☫ 25. ꜱᴏᴛᴛᴏ ʟᴀ ᴛᴜᴀ ᴘᴇʟʟᴇ ☫

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Il buio li avvolgeva come un manto denso, mutevole, quasi tangibile. Ogni suono sembrava amplificato, ogni piccolo movimento risonava nelle loro menti, accrescendo la tensione tra di loro. Il battito del cuore di Jimin era forte, inarrestabile, ma nulla di ciò che stava vivendo riusciva a placarlo. La consapevolezza di Jungkook accanto a lui, quella sensazione palpabile di vicinanza, lo divorava. Ogni respiro che prendeva sembrava essere intrappolato in un limbo, sospeso tra il desiderio e la paura.

Il corpo di Jungkook era caldo contro il suo, troppo vicino, ma allo stesso tempo impossibile da allontanare. Ogni centimetro di pelle che si sfiorava sembrava scatenare una tempesta dentro di lui. Non c'era più spazio per ragionare, per razionalizzare quello che stava accadendo. Ogni pensiero si dissolveva nell'aria, lasciando solo il battito impazzito del suo cuore e quella tensione che cresceva tra loro, palpabile come un filo invisibile che li legava indissolubilmente.

Jimin sapeva cosa stava succedendo, ma non riusciva a fermarlo. Ogni fibra del suo essere lo tradiva, e ogni volta che provava a respingere la sensazione, essa tornava, più forte e incontrollabile. Jungkook era tutto ciò che non avrebbe dovuto desiderare. Un amico. Un fidanzato . Ma in quel momento, ogni pensiero razionale svaniva, travolto dal bisogno di qualcosa che non riusciva a definire, ma che sentiva crescere in lui, radicandosi sempre più.

Il respiro di Jungkook lo accarezzava, morbido ma caldo, un contrasto sconcertante rispetto alla quiete che li circondava. E poi, come se fosse il respiro stesso a tradirli, la voce di Jungkook sussurrò il suo nome, basso, impercettibile, ma sufficiente a far tremare il corpo di Jimin.

«Jimin, basta...»

Era un ordine? O forse una supplica? La linea tra i due sembrava sfocarsi, indistinta, mentre Jimin cercava di mantenere il controllo. Ma ogni volta che Jungkook si avvicinava, ogni volta che i suoi occhi scuri incontravano i suoi, quella barriera sembrava infrangersi. La stretta di Jungkook intorno alla sua vita non faceva che aumentare, diventando sempre più possente, come se stesse cercando di fermare qualcosa che non poteva essere fermato. Eppure, Jimin non si staccava, non si allontanava. Era come se avesse scelto di rimanere, intrappolato tra il desiderio di sfuggire e la necessità di restare.

Jimin mormorò il suo nome, ma la voce gli tremava, un sussurro che tradiva l'intensità della sua confusione. Non sapeva più cosa fare, cosa pensare. Cosa dire. Ogni pensiero che passava per la sua mente sembrava una bugia, un tentativo vano di razionalizzare qualcosa che non poteva essere razionalizzato.

Jungkook, come se avesse letto i suoi pensieri, si avvicinò ancora di più. Le sue mani scivolarono lungo il corpo di Jimin con una delicatezza che lo fece rabbrividire. Era una carezza morbida, ma piena di intenzione. «Non voglio... non posso più fermarmi», disse, la voce così bassa da sembrare più un'ombra che una parola. Le sue mani si posarono sui fianchi di Jimin, un contatto che fece esplodere una nuova sensazione dentro di lui. Una sensazione di impotenza, come se ogni suo tentativo di mantenere il controllo fosse destinato a fallire.

«basta...»

Jimin cercò di rispondere, ma le parole non uscivano. Solo il respiro, pesante, pieno di contraddizioni, accompagnava ogni movimento che faceva. «Non sto facendo nulla...», sussurrò, ma anche lui sapeva che non era vero. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni silenzio che condividevano era già una risposta, qualcosa che stava parlando più di mille parole.

Jungkook sospirò contro il suo orecchio, la sua voce profonda che vibrava nell'aria. «Sì, tu fai di tutto per confondermi. E lo so.»

Jimin chiuse gli occhi per un attimo, come se volesse sottrarsi da quella realtà, ma il suo corpo non mentiva. La tensione tra di loro cresceva, divenendo insostenibile.

Il corpo di Jungkook, ora sopra di lui, gli sembrava il centro di un universo che stava lentamente collassando su se stesso. Il peso di lui, la vicinanza, erano il testamento di una tensione che ormai non era più possibile ignorare. Ma cosa avrebbero dovuto fare? Ogni mossa sembrava portare a una fine che nessuno dei due voleva ammettere. Una fine che però sembrava inevitabile.

Le parole non arrivavano. Nessuno dei due riusciva a parlare. Solo il respiro, il battito dei cuori, il silenzio che risuonava intorno a loro, come se il mondo intero fosse fermo in attesa. Jungkook, con uno sguardo indecifrabile, posò una mano sul viso di Jimin, il suo tocco gentile, ma insostenibile. «Dimmi che non vuoi questo, e mi fermerò», disse, ma la sua voce tremava, tradita da un'emozione che non riusciva più a contenere.

Jimin chiuse gli occhi, cercando di rispondere, ma la verità non riusciva a uscire dalle sue labbra. Non riusciva a dirgli quello che avrebbe voluto. Perché, in fondo, sapeva che non poteva. Non poteva fermarlo, non poteva fermarsi. La sua mente si rifiutava di accettarlo, ma il suo corpo, ormai, aveva preso il sopravvento.

Il respiro di Jungkook si fece più intenso, e il suo corpo si spostò leggermente sopra di lui, come se cercasse una risposta che non arrivava. Jimin lo guardò negli occhi, e per un attimo il mondo sembrò fermarsi. Le parole erano diventate inutili, ridotte a echi lontani. La verità era ormai scritta nel linguaggio dei corpi, nel modo in cui si toccavano, nel modo in cui il loro respiro si incastrava, uno nell'altro.

Lui non poteva più fermarlo. E forse, in fondo, non voleva.

Jimin annuì, incapace di pronunciare una sola parola. La sua mente era annebbiata, il corpo di Jungkook sopra di lui lo rendeva vulnerabile, ma era impossibile negare ciò che stava accadendo. Le mani di Jungkook si muovevano con una determinazione che lo paralizzava, scivolando sulle sue spalle, afferrando la stoffa della maglietta, tirandolo più vicino. Non c'era più spazio per nascondersi dalla verità. Jimin lo voleva. Lo desiderava con una forza che non poteva più reprimere. La tensione che li aveva tormentati per così tanto tempo sembrava finalmente pronta a esplodere.

Jungkook la guardò intensamente, come se cercasse nei suoi occhi una conferma, una risposta. La sua voce, bassa e rauca, risuonò nell'aria, ma sembrava che nessuna parola fosse davvero necessaria. "Lo sento,io lo sento che mi vuoi " disse, con un tono che tradiva una consapevolezza silenziosa, come se avesse capito ogni frammento di quello che Jimin stava provando.

Le loro labbra si avvicinarono, e il mondo sembrò svanire. Non c'erano più parole da dire. La tensione tra di loro era palpabile, un'urgenza silenziosa che non chiedeva altro se non di essere consumata. Quando le labbra di Jungkook finalmente trovarono le sue, il bacio non fu dolce né delicato. Era intenso, travolgente, come se entrambi avessero atteso quel momento troppo a lungo. Ogni movimento, ogni piccolo gesto, sembrava rispondere al desiderio che entrambi avevano cercato di nascondere per tutto quel tempo.

"Ti prego...dimmi che sei pronto" bisbigliò il corvino, con occhi apparentemente coperti di un velo di preoccupazione, spogliò il ragazzo di tutti i suoi avere, di quei tessuti che avevano coperto quel corpo scarno per troppo tempo.

Dovette mordere la sua mano destra,pur di non far rumore, era più doloroso di quanto si ricordasse.

Il corvino si fece strada tra le carni calde di jimin, inserendo lentamente il suo membro. Furono attimi di rumori soffocati,baci lenti e lacrime salate, eppure, in poco tempo,si fece spazio una vogliosa entità di lussuria. Dovettero prendere un profondo sospiro, dopo che i gemiti di soddisfazione si fecero spazio tra le loro bocche. Le spinte si fecero prorompenti, ardue per jimin che con le sue mani si avvinghiò tramite le redini del letto. I rumori delle loro bocche bagnate, le scoccate di bacino di jungkook contro la pelle di jimin,ed infine, i loro gemiti soffocati,erano gli unici suoni udibili dalla porta della stanza.

Il silenzio che seguì fu carico di significato, un respiro profondo che sembrava pesare più di mille parole non dette. Entrambi erano sospesi in quell'attimo, il cuore che batteva forte, i corpi che ancora si toccavano.

Jungkook non si mosse, ma la sua presenza sopra di lui, il peso del suo corpo, restava immutato, quasi a volerla trattenere nel momento, fermare il tempo. Gli occhi di Jimin si chiusero per un istante, come se avesse bisogno di scappare in un posto solo suo, ma non riusciva a voltarsi.

"Jimin..." la voce di Jungkook fu un sussurro, morbida, ma carica di qualcosa che non poteva più ignorare. Non c'era più spazio per sfuggire.

La tensione si tagliava nell'aria, come una lama sottile, ma Jimin sapeva che quel momento, qualunque cosa fosse, non sarebbe mai potuto essere semplice. Non avrebbero potuto essere semplici.

ᴀʙᴇʀᴅᴇᴇɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora