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Si svegliano la mattina dopo, uno addosso all'altro, scoperti, ancora vestiti. Nessuno si era preoccupato di cercare un pigiama o una coperta.

«Simo» bisbiglia Manuel, con voce impastata.
«Saltiamo scuola oggi, te prego» propone, e Simone accetta solo perché dopo quel Simo avrebbe accettato qualsiasi cosa.

Pensa seriamente che il suo cuore tutte quelle emozioni non riuscirà a reggerle e che morirà prematuramente.

«Che vuoi fare?» domanda.

Sono uno di fronte all'altro ora, sui loro fianchi, talmente vicini che i loro respiri si mescolano.

La situazione peggiora quando Manuel porta una mano tra i suoi capelli ed inizia ad accarezzarlo.

«Niente, voglio stà così»

Si sono detti ti amo un'infinità di volte, senza dirlo, e quella è l'ennesima.
Continuano a farlo.

Forse perché l'amore vero non ha bisogno di eclatanti dichiarazioni, ma solo di una piccola dose di coraggio.

Entrambi sono rossi in volto, sorridono debolmente.

Simone vorrebbe sporgersi e baciarlo più di ogni altra cosa al mondo, ma non lo fa, per rispetto della situazione che l'altro sta vivendo.

«Papà non c'è, è a Napoli» sente il bisogno di comunicargli, qualche minuto dopo.

«Nonna è da un'amica fuori Roma» aggiunge.

E Manuel sorride così tanto da illuminare la stanza.

«Allora è deciso» afferma, facendo spostare Simone affinché si metta supino, e poggiandosi su di lui.

«Restiamo qua tutta la giornata»

Simone ridacchia, ha ormai fatto pace con il suo cuore impazzito che non accenna a rallentare.

«Però io ho fame» scherza, facendolo sbuffare.

«E te cucino io dopo, a mezzogiorno però» promette Manuel, che ha iniziato a tracciare forme immaginarie sul collo del minore.

«Ma sono le otto Manuel, mancano quattro ore a mezzogiorno» pigola Simone.

«Stai scomodo?»
«No»
«E allora accanna Simò» è la risposta del maggiore che lo fa ridere, e si appunta mentalmente che sentire la risata di Simone direttamente dal suo petto è la cosa più bella del mondo.

Nessuno lo dice che è uno strano modo di trascorrere la mattina, per due migliori amici, soprattutto quando ognuno inizia a sbirciare distrattamente il proprio telefono, immersi in un silenzio che sa di quotidianità, di famiglia, di casa.

Alla fine iniziano a vedere una nuova serie su Netflix perdendo completamente il senso del tempo. Si accorgono solo verso le quattordici di non aver pranzato, e Manuel si sente un po' in colpa, quindi si offre davvero di cucinare, ma Simone decide di ricorrere alla pizza.

Ordina per entrambi, senza rifletterci. Se ne accorge solo quando Manuel lo guarda perplesso, una volta chiusa la telefonata con la pizzeria.

«Che c'è?»
«Hai ordinato anche per me»
«Non va bene quel gusto?» chiede Simone, nel panico.
«Va più che bene, sono solo sorpreso che te lo ricordi» confessa dolcemente Manuel, arrossendo.

Simone di tutta risposta scrolla le spalle e si dirige verso la cucina. L'alternativa sarebbe stata un bacio, e non gli sembrava opportuno.

«Vieni, dai» urla, quando l'altro non può più vederlo.

Davanti ai cartoni vuoti ed una birra smezzata, Manuel avanza l'ennesima proposta.

«Simo» ricorre di nuovo a questo diminutivo, ignaro dell'effetto che ha sull'altro.

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