Capitolo 81

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"Amore, mi hai fatto prendere un colpo!". Cerca di sorridere ma sente dolore. "Scusa. Non volevo farti preoccupare e non ti ho detto nulla, finché ho potuto". Gli accarezzo una mano. "Ma tu devi dirmi tutto. Stiamo insieme e ci sposeremo, non possiamo avere segreti. Senti dolore? Come stai?". Sbuffa. "Mi sento bene, perché non mi fanno uscire?". Scuoto la testa. "Non devi fingere che vada tutto bene, se non è la verità. C'è la tua bambina a prendersi cura di te".
Mi fa segno di avvicinarmi per baciarlo. "Vuoi sapere un segreto? Sotto la doccia, quando sono solo, mi tocco pensando a te". Alzo gli occhi al cielo. "Ma papi, questo non è un segreto. Già lo sapevo". Sogghigna. "Dimmene uno tu, allora". Non so se ne ho effettivamente uno. "Spesso penso a come sarebbe fare sesso guardandoci allo specchio". Anche se è più una fantasia direi. "Oh, posso accontentarti. Compro uno specchio e lo metto sul soffitto della camera. Oppure davanti al letto, che ne dici?". Sorrido. "Mi piacerebbe. Sono curiosa di vedere le nostre facce in certi momenti". Più la mia, perché la sua la vedo costantemente. "Fantastico. Dovrò fare meditazione per evitare che mi venga duro in questo preciso istante".
Ho come un déjà-vu della scena in ospedale, giusto dopo essersi risvegliato dal coma. Stavolta però i dottori hanno detto pochi sforzi. Quindi, dovremmo trattenerci. Dovremmo.
"Secondo me già ti ci è diventato". Si gratta la testa. "È così infatti". Con le dita sfioro il suo interno coscia. "Vuoi una mano?". Una domanda abbastanza fraintendibile. "Pure più di una". Appunto. Come immaginavo. "Questa cosa che facciamo i preliminari in ospedale sta diventando un'abitudine". Sospira. "Ti prego, basta parlare. Il tuo papi ha bisogno di un pompino". Gli mordo il labbro. "Non serve pregarmi, lo sai".
È malato: dovrò pur prendermi cura di lui in qualche modo, no?
"Dios mío, diventi sempre più brava con quelle maledette labbra". Lo bacio. "Lo prendo come un complimento". In un certo senso lo è. "Hai delle labbra bellissime, morbide, a forma di cuore, una fossetta sopra, una sotto vicino al mento e una accanto sulla guancia". Lui ne ha una proprio nello stesso punto. Sembra quasi che possano combaciare.
"Aspetta, pensandoci bene ne hai due anche alla base della schiena". Annuisco. "Quelle si chiamano fossette di Venere". Sorride. "Non avevo dubbi, sei l'incarnazione della dea". Mi bacia la fronte. "Com'è bella la bimba del papi".
Impazzisco ogni volta che mi parla in questa maniera tenera e al tempo stesso sensuale.
"Torno in hotel a prenderti qualcosa da indossare, sei ancora col camice dell'ospedale, poi ritorno okay?".
Dovrò darmi una rinfrescata pure io. È tutta la notte che sono lì.
"Se mi parlano in francese, non so che rispondere". Gli bacio una guancia. "Il dottore che si occupa di te parla la nostra lingua, quindi puoi stare tranquillo. Poi la tua fidanzata poliglotta torna prestissimo".
Non saprei che fare da sola nella camera d'hotel o per le strade di Parigi senza di lui.
"Ti aspetto, amore. Fa' in fretta o mi mancherai troppo".
Esco dalla stanza col cuore in gola. Dio, quanto amo quest'uomo.

TI CIELO // Pedro Pascal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora