Annina mia.

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"Nella famiglia l'uomo è il borghese, la donna è il proletario! Nella famiglia l'uomo è il borghese, la donna è il proletario!"

Tra il corteo di persone in movimento, strette fra loro come a compattarsi in un unico corpo di migliaia di teste e arti in fervente agitazione, l'esile figura di una ragazzina viene inghiottita ad ogni passo che avanza.

Il residuo del candore infantile, celato nel palmi ancora paffuti, si dipana e poi scompare in una fila di dita tremanti le cui unghie sono state divorate frettolosamente, quasi a dare un segnale sgraziato dei primi tormenti di vita adulta raggiunta troppo in fretta.

Antitetiche come sono, le giovani mani della piccola Marianna - Annina - vengono conservate all'interno delle tasche consunte di un paltò due taglie più grandi, eredità di sua sorella Chicca con la quale condivide il taglio furbo degli occhi, lo spirito ribelle, ma non ancora la maturità del fisico.

Sovrastata dalle sagome che svettano su di lei, assiste - per quel che può - ai discorsi furenti che si susseguono e guarda rapita gli striscioni svolazzare sopra la sua testa.
"Il corpo è mio e decido io" legge per la quattrocentesima volta su un quadrato di legno tenuto alto da Chicca.
Chicca che adesso sta urlando a perdifiato con un megafono in mano.
Marianna la osserva curiosa e, in un moto incondizionato, comincia a ripetere le stesse identiche parole che sente provenire dalla bocca della sorella.

Ha solo 9 anni Marianna è vero, ma - diversamente dalle sue compagnette di classe - lei l'aborto clandestino lo sa cos'è.
Più o meno.
E' quello che le ha tolto la madre servendosi di una pompa di bicicletta, e questo le basta per odiarlo.

Chicca nel frattempo parla, urla, ha le vene del collo in evidenza e le mani che tremano contro il megafono, il tutto mentre avanza a passo fiero con le altre donne che si accodano.
Un solo ragazzo è li a seguirle e sembra essere più fomentato di ognuna di loro messe assieme.

A Marianna questo tipo sta simpatico perché è l'unico che le ha tenuto la mano quando, distratta da un uccellino nel cielo, stava per perdersi nella folla.
"Va tutto bene piccolé, ma non ti distrarre ancora!" le ha sorriso e lei per non dargli dispiacere non si è più distratta.

Non si distrae manco adesso che arrivato a Campo de' Fiori, il corteo si ferma nel centro preciso e continua il suo canto perpetuo di rivolta.
Sta cantando anche lei quando si accorge dei signori imbellettati che, partendo dall'altro lato della piazza e circondati da tanti uomini vestiti uguali, si avvicinano.
E' il ticchettare delle loro scarpe di camoscio il suono che più la colpisce, arrivandole inedito alle orecchie.

Cerca di ricordarselo, ma le sue scarpette di tela che spesso le ghiacciano i piedi, questo strano rumore proprio non l'hanno mai fatto.
Non le piace molto.
Ed evidentemente non deve piacere nemmeno a Chicca perché, dal parlare verso una direzione generica, passa a rivolgersi direttamente alle figure che avanzano convinte.

"Ispettore ognuno è responsabile della professione che esercita" dice ad uno di loro, brutto e pelato e con un sorriso squallido che fa accapponare la pelle.
"Fascisti, siete solo dei fascisti!" incalza poi due, tre, tante, tantissime volte, aiutata dalle compagne che le fanno scudo attorno per proteggere lei e dimostrare a loro che non hanno paura.
Questo asserragliarsi comunque non impedisce che il megafono le venga strappato furiosamente di mano e che uno dei signori incattiviti la inviti a "smetterla con ste sceneggiate" e "ad andare a farsi ingravidare come una vacca", qualunque cosa significhi.

Marianna nella confusione che nasce subito dopo non riesce più ad intercettare lo sguardo di Chicca, meridiana che sempre la guida da quando sono rimaste da sole, perciò non capisce bene se essere spaventata o meno, finché la scelta non la prende qualcun altro per lei.

Non al denaro, non all'amore, né al cielo - Storia di Manuel e Simone.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora