1978.

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23 maggio 1978.

Cinque anni dopo.

Il sottile tocco delle foglie rigogliose si posa sui polpacci scoperti di Annina come tante carezze leggere.
Sorride con gli occhi strizzati mentre sfida il sole primaverile in una gara di sguardi.

Una ciocca di capelli le scivola davanti al viso e il palmo che solleva per scostarla le lascia una piccola macchia scura sulle gote rosate.
E' la scia dei carboncini che stringe fra le dita ormai affusolate.

Ha quattordici anni Annina adesso e della delicatezza dell'infanzia è rimasto ben poco nel suo fisico che pian piano si modula sempre più in un corpo adulto, femminile, simile a quello dell'amata sorella Chicca.

Di lei la ragazza si è ritrovata ad assorbire tante caratteristiche fra cui lo spirito ribelle e indomito che l'ha condotta a seguirne le orme anche in certe scelte più complesse.
Non si sente una persona appagata Annina, avrà tutto il tempo del mondo per diventarlo, però oggi, seduta su un ramo robusto che la sorregge senza incertezze, può dirsi perlomeno contenta.

E' da ieri in realtà che prova questa soddisfazione più forte che mai.

Nello specifico da quando, tornando a casa dal Liceo artistico che frequenta, ha letto nel chioschetto di un'edicola che la Legge sull'aborto è stata finalmente approvata.

"Oggi verrà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale" le ha spiegato pazientemente Monica che segue il collettivo in cui lei opera con Chicca "e tra qualche giorno sarà effettivamente in vigore."

Le donne potranno essere più protette e libere nelle loro scelte, finalmente.

Annina, per quel che ha potuto, ha partecipato a tutte le manifestazioni avvenute in questi anni e non si è fatta intimorire dalla prima esperienza che fu invece traumatica.

Strofinando con più forza del necessario sulla tela ormai chiazzata delle sue stesse impronte distratte, pensa intensamente alla giovane madre di cui non ha quasi più ricordi, se non il suono lontano della risata delicata e il profumo dolce che la contraddistingueva.

Il pensiero che potrebbero non esserci più altre bambine costrette alla sua stessa sofferenza le permette di lenire in parte quel dolore che da piccola sembrava forse più confuso, ma allo stesso tempo perpetuo e insanabile.

L'ultimo dettaglio dell'ala sinistra di una gazza ladra studiata con cura nelle scorse due ore viene apposto nell'esatto momento in cui una voce familiare e lievemente spazientita la richiama alla realtà.

"Annina! Guarda se non scendi da quell'albero eh!"
"Scendo subitooo" è la replica scocciata "e comunque mi chiamo Marianna!"

Ci vogliono meno di trenta secondi alla ragazza per sgattaiolare giù dal tronco massiccio, rievocando, tra i gesti rapidi e scattanti e la coda di cavallo scomposta e agitata sul capo, le movenze di uno scoiattolino che sfida la forza di gravità con le sue discese fulminee.

Il passo finale prima di toccare terra arriva però troppo affrettato portandola ad un piccolo capitombolo sull'erba morbida.

"Annina!" lo sguardo dolce che le viene riservato stona con il tono che vorrebbe essere severo, quasi paterno "te l'ho detto che mi fai preoccupare quando ti arrampichi in quel modo!"

"E io ti ho detto che mi chiamo Marianna!" ribatte lei prendendo la mano che le viene offerta per tirarsi su "tra poco avrò quindici anni... non puoi chiamarmi ancora così, capito Simo?"

E Simo dell'informazione appena ottenuta sembra non farsene proprio nulla perché, recuperata la tela inavvertitamente persa nella veloce colluttazione, la osserva e "stai diventando sempre più brava piccolé!" esclama entusiasta sfiorando piano il disegno.

Non al denaro, non all'amore, né al cielo - Storia di Manuel e Simone.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora