CAPITOLO 2

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CONNIE

Chiudo la porta del bagno e vado in camera mia. Dopo una giornata stressante tra scuola e lavoro avevo proprio bisogno di una doccia calda. Abito da sola. I miei genitori mi hanno comprato questa casa qui a Nothing Hills, ma a patto che mi trovassi un lavoro e che mi mantenessi da sola. Mi hanno dato dei soldi con cui partire, ma per il resto dovevo cavarmela da sola. Lavoro come segretaria, e questo è un vantaggio da una parte.

Non è molto tranquillo, visto che appena esco da scuola devo recarmi subito in ufficio, ma in accordo con il capo, mi fa fare quattro ore e il week-end mi fa andare solo il sabato mattina, il vantaggio sta nel fatto che posso lavorare da casa. Mi hanno fornito un cellulare, hanno la mia e-mail e il capo mi invia ciò che devo concludere a casa.

Ovviamente cerco di fare tutto in ufficio, ma in quattro ore non fai molte cose. Lascio la porta della camera aperta, non essendoci nessuno non ho paura che qualcuno possa invadere la mia privacy. Mi lego in una coda alta i capelli ancora umidi e apro l'armadio. Prendo sempre i vestiti la sera prima, in modo che la mattina posso fare tutto con più calma. Prendo una camicia rosa con le maniche che arrivano fino a metà gomito, dei jeans grigi, e degli stivaletti neri con un po' di tacco. Sopra metterò una giacca bianca. Cerco di essere il più professionale possibile, visto che poi devo recarmi a lavoro.

Accendo la televisione e mi metto Netflix. Faccio partire un film e mi metto sotto le coperte. Dopo neanche cinque minuti, i miei occhi mi comunicano che non guarderò ancora per molto il film. Spengo la televisione e appoggio il telecomando sul comodino. Prendo il telefono, sono le due del mattino, è meglio dormire. Metto la sveglia alle sette e blocco lo schermo. Metto il telefono in carica e mi lascio andare nella morbidezza del cuscino e nel calore della coperta.

Vengo svegliata da dei colpi sulla mia porta di casa. Magari è un sogno, ma realizzo che non è così quando i colpi si fanno più insistenti. A malavoglia mi alzo dal letto e controllo l'ora. Manca un quarto d'ora per le tre. Chi è che alle tre del mattino bussa alla mia porta. Ho un po' di ansia, ma cerco di stare tranquilla, al massimo chiamo la polizia. Mi metto le ciabatte e scendo di sotto.

<<Arrivo!>> Urlo alla persona che sta maltrattando la mia porta di casa.

Quando l'apro, mi vedo davanti l'ultima persona che mi sarei aspettata di trovare. Stephanie, la mia migliore amica. Di solito quando vuole venirmi a trovare, mi manda un messaggio, non si presenta così di punto in bianco, e soprattutto mai a quest'ora. Mi stringe in un abbraccio lasciando cadere il borsone. Ricambio l'abbraccio.

<<Santo Dio, sono quasi le tre del mattino. Che ti salta in mente?> Ricambio l'abbraccio. <<Entra.>> Una volta sciolto l'abbraccio, prendo le sue cose e la faccio entrare.

<<Connie. Mi dispiace di disturbarti a quest'ora.>> Chiude la porta e accende la luce.

I miei occhi si sgranano davanti alla vista della maglietta di Stephanie ricoperta di sangue. Per quanto indossi la giacca, non nasconde alla perfezione le macchie di sangue.Il mio istinto diceva che fosse qualcosa di grave, e ora ne ho la conferma. Guardo gli occhi di Stephanie. Sono rossi, gonfi, avrà pianto per tutto il tragitto. Nel momento in cui mi riprendo, senza dire nulla, vado in cucina a prenderle un bicchiere d'acqua.

Mentre prendo il bicchiere e la caraffa dell'acqua da dentro il frigo, le mani iniziano a tremarmi. Ripeto a me stessa di stare calma, non posso farmi vedere spaventata da Stephanie. In questo momento ha bisogno di me, e non l'aiuterebbe vedermi spaventata, nervosa e ansiosa. Questo la porterebbe a pensare che voglia andare contro di lei, che la voglio abbandonare, o persino che voglia chiamare la polizia.

Quando riesco a rilassarmi, metto l'acqua nel bicchiere e poso la caraffa nel frigo. Ritorno in salotto e la vedo seduta sul braccio del divano. È spaventata. Le porgo il bicchiere d'acqua che appoggia sul tavolino di fronte al divano.

L'INNOCENZA DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora