SIERRA

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Lo ammetto crescere in un orfanotrofio non è il massimo, in pratica devi cavartela da sola, a scuola poi è sempre stato un inferno, ovunque tu vada sei sempre l'orfana e le prese in giro sono assicurate. 

I miei genitori sono morti quando ero piccolissima, non ricordo nulla di loro e da allora non sono mai stata adottata. 

Ho girato alcune famiglie in affidamento e diversi orfanotrofi, ma l'affidamento non si è mai trasformato in adozione, dicono tutti che sono troppo difficile di carattere e troppo indipendente e ad una certa età nessuno ti vuole più, ormai ho diciassette anni e tra poco più di tre mesi verrò sbattuta fuori da qui. 

Entrerò in possesso dei soldi ereditati dopo la morte dei miei genitori e sarò ufficialmente indipendente, magari potrò persino permettermi dei vestiti nuovi invece di quelli smessi che metto da tutta la vita. 

Non ho intenzione di fare qualcosa che possa aiutare l'umanità che mi ha sempre trattata da schifo. 

I miei compagni di classe mi hanno picchiata, violentata, insultata e fatta sentire uno schifo quindi ho deciso che per me loro non esistono, ma continuiamo con la storia. 

Sono una ragazza solitaria che ha perso fiducia nella vita e che adora i romanzi di fantasia per evadere dallo schifo della mia vita. 

La mia giornata tipo si svolge così, la mattina mi sveglia il campanaccio e dopo una veloce colazione vado al liceo della città, ho solo un lettore MP3 per ascoltare la musica. 

Prima di entrare a scuola mi devo subire le battute dei miei compagni sui miei abiti smessi, sono l'unica della scuola che vive in un orfanotrofio, gli altri ospiti sono tutti bambini, le lezioni le passo a prendere appunti e poi arriva la tanto temuta ricreazione, vado in bagno e le ragazze più popolari della scuola mi prendono in giro e mi ficcano la faccia sotto al rubinetto con l'acqua calda al massimo.

A pranzo mangio in fretta e poi devo accontentare i bollori adolescenziali della banda di bulli maschi della scuola per un'ora altrimenti metteranno le mie foto intime scattate in prima su internet, dopo le lezioni pomeridiane al solito vicolo la banda dei teppisti mi circonda e mi picchia prendendomi in giro. 

Non che lì non passi nessuno anzi è un passaggio obbligatorio per la maggior parte degli studenti ma nessuno cerca di aiutarmi, vorrei potermi opporre ma sono solo un'orfana e so che i bulli, i teppisti e le reginette sono figli delle persone ricche ed influenti e che se reagissi potrei solo peggiorare le cose, nessuno è dalla mia parte. 

Ormai questo succede ogni singolo giorno da quattro anni, per cercare di sfogarmi faccio ginnastica e studio moltissimo, sogno un giorno di poterli guardare io dall'alto in basso. 

Non mi sono mai innamorata in vita mia ma a me va bene così. 

Poi un giorno durante il solito pestaggio un ragazzo che avrà avuto quattro o cinque anni più di me, aveva uno sguardo minaccioso "cosa state facendo?" chiese arrabbiatissimo, i ragazzi lo guardarono negli occhi e indietreggiarono istintivamente, io sollevai leggermente la testa. 

Lui continuò "ho chiamato la polizia!" infatti aveva il telefono in mano, una sirena si sentì nell'aria e i teppisti si dileguarono, lo sconosciuto corse vicino a me e mi tese la mano "stai bene?" io non volevo accettare il suo aiuto ma lo guardai negli occhi e rimasi imbambolata. 

C'era qualcosa nel suo sguardo che mi attraeva come una calamita fa con un ago, volevo smettere di guardarlo ma non ci riuscivo. 

Finalmente lui distolse lo sguardo e mi disse "vieni ti porto in ospedale" io mi risvegliai e dissi seccamente "non ho bisogno di andare in ospedale, sto bene" "va bene allora ti accompagno a casa" quando parlai di nuovo avevo un tono seccato e brusco "senti non ho bisogno di te, so cavarmela da sola" "mi sembrava che fossi in difficoltà" mi fece notare.

Prima il suo tono era preoccupato ma io non modificai il mio "avevo tutto sotto controllo, non intrometterti negli affari miei" lui fece un sorrisetto compiaciuto "non mi era sembrato" "avrebbero smesso presto, non ho intenzione di comportarmi da fanciulla in pericolo, non ho bisogno del tuo aiuto, stammi lontano!" e corsi via arrabbiatissima, non avevo paura di lui invece gli altri ragazzi lo guardavano terrorizzati. 

Forse mi comportavo così perché sentivo una strana attrazione e connessione nei suoi confronti, il pizzicorino sulla nuca mi fece capire che mi stava ancora guardando. 

Arrabbiatissima decisi di fare un giro nei vicoli, quando arrivai in un vicolo cieco e buio per l'assenza di lampioni e per il fatto che il sole era tramontato mi voltai per tornare indietro ma vidi un uomo davanti. 

Non era giovane come l'altro ma aveva la stessa pelle bianchissima anche se i capelli erano rossi come sangue "spostati!" gli urlai contro.

Lui mise su un sorriso arrogante e mi rispose, la sua voce trasudava cattiveria e presunzione "tu sei la ragazza dell'orfanotrofio giusto?"  io avvertii qualcosa di strano in lui, come se fosse un irradiazione di potere che veniva da lui "chi lo vuole sapere?" risposi in tono di sfida "una persona che può realizzare i tuoi sogni più grandi" mi tentò.

Non mi fece nessun effetto"tu sei fuori di testa, ho di meglio da fare che perdere tempo qui con un folle" lo aggirai andandomene ma lui disse qualcosa che mi fermò "quindi non ti interessa come smettere di subire tutto quello che subisci" io mi voltai "di cosa stai parlando?" lui mi guardò negli occhi "concedimi solo pochi minuti e vedrai che ne sarà valsa la pena" "d'accordo ti concedo cinque minuti, poi me ne vado"concessi.

Rimasi però a distanza di sicurezza da lui perché l'istinto mi diceva che aveva qualcosa di strano e pericoloso "tu credi nell'esistenza degli esseri soprannaturali? Vai sempre in giro con dei libri sul tema" "mi sembra ovvio che sono libri di fantasia, se mi devi parlare di favole posso anche andarmene" liquidai.

L'uomo parlò di nuovo "non sono favole, vampiri, lupi mannari, streghe e altre creature esistono, sono solo molto bravi a nascondersi tra la gente comune" "e questo cosa c'entra con me? Io non sono una di quelle" ero stanca di tutte quelle sciocchezze.

Mi sorrise "no infatti, ma sei un essere umano molto particolare, sei intelligente e hai delle capacità superiori a quelle della maggior parte degli altri esseri umani, ma il motivo principale per cui sono qui da te è che sono stufo che noi esseri speciali dobbiamo nasconderci da tutte le persone normali, dovremmo essere liberi di essere come siamo. Tu sei molto simile a noi, sei emarginata dalla società solo perché sei orfana e non hai una famiglia, hai le capacità per ribellarti ma non lo fai perché quei vermi vincerebbero comunque, io ti sto offrendo il potere di vendicarti di tutti quei mostri che ti hanno fatto del male, di quei ragazzi che ti picchiano, delle oche che ti prendono in giro e anche dei pervertiti che ti usano per soddisfare i loro infimi bisogni usando il ricatto" spiegò con voce suadente.

Sbuffai "senti non ho bisogno di te per questo e non ho intenzione di assecondare i tuoi piani assurdi" l'uomo corse velocemente verso di me e mi arrivò alle spalle, una mano mi teneva i polsi bloccati e l'altra mi accarezzava il collo. 

Mi sussurrò all'orecchio "so che vorresti essere come noi, so che lo vorresti più di ogni altra cosa" "forse lo voglio" iniziai a dire io con voce arrabbiata "ma non diventerò complice del tuo piano di far male alle persone" "eppure loro non hanno esitato un secondo a farti male" "non mi interessa io sono migliore di loro e avrò la mia rivincita diventando qualcuno grazie allo studio e all'impegno" lo sfiadi.

Rise "è una strada così lunga e difficile" continuò a sussurrarmi lui "te ne farò intraprendere una molto più veloce" a quel punto mi alzò il capo lasciandomi il collo scoperto e infilzò i suoi canini nella carne. 

Succhiando il mio sangue con avidità, cercai di ribellarmi ma non riuscii a liberarmi, avevo perso tutte le forze assieme al sangue, mi arresi stremata tra le sue braccia. 

Si staccò per qualche secondo per dirmi "appena avrò finito sarai mia bellezza e sarai la mia schiava" mi adagiò per terra e continuo a succhiarmi sangue, non aveva più bisogno di tenermi ferma così le sue mani mi accarezzarono il corpo. 

Quando ebbe finitosi tagliò il braccio e stava per far cadere il suo sangue nella mia bocca quando una voce che conoscevo urlò "Jack!" il vampiro si sollevò e affrontò la voce, non riuscivo a vedere di chi si trattava visto che avevo la vista offuscata, per qualche minuto sentii ringhi selvaggi e colpi poi due mani mi sollevarono delicatamente a quel punto persi i sensi.

SCHIAVA PERPETUADove le storie prendono vita. Scoprilo ora