(I) Io, L'egoista

18 1 0
                                    

Camminava, non avendo coscienza che della sua confusione.  Le stanze andavano una dopo l'altra ad assomigliarsi sempre più, fino a diventare uguali.   Dieci, venti minuti più tardi, era ormai completamente perso. 

L'ultimo colpo fu dato dall'aver ritrovato la stessa identica porta dalla quale aveva iniziato a camminare, riportante al di sopra un'ampia scritta illuminata di rosso:

EXIT

Inoltre, non era neanche quello il problema più grande. Non importava non sapere dov'era o come ci fosse finito, né importava capire come uscirne.  Sembrerà assurdo, ma di ogni cosa era la più normale.

Certe cose  erano rivoltate. A partire dal soffitto col pavimento.  Camminava quietamente per quei larghi corridoi ed ogni elemento era sistemato dove non poteva essere.  Lui per primo  si muoveva per il soffitto, con la vaga paura che da un momento all'altro sarebbe caduto in terra. 

D'un tratto vide un'ombra apparire e proiettarsi sempre più in sua prossimità, allungarsi minacciosamente, portandolo ad indietreggiare lentamente, sentendosi minacciato dal sapere che in quell'assurdo spazio potessero esser presenti altre figure.  

L'attesa, per quanto breve, fu brevemente eterna. Poi, una voce:

« Signore, aspetta! »

Una bambina, alta tanto le gambe di lui, si avvicinò repentinamente.

《Chi sei? 》

Domandò, fissandola.  Era così bassa che doveva tenere il viso basso per inquadrarla nel proprio raggio visivo.

《 Chi è lei, semmai! Io vengo qui sempre ma non ho mai incontrato nessun signore 》

L'uomo sollevò appena le sopracciglia, corrugando al tempo stesso la fronte.

《Io sono-- 》

Prima di poter concludere la frase un improvviso boato s'espanse per tutto il corridoio.  Era come se un masso fosse caduto su una condotta d'aria.

Lui, confuso, si guardò attorno, mentre la bambina non esitò ad afferrargli la vecchia manica marrognola della giacca per incitarlo a seguirla.
Al contempo, con l'indice della mano libera, gli fece segno di far silenzio.

Così, preso da una paura primitiva, tipica di ogni animale, obbedì.  Il rumore, da fenomeno isolato, divenne sempre più frequente.

Ci mise qualche secondo a capire che si trattava di qualcosa in movimento, come potrebbe essere un animale nelle condotte di areazione.

In punta di piedi, assieme alla piccola, si ritrovò ad esplorare nuove stanze capovolte.

Attraversarono una piccola cucina pregna dell'odore di fumo, passando poi per uno stretto corridoio dove sul soffitto era pieno di scheggie di vetro, ed arrivando infine in un luogo completamente diverso.

Una stanza, una piccola e stretta cameretta   con una branda  sul soffitto e delle coperte buttate in terra.

Arrivati li, la bambina si precipitò a prendere i lembi di un lenzuolo, sollevandolo e utilizzandolo per coprire da testa a piedi sia lei che lui.

《 Ecco fatto! 》

Proclamò, vittoriosa.

《Cosa era? 》

Chiese lui, allungando la mano destra ad uno dei lembi, intento a sollevarlo appena.

《 No! Signore la smetta! 》

L'egoistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora