CAPITOLO VENTIQUATTRO

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JARVIS

Sì, okay stava evitando Damian. Aveva fatto molta fatica, ma alla fine aveva dovuto ammetterlo a sé stesso. Era inutile continuare ad ignorare la cosa, che a quanto pare peggiorava ogni volta che lo vedeva anche solo da lontano.

Al contrario, ora che l'aveva ammesso a sé stesso, doveva trovare un modo per farsi passare quei pensieri, anzi per far passare qualsiasi cosa gli stesse succedendo, qualsiasi cosa fosse.

La verità era che era terribilmente incuriosito da Damian. E non gli era mai successo prima. E tutto era iniziato quando l'aveva guardato negli occhi, due settimane prima, quando aveva rivisto un po' di sé stesso in quello sguardo.

E poi era... attratto? No, questo non riusciva neanche a pensarlo. Cancellò subito il pensiero dalla sua mente.
Ma infondo, che male c'era ad ignorarlo? Alla fine, non è che avesse mai mostrato un particolare interesse per nessuno.

Purtroppo, era proprio questo il problema. Con Damian risultava più difficile, perché per Damian provava una sorte d'interesse. Non fisico, sentimentale o cose del genere, anzi si rifiutava di pensare una cosa simile. Ma non si era mai sentito così vicino a qualcuno con così poco. E voleva solo riuscire a capire perché Damian si fosse insinuato nella sua mente in così poco tempo e senza fare nulla. Ma soprattutto, senza alcun motivo.
Jarvis non si era nemmeno reso conto di come erano cambiati i suoi pensieri in quelle due settimane. Di com'era cambiato il suo modo di vedere e chiamare quel ragazzino. Non era lo sfregiato, non era Myers. Era Damian. Nei suoi pensieri, almeno.

Per fortuna, qualcuno interruppe quel flusso di coscienza che Jarvis voleva a tutti i costi fermare. Ma non fu molto felice di vedere chi fosse quel qualcuno.
Xenia gli teneva un braccio e lo guardava con un misto di preoccupazione e fastidio.

-Mi spieghi come mai sono giorni che non ti fai vedere?- cominció subito lei.

-In questo momento è l'ultima cosa che ho voglia di fare. Non è neanche in lista tra le cose che ho voglia di fare, a dir la verità.-

-Non mi interessa un accidenti di quello che hai voglia di fare, Jarvis. Tu ora vieni con me e parliamo.-

E Jarvis avrebbe tanto voluto opporsi. Davvero, lo avrebbe voluto e ci provó.
Ma quella stronza della sua ragazza approfittò di lui e usò il suo potere per controllare la sua mente. Diabolica. Lo costrinse a camminare.

-Questo non vale, Xenia.- mormorò Jarvis mente cercava di opporsi alla presa ferrea che Xenia esercitava sulla sua mente.

Quello che gli faceva più male era che Xenia gli aveva promesso che non avrebbe mai usato i suoi poteri su di lui. Sapeva quanto Jarvis odiasse essere comandato e glielo aveva promesso. Se l'erano promesso a vicenda in realtà, perché Jarvis aveva la capacità di scattare molto, forse troppo, facilmente e non voleva certo farle del male. Perciò si erano promessi che non avrebbero mai usato i loro poteri l'uno sull'altro. Fino a quel momento Xenia non l'aveva mai fatto.

-Lo so, Jarvis, ma è l'unico modo. Altrimenti non mi ascolti. Dobbiamo parlare.- e sembrava davvero dispiaciuta.

-Xenia... l'avevi promesso...- disse stringendo i denti perché cercare di opporsi faceva un male cane. Sarebbe stato molto più facile lasciar perdere e abbandonarsi a lei, ma non poteva farlo. Non lui che aveva sempre odiato essere controllato. Non lui che desiderava solo essere libero. Libero da regole, da costrizioni, anche da legami purtroppo. Ma libero. Perciò continuava a opporsi, con scarsi risultati. Xenia era troppo forte.

Lei però sembrò bloccarsi un attimo a quella frase. Rallentò e per un attimo Jarvis sentì la presa sulla sua mente allentarsi. Ma durò talmente poco che non ebbe neanche il tempo di reagire.
Subito Xenia riprese il controllo e continuò a camminare.

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