Treni e sigarette

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Vorrei iniziare questa lettera in modo comune, con un "Mia cara e dolce..." 

So che a te non piacciono le cose smielate, quindi questo vorrei evitarlo. Ma ti prego di leggere le mie seguenti parole. 

L'altro giorno ero alla stazione centrale per prendere il treno di ritorno a casa. Seduto su una panchina davanti il binario, per ammazzare il tempo mi sono acceso una sigaretta. A un certo punto mi si avvicina questa bambina - forse è meglio chiamarla ragazzina; ricordo bene come alla sua età mi infastidisse quando mi davano ancora del bambino; lei poteva avere sì e no tredici anni - con una sigaretta industriale tra le labbra e un pacchetto di chesterfield blu in mano - anch'io avevo iniziato con quelle (ho una teoria che tutti iniziano con queste), ma di certe non alle scuole medie. Mi chiede un accendino. Io la guardo per qualche secondo - il tempo sufficiente per squadrarla e capire la sua età - e poi glielo do. Prova ad accendersi la sigaretta, ma non sembra riuscir ad alimentare la fiamma del clipper - forse per colpa del vento o forse per la sua poca familiarità con l'oggetto. Le dico allora di riporgermi l'accendino così che la possa aiutare. Lei si china verso di me e le accendo la sigaretta. Mi ringrazia e se ne va, ricongiungendosi col suo gruppo di amici che sembravano ancora più piccoli di lei. Sento che da lontano continua a mandarmi occhiate mentre aspetto il mio treno, io la ignoro. Quando in lontananza vedo il treno arrivare, lei si riavvicina a me. Mi chiede il mio numero. Io sorrido e le chiedo quanti anni abbia. Lei, con tono impacciato, dice: "Secondo te quanti ne dimostro?" Non rispondo, le dico che ho vent'anni e vedo il suo sorriso affievolirsi. Mi scuso ed entro dentro al treno. Mi siedo di fianco al finestrino e penso a come fossi io a tredici anni. Poi penso pure a te. In quel momento è nata l'idea di scriverti questa lettera. La nostra storia era iniziata in questo modo: con una sigaretta - soltanto che tu hai la mia stessa età. Poi davanti a me si siede un altro ragazzo. Mi rivolge un cenno di saluto, vedo che ha gli occhi lucidi e che cerca qualcuno fuori dal finestrino. Comincia a bussare sul vetro per attirare l'attenzione di qualcuno lì fuori, si avvicina una ragazza e mette una mano sul finestrino, fa combaciare la sua con quella di lui. Ancora una volta ti ho pensata: è stato come se quel pomeriggio l'universo mi dicesse che non potevo allontanarmi troppo tempo dal pensiero di te. Mi sono ricordato quell'ultimo treno che hai preso, prima di andare via in maniera definitiva; quei due ragazzi siamo stati noi, solo con i posti inversi. 

Quindi per me sei questo: una mano sul finestrino. Un palmo che tocca un vetro freddo, che vorrebbe romperlo per arrivare dall'altra parte, quando sa che è impossibile. Siamo stati due treni che si incontrano al capolinea, in stazione, prima di ripartire per le nostre mete diverse. Siamo stati due sconosciuti che si accendono una sigaretta permettendoci, a vicenda, di distruggerci un po'. 

Mi ero ripromesso di non scriverti più, se devo essere sincero. Pensavo di aver capito come vivere la mia vita senza di te. Ti sei circondata di nuove persone, e così ho fatto anch'io. Ma non ti nascondo che ogni tanto spero tu torna. Ma faccio come mi ha insegnato un romanzo che tu stessa mi hai consigliato di leggere: ogni volta che mi manchi, lascio queste emozioni travolgermi per poi lasciarle andare. Spero ti ricorda a che libro appartiene la citazione. 

Ti voglio bene, okay? Volevo soltanto dirti che ogni tanto sei nei miei pensieri, che mai ti dimenticherò del tutto, e che spero tu sia felice; ricordo quanto eri entusiasta di perseguire la vita che finalmente sei riuscita a ottenere. 

Ricordo il giorno in cui hai ricevuto la famosa email che ti ha aperta al futuro. Sei scoppiata in lacrime, non volevi partire per non lasciarmi. Ti ho detto che non mi avresti mai perso, ed è ancora così. Ameremo tante altre persone, ma sei hai bisogno di un tetto sotto cui passare una notte, sai che la porta di casa mia è sempre aperta. 

Salutami la tua famiglia. L'altro giorno tua madre mi ha telefonato senza un reale motivo. E' stato bello risentirla. 

Stammi bene. E in bocca al lupo per tutto: so che puoi farcela. 

Sono orgoglioso di te. 

Da tu sai chi. 

Senza fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora