25-LA FESTA INAPPROPRIATA.

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All'inizio era stato strano mangiare in sua compagnia, avevo letteralmente lo sguardo di tutte le persone addosso e questo mi metteva in evidente imbarazzo, Damon era pur sempre uno dei popolari e soprattutto il ragazzo più voluto della scuola, anche più di Josh. I ragazzi ci guardavano con un sorrisino in volto, oppure erano sconcertati, probabilmente non credevano che Damon ed Hope fossero compatibili. Le ragazze invece, mi guardavano con invidia, ero sicura che mi odiasse mezza scuola. In ogni caso non era durato molto, perché al secondo giorno in cui tutti ci guardavano come se fossimo due alieni e borbottavano qualcosa alle nostre spalle, Damon fece una scenata nel bel mezzo della mensa. C'erano anche Elisabeth e Josh, osservarono in disparte e in silenzio la scena, e dopo il bellissimo discorso pacifico di Damon, ebbero fine tutte le occhiatacce e i mormorii. Ovviamente non era stato per niente pacifico, disse testuali parole: "il primo che ci guarda storto o dice qualcosa alle nostre spalle, può considerarsi morto. Uomo o donna non mi interessa, non dovete rompere le palle". Ci eravamo separati un secondo, Damon doveva andare al bagno ed io lo stavo aspettando, quando mi si avvicinò Norman. <<Come stai Hope? Non ti ho vista per un po' a lezione>>, maledizione alla sua ossessione per me e alla sua infrenabile curiosità. <<Sì, sai ho preso una brutta influenza e i miei sono fissati con la salute, quindi mi hanno chiusa per un po' in casa>>, dissi la prima cosa che mi passò per la testa, <<capisco mi fa piacere rivederti>>, mi sorrise e non potei fare a meno di ricambiare, non riusciva proprio a capire che non volevo essere in sua compagnia?

 <<Non ci vediamo da quando Josh ti ha dato un pugno per colpa mia, ecco mi dispiace per quell'episodio>>, forse gli avevo già chiesto scusa, ma non lo ricordavo e preferivo ribadire il mio dispiacere. <<Non preoccuparti ti eri già scusata e poi non è colpa tua>>, in un certo senso lo era, visto che Josh aveva a che fare con me, ma non ribadii la cosa, <<già>>, risposi senza sapere cos'altro dire, mi sentii in imbarazzo. <<Ti va di venire a una festa stasera? È una festa tranquilla, l'ha organizzata un mio amico>>, non avevo esattamente la voglia per partecipare ad una festa, ma non ebbi il tempo di rispondergli. <<Lei non frequenta le feste sai le rivoltano lo stomaco, come te in questo momento ma è troppo gentile per dirtelo>>, Damon era appena uscito da bagno e si era fermato alle mie spalle, riuscivo a sentire il suo respiro sul collo, e sentii la mano di Damon, grande quanto due delle mie, posarsi sul mio fianco. Sembrò un gesto per marcare un territorio che però non gli apparteneva, così allontanai la sua mano, non potevo guardarlo in faccia ma ero sicura che era irritato. <<Tu perché ti metti in mezzo?>>, mossa sbagliata Norman, questo di certo non era Josh e se lo avessi conosciuto un minimo, non si sarebbe limitato a un misero pugno. Vidi Damon avanzare verso lui e d'istinto gli afferrai la mano cercando di fermarlo, e ci riuscii stranamente, ma entrambi fissammo con disagio le nostre mani intrecciate. <<Ti farò sapere Norman adesso dobbiamo andare>>, non gli diedi modo di rispondere, andai via e tirai il bestione con me, allontanandolo appena in tempo da Norman. Lo trascinai in un aula vuota, avevamo un'ora buca. Mi lasciò subito la mano, come se si fosse scottato, ero arrabbiata con lui ed avevo tutte le ragioni per esserlo. <<Mi dici che cazzo fai? Avevo messo quella mano sul tuo fianco apposta per allontanare quel coglione da te e tu l'hai tolta>>, sbottò incazzato con me, e no. Quella incazzata ero io, e con me le cose non funzionavano così, non poteva fare determinate cose. <<Prima di tutto abbassa i toni con me, secondo hai messo quella mano come a voler marcare il territorio, un territorio che per la cronaca non ti appartiene, il minimo era togliere la tua mano da lì>>, gli spiegai agitata, fortuna che nessuno ci stesse guardando, avrebbero pensato che fossimo fidanzati e stessimo discutendo per qualcosa.

 <<Volevo solo risparmiarti un rompipalle, ma se ti piace così tanto vai a quella dannata festa con lui>>, cos'era gelosia quella che trapelava nella sua voce? Mi guardò infuriato, si passò una mano nei capelli e iniziò a girovagare per l'aula. <<Perché ti dà fastidio? Che cazzo vuoi da me Damon?>>, sbottai a mia volta, al contrario, mi sedetti sulla cattedra. Sembrò rifletterci prima di darmi una risposta, <<perché dovrebbe darmi fastidio? Stai sognando Hope, non può fregarmene di meno, lo dicevo per quella cosa e tu sai quanto sia pericoloso>>, con "quella cosa" intendeva Robin a piede libero che voleva uccidermi ancora, ma ero piuttosto sicura che non l'abbia detto solo per questo. <<Certo che andrò a quella festa e non perché voglio stare con Norman ma perché voglio la libertà e normalità di prima Damon e tu non me lo impedirai>>, si fermò d'un tratto e mi venne incontro. <<Vuoi andare per forza a quella festa?>>, mi chiese con tono più calmo, era bipolare per caso? Comunque, si avvicinò sempre di più, fino ad arrivare ad un palmo del mio viso. Si mise tra le mie gambe, che aveva leggermente divaricato con le mani, mi sentii avvampare all'istante. <<Sì Dam, vorrei tornare a divertirmi come prima, senza pensieri e senza paura che qualcuno possa uccidermi da un momento all'altro>>, mi guardò negli occhi e mi fermai ad osservare i suoi di un azzurro chiaro, erano davvero molto belli, peccato che mi facevano sentire in soggezione, adesso più che mai. <<Va bene infondo è giusto volerlo, ma verrò anch'io e questo non è discutibile>>, i suoi occhi mi ipnotizzarono, a tal punto che quasi non ascoltai ciò che stava dicendo. <<Grazie per avermi capita Damon>>, mi sorrise e si spostò con fretta, capii il perché subito dopo, la campanella stava suonando e da lì a poco, l'aula si sarebbe riempita di gente. Cercai di ignorare la sensazione che mi aveva lasciato addosso e scesi con un salto dalla cattedra, afferrai la cartella che chissà quando era caduta a terra e ci incamminammo nella nostra di aula.

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