Futura.

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Quella piccola rondine in volo laggiù ha decisamente un'ala più grande dell'altra.

Questo è il pensiero che attanaglia da diversi minuti la giovane Annina intenta ad osservarla.
Eppure avrebbe giurato che erano tutte identiche fra loro.
O almeno così credeva fino a poco fa.

Adesso però è abbastanza stanca da non distinguere più tanto bene dei dettagli che prima le sembravano invece nitidi e definiti.

Non che ci possa fare qualcosa.
Il momento esatto in cui ha notato la piccola deformità è corrisposto con un tempismo impeccabile al richiamo che sapeva di lì a breve sarebbe arrivato.

Alza gli occhi al cielo - letteralmente - e, sbuffando come una vaporiera, si appresta a rispondere all'esortazione.
Non prima di aver specificato un dato davvero importante.
"Mi chiamo Marianna!!!"

E la voce che procede imperterrita a reclamare la sua attenzione pare però non dare alcun peso a quanto detto perché "Annina!" reitera ancora più veemente "se ti spezzi una gamba là sopra poi ce vado de mezzo io co' tu' sorella."

La ragazza accoglie la lamentela con molto interesse.
Prova ne è lo sbadiglio rumoroso offerto in risposta e la serie di panni intrisi di colore lanciati verso il basso in direzione del malcapitato che sosta appena qualche metro sotto.

I movimenti repentini e affannati per impedire alle pezze lerce di colpirlo si rivelano del tutto inutili quando una di esse, scagliata con la mira di un tiratore scelto, cade con un sonoro «plof» esattamente sul suo groviglio disordinato di capelli.

Segue una specie di borbottio stizzito, difficile da intuire al di sotto della stoffa che si limita a vibrare fra una parola e l'altra.
Annina per poco non precipita giù tanto è sopraffatta dalle risate per questa scena a detta sua divertentissima.

"Ma che te ridi ao?" è la domanda retorica e finalmente udibile dopo che il volto è stato liberato "e movite a scenne ragazzì che oggi sennò davvero Chicca me fa storie!"

"Guarda che mi hai voluta tu qua sopra! O te lo sei dimenticato Nunù?"

E Nunù non se l'è affatto dimenticato, solo che gli era sfuggito il trascurabile dettaglio che avere a che fare con un'adolescente in piena crisi esistenziale non è come approcciarsi ad una dolce bimbetta di nove anni che annuiva ad ogni parola dell'altro e il massimo di preoccupazione che dava era solo nell'insistenza con la quale chiedeva a Simone di essere il suo fidanzato da grande.

Che comunque lui e il compagno ancora ci ridono per questa cosa.

Annina, invece, oscilla fra una sensazione di profondo imbarazzo, tipica di chi viene sottoposto alla tortura delle reminiscenze infantili che vorrebbe solo dimenticare, e una finta amnesia con tanto di espressione confusa e stralunata degna di un Oscar.

A Manuel - in realtà - quella piccola peste che si piantava sulle scarpe di Simone costringendolo a camminare per sentire il ticchettio dei tacchetti o che si arrampicava in braccio a lui con la scusa di esser stanca tutte le volte che la andava a riprendere da scuola, manca terribilmente.

Adesso che lei ha superato il metro e mezzo di altezza non può fare nessuna delle due cose e Manuel si sente come uno di quei vecchi genitori che ha visto i figli crescere troppo velocemente sotto i propri occhi e non gli rimane altro che affollarsi la mente di quante più memorie possibil-

"Nunù!"

La testa del ragazzo saetta rapida verso il cielo.

Non al denaro, non all'amore, né al cielo - Storia di Manuel e Simone.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora