Capitolo Diciassette: Concedere tempo

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Capitolo Diciassette.
Concedere tempo.

La vibrazione del telefono sotto la mia guancia, mi costrinse ad aprire gli occhi, mi guardai intorno spaesato, non ricordando il momento in cui mi ero addormentato

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La vibrazione del telefono sotto la mia guancia, mi costrinse ad aprire gli occhi, mi guardai intorno spaesato, non ricordando il momento in cui mi ero addormentato. Avevo chiuso gli occhi per via del dolore alla testa, dovuto dal Soju, mi ero ripromesso di riposare qualche minuto, per poi provare a buttare giù un'altro messaggio per Danbi, ma a quanto sembrava, quei minuti erano diventati ore.

Mi voltai verso la finestra, il sole era splendente, il cielo limpido e si prospettava un giorno libero, pieno di opzioni sul da farsi.

Recuperai il telefono dal cuscino, così da controllare cosa avesse fatto vibrare l'apparecchio.

Sullo schermo varie notifiche occultavano l'immagine: Instagram, TikTok e svariati messaggi, tra cui quello di Danbi. Lascia cadere il telefono sul materasso, cercando di non leggere nessuna delle parole che aveva scritto.

Il cuore mi batteva forte, lo sentivo nelle orecchie e non capivo se fosse la paura o l'emozione di aver ricevuto una risposta, mi sentivo veramente ridicolo a reagire in quel modo, cercai di giustificarmi, erano anni che non provavo sentimenti concreti per una donna, il mio cuore non era più abituato.

Sbloccai il cellulare e controllai l'ora italiana, il messaggio era arrivato pochi minuti prima, ciò significava che aveva atteso l'una di notte e la solitudine per poter ascoltare, o semplicemente non se l'era sentita di ascoltarlo prima.

Era probabile avesse aspettato notte fonda, per poter ignorare il mio messaggio successivo, giustificata dall'orario, oppure stavo solo facendo congetture dovute alle mie paranoie.

Un'altro messaggio fece vibrare il telefono, dove Jun mi ricordava che nel pomeriggio sarebbe passato Kang Bi, il mio nuovo assistente, così da lasciarmi alcuni materiali del lavoro e poter esplorare un po' la via del dormitorio.

Risposi velocemente, per poi indirizzarmi sul nome di Danbi, non volevo perdere tempo e procrastinare come al mio solito, ignorando le cose più importanti, per poi pentirmi di aver impiegato un tempo così lungo, per rispondere alle sue parole.

Ricordavo perfettamente i miei due audio, per niente pensati e quindi molto ripetitivi, avrei potuto fare di meglio, ma l'importante era non averci messo il peggio. Avevo usato le frasi più basiche, per parlare dei miei sentimenti e forse era l'unico modo per rendere il tutto meno pesante e imbarazzante.

Volevo solo dirle quanto mi piacesse, con tutti i sospiri e le pause che un audio mi permettevano di aggiungere al discorso, in modo da sottolineare la mia frustrazione, nel non riuscire a dire di più e di meglio.

Quel perenne senso di mancanza si era prosciugato, man mano che le parole uscivano fuori ed un po' di pace aveva riscaldato la mia anima tormentata dai dubbi.

Vidi le prime parole che componevano il messaggio sullo schermo e mi sentivo fremere:

" Avevamo entrambi d..."

Podcast || Kim SeokjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora