5 Alexandra

12 1 0
                                    

« Clary, non so che cosa mettermi » sospiro esasperata.

Prendo una maglietta a fiori dall'armadio e la indosso. Clarissa, la mia compagna di stanza nonché attuale migliore amica, fa una smorfia guardandomi.

« Quella sembra la vestaglia di mia nonna »

Mi guardo allo specchio, la maglia è a maniche lunghe, una scollatura che non si può definire neanche tale, ed è lunga fino a metà coscia. Sbuffo levandola, perché effettivamente non posso andare in giro con questa roba.

Il problema è che quasi tutti i miei vestiti sono così, non sono mai stata una tipa appariscente e questi vestiti solitamente mi aiutano a non dare troppo nell'occhio.

Clarissa è seduta sul letto, intenta ad esercitarsi nella trasfigurazione con la sua bacchetta. È quasi riuscita a trasformare un gufo in una tazza da tè, peccato che questa abbia ancora delle piume. E considerando che è magia amatoriale da primo anno, è un po' patetico.

« Perché questo cazzo di gufo non vuole collaborare? » sbraita, ormai esausta.

« Perché continui a non concentrarti abbastanza » le rispondo provando un'altra maglia.

Da suo sguardo capisco che anche questa fa abbastanza schifo e la sfilo buttandola sul letto. Continuo a frugare nell'armadio alla ricerca di qualche indumento decente, mi rendo conto che l'unica maglietta che ho è una rossa, scollatura a v, abbastanza aderente.

Clarissa mi guarda, e fa una faccia che potrebbe benissimo dire "è decente" oppure "se non hai di meglio va benissimo". Il che decido che mi basta e lascio questa.
Punto la bacchetta verso il mucchio di vestiti e pronuncio la formula per far rimettere tutto in ordine.

« Come ci sei finita in Corvonero? » le chiedo prendendola in giro con un sorriso, sentendomi sul suo letto accanto a lei.

« Me lo chiedo da sette anni » alza le mani in aria, esasperata.

« Prova a smettere di pensare per un'attimo al gufo. Pensa solamente ad una bellissima tazzina di te in porcellana »

Le chiude gli occhi per un secondo, poi sospira e riaprendoli punta la bacchetta contro il gufo pronunciando l'incantesimo. Il gufetto marrone si trasforma in una tazzina bianca di porcellana, con tanto di fiori disegnati sopra.

Clarissa per poco non si mette a saltare dalla felicità.

« Santo Godric, ce l'ho fatta » urla.

Io rido, battendo le mani. Questo finché la tazzina non emetto uno strano verso, simile ad un gufo strozzato. Il suo sorriso si spegne, e io mi porto una mano alla bocca per evitare di far uscire qualsiasi risata.

« Credo che se la valutazione sarà abbastanza veloce potrei convincere la Dormer » sussurra più a se stessa che a me, e decido di non ribattere.

« Devo andare o farò tardi » dico alzandomi.

Prendo il mio giubbotto e la bacchetta e mi incammino verso l'ingresso del castello, dove mi sta aspettando il mio appuntamento per una bellissima giornata a Hogsmeade.

Evan Peters. Dio, questo ragazzo è mozzafiato.
Giocatore e capitano della squadra di Quidditch, ho una cotta per lui dal secondo anno. Non ci siamo mai rivolti la parola, non fino ad un mese fa quando Pamela Coventry , professoressa di erbologia, mi ha messo in punizione per aver "giocato" con delle Mandragole.

A quanto pare tirarle fuori una per una formando una canzone fatta di urli non le è piaciuto molto. Ho conosciuto Evan proprio in punizione, non gli ho mai chiesto come ci fosse finito lì, ma ringrazio che ci fosse.

Different Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora