Tornare a scuola fu meno imbarazzante di quanto Shirabu si fosse aspettato. Non si erano legati, ma l'odore dell'uno era mescolato a quello dell'altro in maniera chiara ed inequivocabile. In più, se Kenjiro era stato sicuro – sentendolo succhiare – che Semi gli avesse lasciato un enorme segno rosso sul collo, non si era accorto di averlo fatto lui stesso a sua volta sul collo dell'alpha. Non c'era possibilità che i loro compagni e professori non si accorgessero di quello che avevano fatto per tutta la notte, eppure non dissero nulla.
Kenjiro portava di nuovo i soppressori, ma il suo odore era impregnato in Semi. Vaniglia, cannella, mela. L'odore dell'anima gemella di Eita.
Fu Tendo il primo a commentare ridendo rivolgendosi a Semi: «Quindi il piccolo capelli a scodella finalmente ti ha incastrato.» Kenjiro stava giusto per rispondere a tono quando il rosso continuò: «Era ora che ti accorgessi di quanto è cotto, Semi-Semi.» tutti i commenti dell'omega morirono sotto una montagna di imbarazzo. Il suo odore era nascosto, ma ad Eita non servì per capire il suo stato d'animo. Gli circondò le spalle con un braccio, poi lo baciò sulla tempia. Shirabu non seppe mai se l'alpha lo fece di proposito, ma dopo le parole di Satori la sua ghiandola profumata iniziò ad irradiare calma, gioia e felicità. L'imbarazzo di Kenjiro fu presto dimenticato, il suo broncio sostituito da un sorriso genuino.
Sebbene risultasse ovvio ad occhio nudo, i due ragazzi decisero comunque di avvertire i professori: loro erano compagni, dunque come tali si sarebbero comportati. A Kenjiro venne dato un permesso speciale per visitare il dormitorio degli alpha, lo stesso ottenne Eita per quello di beta e omega. Tutto procedette liscio come Shirabu aveva sempre sognato e in men che non si dica febbraio fu alla porta.
«Hey.» Kenjiro sollevò lo sguardo a quel richiamo senza però eliminare il broncio. Si trovavano nella stanza di Semi, quel giorno lasciata loro libera come spesso accadeva per gentile concessione di Tendo. Erano seduti sul letto e lì l'alpha – notando il suo malumore – aveva preso ad accarezzarlo in viso.
«Non me ne vado, sai?» aveva un sorriso gentile in viso, la ghiandola sul collo che presto provvedeva a rallegrarlo con il proprio odore.
«Non sarai più uno studente, però.» si lagnò il più basso. «Non ti sarà permesso entrare a scuola.»
«Potrai uscire tu. Affitterò un posto qui vicino, potremo vederci tutte le volte che vorrai.» Kenjiro spalancò gli occhi, improvvisamente spaventato.
«Non azzardarti a ritardare il tuo futuro per me, Eita! Devi trasferirti a Tokyo come ti ha detto di fare quel discografico.» toccò all'alpha rabbuiarsi.
«E stare così distante da te per un anno?» scosse la testa. «Sei tu il mio futuro, Jiro.» Shirabu sorrise felice, ma non accettò la scelta del suo ragazzo.
«E tu sei il mio, idiota. Questo non cambierà se vivremo un po' distanti per qualche mese.» Semi rise.
«Eri tu quello triste perché non potrò più entrare a scuola!» l'omega sbuffò offeso.
«Questo perché tu ti sei ostinato a nascere un anno prima di me!» passarono alcuni secondi di silenzio, poi Kenjiro si avvicinò all'altro e nascondendo il volto sul suo petto mormorò: «Mi lamento perché mi mancherai, ma non voglio che rinunci ai tuoi sogni per me.» sentì l'altro aprire la bocca per intervenire, ma prima che lo potesse fare si scostò dal suo petto per guardarlo in faccia e continuare: «E lo so che io faccio parte dei tuoi sogni, ma io non vado da nessuna parte! Puoi avere entrambe le cose, Eita.» si sporse in avanti e lo baciò.
«Va' a Tokyo.» disse. Poi arrossì. «Va' a Tokyo, così una volta che ti avrò raggiunto potrai davvero legarmi a te.» gli occhi di Semi si fecero grandi e colmi d'amore e d'aspettativa. Deglutì a vuoto.
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Troppo vicino ma mai abbastanza | semishira
Fanfic[semishira] [alpha!Semi - omega!Shirabu] La madre di Shirabu si è raccomandata di una cosa prima di mandare suo figlio allo Shiratorizawa: che Kenjiro stesse lontano dagli alpha. L'omega cercherà con tutte le proprie forze di mantenere la parola dat...