1.

131 11 16
                                    

Erano ormai passati quattro anni da quando avevo conosciuto per la prima volta i miei fratelli. La situazione era sicuramente migliorata, andavo d'accordo con quasi tutti. Solamente uno di loro mi creava spesso problemi.

Cinque, quel bastardo. Desideravo ogni giorno di più che sparisse senza lasciare traccia.

Avevo continuato ad allenare i miei poteri, fortunatamente senza ferire nessuno. Per i primissimi istanti della mia vita le mie capacità erano incontrollabili, nonostante fossi solamente una neonata i pensieri delle persone mi invadevano la testa e usavo la violenza psicologica contro tutti. A causa del mio potere i miei ricordi sono vividissimi, anche quelli risalenti ai miei primi giorni di vita. Per colpa del mancato controllo dei miei poteri ero stata immediatamente allontanata dagli altri e, per dodici lunghi anni, avevo vissuto reclusa in un'area della casa a cui agli altri era vietato accedere.

Sir Reginald Hargreeves mi aveva allenata personalmente, spesso trascurando gli altri per intere giornate.
Ci teneva a me, glielo leggevo negli occhi anche senza dover usare i miei poteri, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo davvero.

Quella mattina ero in cucina, stavo seduta al tavolo a leggere un libro, reggendolo con una mano, e, con l'altra, mescolavo lentamente la mia camomilla. Ero arrivata quasi alla fine del capitolo quando qualcuno entrò nella stanza e si diresse verso i fornelli alle mie spalle. Non usai i miei poteri, indovinai chi era dal rumore di un passo lento e scandito e dall'odore di caffè che iniziò a sprigionarsi per tutta la stanza dopo pochi minuti.

<<Salve Cinque>> dissi mettendo giù il libro, per poi cominciare a sorseggiare la mia camomilla.
<<Riesci a lasciarmi in pace una buona volta?>> era più scorbutico del solito, forse perché gli mancava la dose di caffeina giornaliera.
<<Ti ho solo salutato idiota>>
<<Senti chi dice "idiota" a chi>> dopo questa sua affermazione mi girai verso di lui, che stava versando il caffè nella sua tazza.
<<Ma ti senti quando parli?>>
<<Certo, la mia voce è stupenda>>
Solito pallone gonfiato. Tornai girata verso la mia camomilla e la finii in due sorsi, ormai era tiepida e quindi era facile da trangugiare.

Cinque si spostò lungo tutto il tavolo e si andò a sedere dall'altro capo rispetto a me, cominciando a fissarmi negli occhi mentre sorseggiava il caffè. Continuai a fissarlo mentre mi vedevo passare davanti tutti i suoi pensieri. Vidi molto casino, disegni ed equazioni matematiche gli inondavano la testa.
Non leggermi la mente, è fastidioso.
Mi aveva scoperta, ma dopotutto è abbastanza normale quando si ha un dono come il mio.

<<Va bene, non ti leggerò la mente, ma almeno puoi smettere di guardarmi così?>>
<<Così come?>>
<<Come se stessi decidendo qual è l'opzione migliore per eliminare il mio corpo dopo avermi uccisa>>
<<Forse è davvero quello che sto facendo>> disse per poi appoggiare la tazza vuota sul tavolo, leccandosi leggermente il labbro superiore e sorridendo in modo macabro.
<<Se non la smetti ti faccio smettere io>>
<<E come? Con i tuoi piccoli pugni?>> disse in tono sarcastico per poi scoppiare in una risata di beffa. Effettivamente non avevo mai usato tutto il potenziale del mio potere su uno dei miei fratelli, mi era stato vietato da nostro padre, ma ora nessuno poteva vederci, nessuno poteva sentirci.
<<No, peggio>>
I miei occhi diventarono completamente neri, mentre lui mi guardava con un'espressione a metà tra l'incuriosito e l'intimorito. Il resto successe tutto troppo velocemente. Mi bastò provocargli una visione della sua peggior paura per farlo accasciare a terra, con gli occhi sbarrati e il respiro affannoso.
<<Ne vuoi ancora?>> chiesi sorridendo soddisfatta. Lui scosse la testa.
<<Peccato - poi mi alzai, i miei occhi erano tornati del loro colore naturale, e mi avvicinai a lui, inginocchiandomi a terra per essere alla sua altezza - la prossima volta valuta meglio contro chi ti metti>>

Di colpo lui sparì in una nuvoletta blu e nemmeno due secondi dopo mi ritrovai con il suo braccio attorno al collo. Mi mancava il respiro, la mia trachea stava venendo schiacciata in modo innaturale.
<<Mi sa che devi essere tu quella che deve valutare meglio - poi mi lasciò andare e si alzò in piedi lisciandosi le maniche della giacca - pensavi davvero che quella visione mi avesse spaventato? Dilettante>>
Mi alzai in piedi, era più alto di me di circa venti centimetri e in quel momento la differenza di altezza la percepivo ancora di più. Per la prima volta in vita mia mi sentivo esile, mi sentivo debole. Era come se tutta la mia sfacciataggine mi avesse abbandonata all'improvviso.

Con indice e medio mi alzò il mento in modo che lo guardassi negli occhi, sentivo il suo respiro in faccia.
<<Devi imparare a fare di meglio, Heloìsa. Quello che mi hai fatto vivere in quella visione non avrebbe spaventato nemmeno un bambino di tre anni - tolse le dita e si allontanò - devi allenarti decisamente di più, papà non ne sarà contento>> poi sparì in una nuvoletta blu, lasciandomi imbambolata a fissare il vuoto.
Chi cazzo si crede di essere?


Spazio autrice
Ciao!! In questi giorni sono abbastanza ispirata per questa fanfiction quindi avrete un capitolo al giorno, ma non abituatevi perché non sarà sempre così.
Questo è il primo capitolo effettivo di questa ff, spero vi sia piaciuto e ditemi nei commenti cosa ne pensate di questo rapporto tra Cinque e Heloìsa.
Secondo voi come si evolverà?

Comunque grazie se siete arrivati fino a qua, io vi aspetto nei prossimi capitoli❤️

Heloìsa || The Umbrella AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora