1-ELISABETH E IL CIBO.

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Gennaio era appena arrivato e come ogni anno, tutti stavano già dando segni di follia, impazzivano per una festa, dopo averne appena celebrata una. Iniziavano a pensare cosa fare per San Valentino, iniziavano a progettare la giornata perfetta da passare con il proprio compagno, marito, fidanzato o chiunque esso sia. Era una festa carina, era bello festeggiare quel giorno, ricordare che si era innamorati, ed io lo ero per la prima volta in vita mia anche se non serviva per forza una festa per ricordare di essere innamorati, avrei voluto festeggiarla per la mia volta con una persona al mio fianco. A Josh però, non era mai piaciuta come festa in quanto la reputava come una festività inutile e senza senso, non la sopportava insomma. Credeva, anzi era convinto che fosse una festa organizzata di proposito per spendere soldi in regali costosi, che magari non piacevano nemmeno all'altra persona, come se fosse un'invenzione di una tizia per ricavarne regali costosi, che mentalità assurda. Non avevo mai obiettato, non avevo espresso quanto fosse importante per me festeggiare per la prima volta, in quanto innamorata di lui. Infondo il mio pensiero non aveva mai avuto importanza, e in ogni caso, non era una festa a dimostrare quanto amore c'era tra due persone, no? Quindi non c'era motivo per rimanerci male al suo rifiutarsi di festeggiare come una coppia normale. Erano passati solo due mesi da quando c'eravamo messi insieme, non potevo pretendere di cambiarlo, e non volevo farlo assolutamente, solo che non riuscivo a capirlo fino in fondo, non avrei mai preteso che quel giorno mi regalasse un anello con dei diamanti, uno di quelli che si facevano notare anche se non volevi, oppure una borsa costosa. Avrei apprezzato un fascio di fiori, raccolti con le proprie mani e magari strappati male, era il gesto ad avere importanza, non il costo, l'avevo sempre pensata così e un po' mi feriva sapere che non l'avesse capito affatto. Oggi era il primo giorno di gennaio, e da tradizione, festeggiavamo in famiglia, mangiando veramente tanto e festeggiando l'anno nuovo, ogni anno si spera che sia quello della svolta, anche se non arriva mai veramente. 

Con noi si univa sempre Elisabeth che non aveva compagnia in quei giorni di festa, così li passava con me, con la mia famiglia purtroppo non aveva mai avuto una casa fissa, la sua era sempre stata una vita che infondo di vita aveva ben poco. Beth, come la chiamavo io da sempre, amava la cucina di mia madre, motivo per cui molte volte, facevamo tardi alle uscite, non resisteva proprio alle arti culinarie della mia mamma. Perdeva tempo a mangiare qualsiasi cosa facesse mia madre, così tardavamo e dovevamo inventarci scuse su scuse con Josh, che ci attendeva per ore. Ero sicura che prima o poi, l'avrebbe portata con sé a casa sua, per farsi cucinare ogni qualvolta avesse fame, e Beth aveva sempre fame. <<Stephanie, la tua cucina è qualcosa di paradisiaco, non ho mai mangiato degli spaghetti con le vongole così buoni. Davvero sei unica!>>, esclamò entusiasta con la bocca ancora piena di cibo, per lo meno aveva messo una mano dinanzi alla bocca, per evitare lo spettacolo disgustoso di cui molte volte avevamo partecipato, purtroppo aggiungerei. <<Elisabeth, prima o poi penserò che mi prenda in giro. Lo dici ogni volta che mangi da noi, inizio ad avere dei seri dubbi su quanto tu sia sincera>>. Mia madre l'aveva cresciuta Elisabeth, per questo avevano un bel rapporto e a me non dava fastidio in alcun modo, anzi mi faceva piacere, era bello avere un'amica che ormai faceva parte della famiglia. Mia madre era come una terza migliore amica, spesso ci sfogavamo sui piccoli problemi che riscontravamo sul nostro cammino, e lei ci donava consigli preziosi. Altre volte invece mia madre tornava adolescente come noi, e iniziavamo a fare concerti imbarazzanti sbagliando praticamente tutte le parole e balletti altrettanto inguardabili. <<Mamma non prendertela, lo sai che Beth è affascinata da tuo figlio Thomas, magari è questo il motivo per cui si finge affascinata dalla tua cucina>>. La mia migliore amica fin da piccola aveva sempre nutrito un debole, una cotta, per quel senza cervello di mio fratello che, al contrario, non l'aveva mai considerata più che l'amica di sua sorella minore. A un certo punto fu così palese che anche mia madre se n'era accorta, ricordo che ne avevamo parlato con tutta la calma del mondo, ricordo le guance rosse della mia migliore amica e ricordo quanto mia madre si divertisse nel prenderla in giro. Non aveva senso fare scenate, infondo il cuore faceva ciò che voleva, non ti dava retta e se il cuore di Elisabeth aveva deciso di battere più forte alla vista di mio fratello, che colpa ne aveva lei? E chi ero io per giudicare i suoi battiti? Di sicuro non ero un cardiologo. 

Scherzi a parte, mi sarebbe piaciuto vederli insieme, ma mio fratello era sempre stato cieco su questo punto di vista. <<Vai a quel paese Hope!>>, mi diede uno schiaffo sul braccio mentre io risi, era diventata bordeaux per l'imbarazzo, adoravo il contrasto della sua pallida pelle, con il rossore delle guance e proprio per questo era sempre vittima dei nostri discorsi su Thomas, messi in mezzo di proposito per farla imbarazzare. Nonostante ne fossimo tutti al corrente, si imbarazzava ogni qualvolta l'argomento uscisse fuori, fortuna che era di casa, si ostinava ad avere vergogna quando non ce n'era affatto bisogno a questo punto. <<Sai vero che ne siamo tutti consapevoli e che non hai bisogno di imbarazzarti con noi?>>, <<grazie per avermelo ricordato amica mia, ma questo non cambia il fatto che continuerò a imbarazzarmi>>, mi fece un sorrisetto finto e riprese a mangiare mentre mia madre e mio padre se la ridevano sotto i baffi. Era buffa, strana delle volte, ma le volevo bene anche per questo, riusciva sempre a strapparmi un sorriso, anche e soprattutto per la sua goffaggine. <<Okay la smetto ma tu devi muoverti a mangiare, stai facendo il maialino come sempre e faremo tardi, come sempre>>, <<non mi alzerò dalla tavola fin quando non è vuoto il mio piatto Hope; quindi, sei libera di andare da sola>>. Stasera dovremmo uscire con Josh e il suo migliore amico di cui non conoscevo il nome, questo ragazzo dovrebbe far compagnia Elisabeth, anche se, ne ero sicura, l'avrebbe fatto esaurire e alla fine se ne sarebbe andato, per la disperazione. Elisabeth non aveva per niente voglia di conoscerlo, perché a detta sua "Gli amici del fidanzato della tua migliore amica sono dei cessi ambulanti, è una cosa matematica", io non avevo espresso alcuna opinione anche perché non lo conoscevo, né di vista né di nome, non conoscevo niente di questo misterioso ragazzo che Josh teneva così tanto allo scuro da me. L'avevo convinta solo perché l'avrei portata poi a prendere un gelato, il suo preferito era quello a puffo, con il cibo era più facile corromperla e convincerla soprattutto. Era un gusto insolito da prendere dal gelataio, ma a lei piaceva quindi andava più che bene per la mia missione, anche se non capivo come facesse a prendere quel puffo, anziché il pistacchio che era spaziale.

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