6. Ad ogni uomo il vestito che si merita

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ALBA
Ischia, estate





«Sei uno scettico?»

Riccardo si voltò, con la pelle imperlata dal Sole mattutino e le spalle arrossate. «Buongiorno anche a te», disse stranito.

«Sì, buongiorno. Sei uno scettico?», domandai di nuovo.

«Non so di cosa tu stia parlando», fece spallucce, si trascinò con sé la scala per prendere gli ultimi limoni nel vigneto.

«Lo scetticismo è una corrente filosofica e pedagogica ellenistica. Coloro che si identificano come tali non credono in nulla, si astengono dalla ricerca della verità assoluta e dunque della conoscenza. Se non trovano la verità non possono provare emozioni, perciò raggiungono l'apatia totale dai dolori» spiegai, velocemente. «Ti definisci uno scettico?»

«Non sono apatico», disse, lanciandomi un'occhiata dall'alto, nel mentre saliva sulla scala, prima un piede poi l'altro. «E la verità è soggettiva, quindi non credo di definirmi scettico.»

«Però è anche vero che non vuoi provare dolori», lo seguii con lo sguardo. Quasi gli costrinsi a passarmi i limoni, per poggiarli infine nel cesto. Come se lo stessi aiutando a fare il suo lavoro, solo per intrattenerlo a parlare ancora.

«Non voglio far provare agli altri il dolore. È diverso. Non riuscirei a perdonarmi di far addolorare gli altri a causa mia», scese le scale, attento a non darmi un calcio dato che ero a pochi passi da lui.

«Mh...», riflettei, «Qualcuno ti ha fatto soffrire molto?»

«Non penso io ne voglia parlare.» Rise, ma era una risata architettata, «Oggi hai voglia di conversare?»

«Tu no?» Lo seguii, gli stetti dietro. Si infiltrò tra un cespuglio di more altissimo, io gli camminai davanti, in parallelo, in modo tale da guardarlo in faccia.

Mi guardò oltre le foglie quando si chinò, gli vidi spuntare un sorriso. «Sto lavorando, Alba», si giustificò.

«E io ti sto conoscendo», risposi di rimando.

«Vuoi conoscermi facendo teorie su quale corrente filosofica io sia più incline? Che tattiche...», mormorò. Con agilità strappò una mora da un rametto, la infilò in un secchio apposito d'acqua e me la lanciò. Io la afferrai, la fissai e, infine, la saggiai.

«Allora dimmi quando è il tuo compleanno», proposi.

«20 novembre. È importante?» Si accigliò, fermandosi per strappare dell'erbaccia.

«Sì. Mia zia è ossessionata dallo Zodiaco, mi ha insegnato tutto. Tu sei dello scorpione, giusto?»

«Credo di sì...?» Rispose mostrando poco interessa sulla faccenda.

«Io sono della bilancia. Un segno favoloso, lo so», dissi fiera. Anche se lui non mi rispose, io proseguii: «Il tuo segno è molto aggressivo, e molto passionale. Ci tieni molto alle cose e persone?»

Lui ci pensò, pensavo non mi stesse ascoltando. «Sì, sono molto possessivo per quanto riguarda le mie cose.»

«Già, scontato. E sei misterioso, enigmatico...» elencai, facendolo ridacchiare, «... affascinante e con una spiccata emotività insidiosa. Ma ovviamente parlo del tuo segno, non per forza di te. Magari tu sei solo uno stronzo categorico, che piange nella doccia mentre ascolta le canzoni di Gazzelle.»

Riccardo rise ancora di più, forse per il mio fantastica e parlare a vanvera. «Mi spiace deluderti, ma non ascolto alcun Gazzelle e non piango sotto la doccia.»

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora