LE ULTIME MEMORIE

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La flebile luce dell'aurora si sposa con l'intonaco rovinato del palazzo di fronte. Le stanze non sono ancora illuminate, ciò mi fa presupporre che non sono nemmeno le 6:30 del mattino. Avrei voluto rifare gli infissi, pensavo sempre "al prossimo stipendio evito di fare troppa spesa", ci provavo, ma puntualmente la voglia di Sveroboj annullava i miei buoni propositi, come se mi aspettassi qualcosa di diverso. Sono alla fine di tutto e ancora non mi posso permettere i nuovi infissi e, ironia della sorte, diventeranno l'ultima cosa che i miei occhi saranno in grado di percepire.

Il pavimento scricchiola come il soffitto, il lavandino della cucina perde acqua e nel bagno, proprio sopra la vasca, si disperde la muffa e quel sentore di vecchiume pervade la stanza.

Goccia dopo goccia passano i minuti, le ore, la notte. Il battito del mio cuore è simile al rumore provocato dalla caduta delle gocce stesse, durante la notte diventa sempre più pesante e chiassoso, fa molto rumore. Quando finisce l'effetto dei narcotici diventa assordante ed io non vorrei proprio ascoltarlo. Mi fa male il petto solo respirando, non riesco a sentir nulla ma solo il trambusto del mio cuore, mentre i pensieri scorrono come l'acqua in fiumi in piena, ed io non ne posso più.

Minuto dopo minuto non faccio altro che pensare, ma non a qualcosa in particolare, o meglio, penso particolarmente a tutto. In questi casi, rimuginare su ricordi passati è dannoso ma inevitabile.

Ho sempre odiato i pony, e tutti ne erano a conoscenza. Non capisco come zia Masha abbia potuto regalarmi un giro in pony al campo equestre della città, quando avevo 6 anni. Diamine, sapevi che odiavo vedere quelle dannatissime bestiole, non mi sarei mai sognata di montarne una. Piansi tutta la notte seguente, ma che mi aspettavo! Non credo che zia Masha mi abbia mai ascoltato veramente. Era una donna sui generis, da piccina trovavo buffo il suo rossetto sui denti e detestavo il cagnolino che usava portare a spasso in borsa, da adolescente invece iniziai a trovarlo imbarazzante, poi penoso. Io e lei non abbiamo mai avuto un vero e proprio rapporto, era quel tipo di parente che vedi solo durante le ricorrenze, che non sa la tua età ma ti chiede che decidi di fare dopo la scuola (guarda caso, la scuola non l'ho neanche finita).

Invece, non mi ricordo bene quando ho iniziato a meditare il suicidio. Ricordo però che in terza media la ragazza di cui ero innamorata ha iniziato a frequentarmi in modo da deridermi con il suo gruppo di amici, in segreto. Quando ne venni a conoscenza mi chiusi nella mia stanza per tre giorni, non uscii neanche per bere o mangiare; non andai nemmeno in bagno, infatti dopo fui ricoverata per via di un'infezione renale. Quello è stato il primo momento in cui ho pensato di voler morire, ma non meditai come, quando, perché. In realtà il perché non è così scontato come sembra. Credo che nessuno possa comprendere veramente questo gesto se non hai esperienze con esso. La morte per chi vuole morire non è vista come prima scelta, ma come unica; è l'unica alternativa al dolore. Voglio smettere di soffrire, non ce la faccio più ad alzarmi la mattina in lacrime perché so che la giornata che mi aspetta sarà identica a quella di ieri, non ce la faccio più a non riuscire ad aspettarmi nulla dalla mia persona, a farmi così schifo.

Avrei voluto fare effettivamente qualcosa per me stessa, avrei voluto salvarmi, ma non ci sono mai riuscita, e mi sono stancata di provare. L'aiuto delle persone è relativo, sparano un mucchio di stupidaggini già dette e sentite, le classiche e convenzionali "frasi motivazionali", tanto inutili quanto scontate. Non ho mai fatto affidamento a nessuno in vita mia e per quanto possa sembrare sbagliato, non mi pento di questo (anche se è probabilmente l'unica cosa di cui vado fiera). Non vedo il gesto di chiedere aiuto in sé come segno di debolezza, ma credo che sia futile il consiglio stesso, indipendentemente dal contesto. Il mio motto è sempre stato "chi fa da sé fa per tre", io da sola non ce l'ho fatta, non oso immaginare se mi fossi affidata a qualcun altro.

Da quando le sue parole mi sono entrate in testa non faccio altro che pensarle, rimuginarle, masticarle e vomitarle di nuovo. Sono come un disco rotto che riecheggia nel mio cranio senza lasciarmi uno spiraglio di respiro, mi uccidono ogni volta che le sento, e le ascolto sempre. Per me andare avanti è impossibile, sia per via delle mie diagnosi, che per via del mio carattere, a sua volta influenzato da esse. Le mie malattie sono peggiorate nel corso degli anni, fino ad arrivare al fatidico punto di non ritorno. Ma non c'è da preoccuparsi, semplicemente, ad alcune persone il destino ha riservato altro; ho sempre saputo che per me sarebbe stato impossibile trovare un lavoro ben retribuito, formare una famiglia o banalmente riuscire a prendermi cura di me stessa, però io l'ho accettato, e accetto il mio suicidio con serenità. So cosa mi aspetta e sono preparata a questo.

Uno degli aspetti più comuni della mia condizione è la perdita totale della concezione temporale, ci sono ore che sembrano durare minuti e minuti che sembrano durare giorni. Non è raro provare la sensazione di vivere una giornata come se fossero due differenti e ben distinte. Non riesco a capire se quest'aspetto mi garba o no, e sinceramente non ho neanche voglia di scoprirlo. Funziona così, e va accettato, come tutto, del resto.

La morte è la cosa più naturale dell'universo, ogni forma di vita è destinata a morire, e questo è il mio turno. Quando scenderò da quello sgabello, vivrò i miei ultimi attimi, e non vedo l'ora di anestetizzarmi definitivamente, sempre se il soffitto di questa catapecchia tiene.

Come ben deducibile, nella mia vita non ho fatto nulla che valesse la pena esser ricordato, sono sempre stata troppo stretta per me stessa e per questo mondo. Non c'è niente o nessuno che riesce a trasmettermi la giusta motivazione per alzarmi dal letto la mattina. Non mangio da tre giorni ed amo quella sensazione di fame che provo, invece quando mangio troppo amo anche quella sensazione di senso di colpa, è vita questa?

Che la terra mi sia lieve.

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