Quando ebbi l’idea di visitare la Basilica di Santa Croce a Firenze, non avrei mai potuto pensare di incontrare al suo interno, mentre guardavo la tomba di Vittorio Alfieri, un personaggio tanto singolare, e che avrei avuto una lunga mezz’ora per parlare con lui di morte e di tombe. Un classico pomeriggio di spensieratezza a cui non ero abituata.
Quando entrai lo vidi subito. Eravamo solo io e lui: la sua figura era tanto piccola in confronto alle alte colonne che il mio istinto mi diceva di portarlo via da lì, perchè non ne venisse schiacciato; il silenzio, raro in quel posto così turistico, rendeva il momento solenne, e non nego che provai curiosità nei confronti di quella figura.
Mi dava le spalle, ma come mi avvicinai, vidi la sua testa ricoperta di folti riccioli pendere leggermente verso sinistra, segno che mi aveva sentita entrare.
Mi avvicinai incerta e mi fermai qualche passo dietro di lui; sembrava guardare le incisioni della lapide davanti a lui con sorprendente dolcezza, come se stesse vegliando sulla tomba di un vecchio amico.
Nessuno dei due parlò per diverso tempo. Dovevo dargli spazio.
Fu lui a prendere l’iniziativa.
《Non avrei mai pensato che le mie spoglie potessero un giorno essere riposte nello stesso luogo dei grandi Buonarroti, di Galilei e di Vittorio. Che io possa davvero essere un esempio da emulare per la tua generazione e per quelle a venire, ragazza?》la sua voce era bassa e pacata mentre mi parlava. Una nota malinconica non nascondeva la curiosità nel sentire la risposta alla sua domanda.
《Chi mai più di lei ha il diritto di essere ricordato? Le sue opere e la sua poetica sono immortali e hanno fatto da esempio per molti altri autori dopo di lei.》era vero e io credevo nelle mie parole. Dal suo sguardo però capii che stentava a crederci.
《Immortali dici? Ho creato davvero qualcosa che è durato nel tempo sino ad oggi? Non adularmi per favore.》
《 Può chiederlo a qualsiasi passante. Beh, “qualsiasi” forse è esagerato, ma una buona parte di sicuro. Magari non riusciranno a recitare i versi esatti, ma sono sicura che al nome “A Zacinto” o “Alla sera” sapranno subito dirne l’autore.》o almeno i ragazzi che stavano frequentando la terza media e la quinta superiore, e gli adulto che della loro infanzia ricordano i bei tempi passati sulle panche di scuola, e i versi che con diligenza venivano recitati in classe.
La sua fronte si aggrottò sul momento. Non sembrò credermi, ma nemmeno cercò di smentirmi. Sperai di non averlo offeso.
《Dimmi, ragazza. Come è la situazione attuale dell’Italia? Non ho visto nessuno entrare per almeno una quarantina di giorni e anche ora siamo solo noi due. Firenze è stata ceduta anch’essa agli austriaci? O I francesi hanno imposto nuove assurde regole?》borbottò l'ultima domanda come se non si aspettasse altro dai francesi. Un odio che trascende il tempo insomma.
《Austriaci? Francesi? No assolutamente》o almeno non come lo intende lui .Continuai.《 La situazione non è delle migliori da molti mesi: purtroppo una pandemia sta mettendo in ginocchio non solo l’Italia, ma tutto il mondo. Si è portata via tante anime innocenti e chissà quante ancora ne mieterà.》
Osservai il crocifisso sopra all’altare. Ora più che mai le ferite dei chiodi mi apparivano tanto dolorose. È nel momento più tragico che si chiedono risposte al proprio dio.
《E la cura sembra essere ancora lontana. Mi chiedo quanti ancora dovranno piangere sopra una fredda lapide e se hanno avuto l’occasione di salutare i loro cari un'ultima volta prima che si addormentassero.》dissi tristemente. La lapide di una madre che non aspettava altro che rivedere i propri figli ormai diventati adulti; un padre che non ha potuto salutare la moglie un'ultima volta; un figlio rimasto orfano nel giro di pochi giorni. Il mondo piangeva con loro in quegli attimi.
Il mio interlocutore sembrò riflettere sulle mie parole. I suoi si annebbiarono per qualche istante, per poi riprendere vitalità.
《Ricordi l’editto di Saint-Cloud?》mi chiese.
Annuii. Lo ricordavo: l’editto, per motivi igienici e idee fortemente materialistiche, proibiva le sepolture nei centri abitati e limitava le iscrizioni sulle lapidi.
Continuò.
《Mi domando come si possa avere da ridire sulla sepoltura dei morti, ragioni materialistiche, igieniche o filosofiche o quel che si voglia. Quegli uomini non hanno capito molto. La tomba non serve al morto, ma ai vivi. E’ perché c’è una lapide che un amico, un fratello, un genitore hanno un posto in cui piangere, annaspare nel dispiacere e ricordare la persona persa per sempre. E’ vero che non siamo altro che atomi pronti a dividerci quando sopraggiunge la morte, non significa però che non possiamo vivere nella memoria dei nostri cari. Tanto più se siamo persone che in vita hanno fatto grandi imprese: Buonarroti, Alighieri, Galilei, Vittorio, Parini...Dimmi, è stato sepolto Parini?》
《Mi sembra in un cimitero di Milano, ma non so dirle di preciso.》mi sentì ignorante per qualche istante, ma scusai me stessa per non sapere dove fosse seppellito mezzo mondo di letterati.
