Capitolo 4

362 29 2
                                    

Semi era stato perfetto. Rivederlo dopo il calore era stato come tornare a respirare aria pulita dopo cinque giorni di intossicazione da smog. Vedere sua madre così a suo agio insieme a lui aveva fatto scaldare il cuore di Kenjiro che per tutta la giornata aveva dovuto controllare i propri occhi affinché non si umidissero.

Eita era il suo alpha. Ne era stato convinto prima del calore e lo era adesso dieci volte di più. Sentiva di appartenergli in misura uguale in cui sentiva che Semi apparteneva a lui. Quei pensieri erano pericolosi, e Kenjiro lo sapeva, eppure così forti nella sua mente da rendergli impossibile sopprimerli.

Nel tragitto verso la scuola, Semi lo informò che l'unico a conoscere l'intera storia era Tendo. L'omega ricordava vagamente di averlo incontrato fuori dal bagno mentre era in braccio a Semi, quindi non se ne stupì. Scoprì invece che tutto il resto della squadra sapeva solo che aveva voluto passare il calore a casa ed ignorava il coinvolgimento di Eita.

Infine, arrivarono a parlare di quanto successo tra loro.

Il silenzio scese carico di imbarazzo all'interno dell'auto in corsa. Shirabu era rosso fino alle orecchie e in stato simile versava Semi.

L'omega gli aveva detto che erano anime gemelle. Questo se lo ricordava. E ricordava anche – cosa ancora peggiore – di averlo pregato molto sfacciatamente di scoparlo.

«Non dobbiamo affrontare questo argomento, se non vuoi.» furono le parole dell'alpha dopo diversi minuti di imbarazzante quiete, e Shirabu era così tentato di concordare! Sarebbe bastato rispondere che ignorare la faccenda era quello che voleva e tutto sarebbe finito. Ma ignorare la faccenda, in effetti, non era ciò che Kenjiro voleva.

«Puoi accostare la macchina?» sussurrò invece. La voce lieve, le guance rosse. Semi gli lanciò un'occhiata, ma al primo posto disponibile fece come gli aveva chiesto. Spense il motore e si voltò meglio verso di lui.

L'omega non rispose subito. Aveva bisogno di raccogliere i pensieri e soprattutto di farsi coraggio.

«Non posso rimangiarmi quello che ho detto mentre ero in calore.» decise infine di dire. Lo guardò imbarazzato, eppure in qualche modo audace. «In effetti,» aggiunse, «non voglio farlo.» sospirò. «Tu sei il mio alpha, ne sono sicuro.» deglutì, gli occhi che si inumidivano per la tensione.

A Semi occorsero un po' di secondi per rispondere.

«Come fai ad esserne sicuro?» gli domandò. Shirabu si morse il labbro.

«Il tuo odore.» spiegò. «È più forte di tutti gli altri, in qualche modo mi spinge sempre a guardarti. Mi attira verso di te, mi fa desiderare di annusarti il collo.» sorrise appena mentre parlava, forse per mascherare l'imbarazzo, forse perché confessare finalmente tutte le sensazioni che l'alpha gli faceva provare era tanto liberatorio.

Semi deglutì a vuoto.

«Sentire il tuo odore è la cosa che vorrei fare di più. La cosa a cui penso continuamente.» dichiarò a sua volta. La mano di Shirabu corse insistitamene al proprio cerotto, ma per accarezzarlo, non toglierlo. Abbassò lo sguardo per un po', ponderando la cosa. Poi tornò con gli occhi sull'altro.

«E se non dovesse piacerti?» Eita si sporse in avanti e gli accarezzò una guancia.

«Allora vivrei con il naso tappato per il resto della vita, perché non so cosa tu mi abbia fatto, ma non riesco ad immaginare di starti lontano.» a Kenjiro piacque quella risposta; sorrise di cuore, ma indugiò ancora. Aprì la bocca per parlare, poi la richiuse. Avrebbe voluto dire ad Eita tutti propri dubbi; tutte le paure che aveva ereditato da sua madre; tutte le ansie che il suo genere secondario gli portava. Ma non ci riuscì. Le parole non uscivano. Il suo cuore urlava "Buttati!" mentre la sua testa diceva "Sta attento, non farlo!".

Troppo vicino ma mai abbastanza | semishiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora