare. Mi promise che mettendo un piede davanti all'altro non avrei più sentito il peso dei miei pensieri. Mi raccomandò di andare la sera e respirarne l'aria apparentemente lenitiva.
Non dovevo fermarmi, non dovevo avere una meta, dovevo camminare.