Il mio interlocutore sospirò. Una mano sui capelli per sistemare i ciuffi ribelli.
《Un grande può essere riconosciuto non solo dalla sua tomba, ma anche da ciò che ha lasciato, se quest'ultima è una bellezza che dura per sempre, come la libera poesia o l’arte. Hai detto che la mia poesia è immortale, mi hai reso felice. La mia poesia mi ha portato a essere sepolto qui, tra i grandi. Verrò ricordato, spero, per molti anni altri anni. Ma tornando a noi, tanto più se sei un esempio da emulare è necessario che ci sia una lapide in cui venga inciso il nome, una tomba dentro cui posare il corpo. Non vuoi forse vedere in futuro un nuovo Vittorio, un nuovo Alighieri?
E a una persona comune, passami il termine, una tomba è necessaria, perché le generazioni future della sua famiglia possano ricordarsi di lui come un degno antenato. Altrimenti, alla morte dei suoi cari più stretti, se ne andrebbe anche la sua memoria.
Non sei della mia stessa idea? Come puoi consolarti in altro modo nel pensare alla morte se non pensando che qualcuno si ricorderà di te?》sembrò credere molto nelle sue parole, ma c'era un sapore amaro in tutto quel discorso.
《Non ci avevo mai riflettuto a fondo sulla questione di tombe e lapidi. Ho sempre visto la morte come qualcosa di strettamente personale: una volta morta, perché dovrei desiderare che qualcuno pianga per me sopra una tomba fredda, metri e metri sotto il suolo, e che qualcuno, nel pensare al mio ricordo, a ciò che ho lasciato, provi tristezza? Mi sembra egoista. Sono morta, è giusto che tolga il disturbo e che lasci i miei cari andare avanti con le loro vite. E anche se fossi una persona importante non vorrei che qualcuno mi cercasse e piangesse per me solo dopo la mia morte. Sarebbe piuttosto pietosa come situazione, perché significherebbe che il mio valore nasce dalla tragedia, non da me .》risposi.
《Tu parli dalla prospettiva di un morto, ma pensa invece a un tuo caro, a un tuo familiare, a una persona che ti ama. Volente o nolente ti ricorderà sempre, nella quotidianità vedrà che non ci sei più, nelle piccole cose che ti sei lasciata alle spalle: in un letto disfatto, in un elastico perduto e poi ritrovato, in un disegno storpio, in un quaderno dalle frasi lasciate a metà. Lasciagli almeno un luogo in cui sa di poterti trovare; lascia che ti saluti.》mi appoggiò una mano sulla spalla. Aveva la voce carica di emozione, perché anche lui voleva credere alle sue stesse parole e cercava in me il conforto che voleva darmi.
Mi asciugai una lacrima traditrice.
《Così lei va sul sentimentale però. E’ bravo con le parole. Mi ha citato i temi “Dei sepolcri” in più d'una occasione. Ne va fiero, mi sembra di capire.》gli risposi, mentre permettevo a un piccolo sorrisetto strafottente di schernirlo.
《Non sarei sepolto qui se non lo fossi stato e tu non ricorderesti nulla dei versi di “Alla sera".》
Sorrisi. Mi sorrise.
《La morte come riposo ora?》
Una mezza risata prima di tornare serio, ma con un tono della voce che trasmetteva solo dolcezza.
《Esattamente. Pensala così per quanto riguarda ciò che il mondo sta passando: le vittime di questa pandemia che hai nominato stanno riposando dopo tanta sofferenza. Sono arrivati alla sera della loro esistenza ormai. E nella sfortuna del fato che li ha voluti colpiti da questa malattia, sono fortunati, perché stanno riposando nella loro terra madre e non in qualche terra straniera.
E verranno ricordati da una nazione intera che li piangerà per molte generazioni.》
《Vorrei davvero vedere il lato positivo come lei sta facendo. Ma le sue non sono solo illusioni?》chiesi.
Mi sorrise, ma non rispose.E come iniziò il discorso, il grande Ugo Foscolo lo finì.
Note dell'autrice~♡♤
Breve e conciso, perdonate errori di battitura o grammaticali, ma sono le due di notte e questo testo lo scrissi due anni fa; mi sono permessa di aggiustare qualche battuta e qualche virgola, ma nel contenuto ho deciso di non mettervi mano.
Spero vi strappi un pensiero che felicemente sarò pronta a leggere qualora vogliate condividerlo.
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Di tombe e di lapidi
Narrativa generaleDi cosa parleresti con Foscolo in mezz'ora di tempo? Un breve racconto per dilettarmi. Agli amanti della poesia funebre; agli amanti di Foscolo; agli amanti delle tombe e delle lapidi.