Teaching Mimesis

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S.A.: Buona giornata a tutti,
vado di fretta oggi,
ringrazio per il sostegno continuo delle di tutti voi ma soprattutto, di quello con chi ho legato in modo inaspettato (micine mi riferisco a voi ♥️)
Questo capitolo è diviso in due. Ringrazio - anche - il mio ultimo esame estivo, per avermi stimolata.
In Aristotele we trust.

E ritorna anche qualcun'altro.
Buona lettura,

Clò.





La mattina avvolse l'indomani come una coperta calda e lunga, pronta a proteggerli.
Le finestre ancora abbassate e l'aria pungente del mese di dicembre cominciò a investire la camera. Nonostante la coltre di coperte di cui Simone aveva formato un groviglio di coperte attorno al suo corpo, Manuel svegliatosi prima di lui, restava comunque a stringerlo, per paura potesse toccarlo anche solo una tacca di quel primo freddo mattutino. Quella era diventata un abitudine ormai. Una bella abitudine, quando si fermava a dormire nel suo appartamento.
Potevano sembrare già una coppia consolidata da anni, e invece erano solo passati due mesi.
Manuel aveva sorriso a quel pensiero, puro, quotidiano, ma anche inedito. Si erano già dati il buongiorno da una buona mezz'ora, e Simone guardava l'altro mentre gli accarezzava il braccio, in un gesto lento e curato.

« Non hai lezione, oggi? »

« Mi sono fatto dare un giorno libero, ho sfruttato la carta 'malattia'. Superefficace. Un po' di colpi de tosse e qualche linea di febbre, quando voglio sò essere un grande attore »

Simone rise, strizzando gli occhi, lo spazietto in mezzo ai denti fu subito evidente, svelando tutta la sua innocenza nonostante una barba ormai diventata incolta.

« Certe volte dimentico che sei un comico, Manuel »

Manuel pensò a cosa aveva fatto per lui, a quanto una semplice distanza di pochi giorni, non avesse fatto altro che rafforzare la determinazione di Simone, anche in quel gesto apparentemente banale.

« Quindi, Simò, che dici, la facciamo questa barba? » un colpetto sulla coscia, coperta dai pantaloni lunghi del pigiama fece sobbalzare leggermente l'altro, disteso supino sul suo letto.

« Non hai detto che mi faceva più grande? » gracchiò, coprendosi il viso nascondendoci dentro il cuscino.

Bambino.

« Simone » lo riprese.

« E poi forse sto pensando che voglio tenerla » continuò lamentoso, parlando contro il cuscino.

Simone non ce credi nemmeno tu a quello che dici.

« Insomma, » continuò con quel tono che uscì camuffato, la fonte sonora era amplificata e suonò ilare « a saperlo la avrei fatta ieri, prima di venirti a prendere se ti faceva così schifo-»

Manuel sospirò, parlandogli sopra.

« Non mentivo quando dicevo che te stava bene, infatti » la mano gli passò sulla schiena, dall'orlo della maglia fino alla spina dorsale tracciando la fibra del tessuto, il calore del corpo di Simone « Sembri più grande, più maturo, anche più grande di me. » si avvicinò sussurrando, poggiò il mento sul tessuto della federa, la morbidezza del cuscino si infossò. La sua mano percorse i suoi capelli ricci e scuri, sentendo l'altro allentare la presa sul suo oggetto di cui era diventato già geloso.

« Ma quando ti accarezzo vorrei sentire la tua pelle, Simone. Tutta la tua pelle, sotto la mia mano, senza nessuno ostacolo » Simone alzò finalmente il viso, riaprendolo a Manuel, gli occhi erano presenti e vorticò lungo quel suono vellutato. Si stava già perdendo nell'ambra e miele, nei riccioli striati che andavano ovunque, nell'incresparsi delle labbra che scandivano parola per parola.

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