III

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Undici.
Sono undici le volte che Nunù riesce a far scorrere le dita su quelle benedette iniziali in rilievo prima che un secco "avanti!" lo risollevi dallo stato di trance.

La comparsa calma, addirittura pacifica, che si appresta a compiere, è un'azione del tutto inedita per lui che si è sempre fatto largo a spallate, soprattutto negli spazi in cui era consapevole di avere ben poco diritto di accesso.
Anche quindi, come è spesso accaduto dopo una vertenza finita male, nell'ufficio del suo vicedirettore.

Suo.

Quasi gli suscita una risata l'idea di poter recriminare una sorta di appartenenza su Simone Balestra.
Piuttosto è il contrario.
E' Nunù ad appartenergli, forse in un senso tormentato del termine.

Se lo sente dentro quel dominio oppressivo.
Come fosse insito in lui, nonostante in realtà conosca pure una concretizzazione materiale.
Sul lato sinistro della tuta da lavoro malconcia infatti è riportata a caratteri sottili e fini la dicitura «Balestra s.r.l.».

Con gesti meccanici, una mano nervosa sale a grattare la scritta.
Un impulso non comandato, un tentativo inutile di cancellarla passandoci i polpastrelli sopra.
Ci sono giorni in cui davvero deve resistere al desiderio di strapparsela via violentemente.

L'essere ribelle per natura, non impedisce a Nunù di capire quanto s'arrischi ogni volta che cede all'indocilità dalla quale è pervaso.
Sa perfettamente che il ruolo terminale che occupa, a chiusura di una scala gerarchica di cui non conosce la vetta, se non per sentito dire, lo mette in una condizione di subalternità palese, dovuta, verso colui che ha fra le mani delicate e mai sporche di sacrificio, la sua vita.
Perlomeno quella lavorativa.

Un brivido corre irruente lungo il corpo, portandolo a tradire lo stoicismo mantenuto sul viso, mentre si vede detentore di un posto di vertice in questa azienda a cui, nel bene o nel male, deve tutto.

Non è il possibile assaggio del potere a destargli curiosità però, quanto più l'idea di partecipare ad un interessante gioco delle parti, per invertirle e porsi così al di sopra del suo giovane vicedirettore.
Finalmente acquisire una carica che gli permetterebbe di applicare gli ideali di uguaglianza e giustizia che da sempre lo guidano.

Sebbene, la scena che prorompe brutale da queste fantasie inaspettate, abbia molto poco degli ideali tanto millantati.

Se ne rende conto nel momento esatto in cui rimane fulminato dalla prima raffigurazione che trapela dietro le palpebre abbassate per un breve tempo, come ad intensificare lo sforzo intellettivo che sta facendo.

Simone Balestra in ginocchio davanti a lui che, con sguardo languido e bocca schiusa, lo implora di dargli ciò che Nunù è abituato invece quasi sempre a ricevere.

Lo sente proprio, ansimante e famelico, mentre dice-
"Ferro! Ma ti sei rincoglionito?"

Come un colpo di fionda scagliato a fracassare una lastra di vetro immacolata, così la voce incalzante e spazientita, che arriva dall'ingresso dell'ufficio e ad un passo dal suo volto spaventato, distrugge il carosello di immagini riprodotte in una testa - a quanto pare - fuori controllo.

Premendosi una mano sul petto palpitante, Nunù acquisisce in un attimo consapevolezza di due cose: la prima è che quella botta in testa non gli ha fatto per niente bene, rallentandolo in maniera imbarazzante e deviandogli il flusso di pensieri verso canali della cui conoscenza faceva volentieri a meno.
La seconda è che, se questo evidente criminale stamattina ha mancato di poco l'obiettivo di farlo fuori per mezzo di un trauma cranico, non significa che smetterà di provarci, ma anzi - considerando il principio di infarto che gli ha appena provocato - sembra ancora più intenzionato a portare a compimento la missione nell'arco della giornata odierna.

La classe operaia va in paradiso (Nunù the tool).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora