Prologo

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Tutto di un tratto si ritrovò nella strada in cui giocava da bambina, e in stato confusionale cercava di capire come aveva fatto a ritornare indietro.

Sembrava come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando se ne era andata, le sembrava tutto un sogno, una realtà fittizia, un qualcosa di astratto, che non riusciva ad afferrare.

La stessa aria le sembrava così estranea, come anche i movimenti della gente, o le loro semplici espressioni.

Camminava, nonostante il dolore, coperta da ferite, con il sangue che le colava, come se il suo corpo avesse voluto tingersi di un manto color porpora. Notava le occhiate preoccupate dei passanti, delle persone. Tutti quei bisbigli, detti in una lingua di cui aveva solo un vago ricordo.

Il solo pensiero del sangue le faceva storcere il naso, non riusciva nemmeno più a distinguerlo dal suo, e delle lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi, come se stesse realizzando solo in quel momento tutto.  Alla fine i passanti indifferenti si avvicinarono a lei, e le chiesero probabilmente se avesse bisogno d'aiuto. Non sapeva che rispondere, o come rispondere. Non solo perché ormai aveva dimenticato quella lingua, ma anche perché aveva la mascella rotta, e anche un minimo movimento la faceva trasalire dal dolore.

Fu in quel momento che inizio a vedere tutto sfocato, e gli odori del suo vecchio mondo l'avvolsero in un malinconico abbraccio, lasciandola cadere per terra, dove venne presa in tempo da una dolce signora.

Venne trasportata nell'ospedale più vicino, e tramite alcune analisi e lo studio delle impronte digitali la polizia capii chi era. Dieci anni fa era scomparsa una ragazzina in un paese vicino, nessun segno di lotta o tracce, nessun indizio che facesse trasparire come avesse fatto a volatilizzarsi nel nulla. La famiglia della ragazza era scomparsa nello stesso momento e non aveva parenti in quello stato. Nessuno che si preoccupasse per lei, fatta eccezione per la vicina di casa, la cui famiglia della ragazza e della sua erano amici.  All'inizio si pensava che il corpo fosse stato sepolto da qualche parte, oppure che un qualcuno l'avesse rapita. Ma alla fine, visto nessun ritrovamento del corpo, era stata data per morta, come anche il resto della sua famiglia. Ad aver avvisato i poliziotti era la vicina che aveva sentito delle urla e richieste d'aiuto. I poliziotti decisero di attendere che la ragazza riprendesse le piene facoltà per interrogarla.

Il corpo era mutilato da numerose ferite, se ne ritrovarono anche alcune vecchie. Era coperta di tatuaggi privi di significato, con una lingua irriconoscibile. Passarono vari giorni prima che riuscisse finalmente a svegliarsi, e varie settimane prima che riprendesse le facoltà di parola e che riuscisse a capire quella lingua. Nel mentre gli ex vicini di casa erano stati avvertiti del ritrovamento e l'avevano accudita tutto il tempo della ripresa, la ragazza sembrava riconoscerli. A stento si faceva toccare dai medici, ma si calmava sotto il tocco della ex-vicina, che nei momenti peggiori di agonia le accarezzava i lunghi capelli neri. I dolori dovuti alle numerose ferite riportate la facevano soffrire continuamente, poi non riusciva a stare ferma, come se dovesse abbandonare subito quel posto, cercava di dire qualcosa, ma non riusciva. 

Nel mentre la donna gli diceva che sarebbe andato tutto bene, e le parlava, cercando di farla riavvicinare alla loro realtà. Con il tempo si calmò, sino a quando dopo essersi ripresa quasi completamente venne portata in commissariato.

Prima che la mettessero sulla sedia a rotelle, si mosse all'improvviso con un agilità quasi soprannaturale, prese un bisturi nascosto chissà dove e lo puntò nella gola dell'infermiera.

-Mi dovete lasciate andare cazzo! Devo andare, o sarà troppo tardi!- disse gridando. - Devo sapere se sono vivi, devono esserlo! Quella stronza non vincerà mai!- L'infermiera sussultò spaventata, immobile. Gli altri medici cercarono di calmarla. La vicina rimase ferma nel suo posto, troppo stupita per reagire.

-Abbassa quella lama! Quella donna ti stava solo aiutando!- disse il medico principale.

-Se la abbasso mi dovete promettere di lasciarmi andare!-

-Promesso! Abbassi quell'arma, la supplico!- la ragazza si mosse lentamente, sino a quando, con una mossa più svelta, uno dei medici gli somministrò un qualcosa nel collo, che le fece perdere i sensi.

Nel mentre che tranquillizzavano l'infermiera, misero la ragazza nella sedia a rotella, legandola in modo che non avesse altre reazioni improvvise. 

-Vi prego state attenti! E' solo una ragazza dopotutto- disse la vicina.

-Quella ragazza ha appena cercato di fare del male a una del nostro team-

-Vi prego! Voi non la conoscete come la conosco io! C'è sicuramente un motivo se si è comportata così.-

-Mi perdoni, ma non credo che quella sia più la bambina che lei conosceva-

Venne trasportata fuori, sino al commissariato, per capire come lei fosse comparsa e dove fosse stata in tutto questo tempo, sopra tutto perché erra stata così violenta e burrascosa in ospedale. Nel mentre la signora che l'aveva accudita piangeva, chiedendosi solo il perché di tutto questo.

Appena sveglia iniziò l'interrogatorio.

-Ora si calmi signorina, abbiamo visto il suo atteggiamento burrascoso, quindi le daremo almeno la possibilità di raccontarci tutto, se vuole anche solo essere rilasciata!- la ragazza fece un volto disgustato, voleva solo andarsene, tornare indietro, e salvare tutti. Quanto tempo era passato? Era ancora in tempo? Lui sarebbe stato ancora vivo?

-Quindi, signorina, dove è stata per tutto questo tempo?-

-Sicuri di voler sentire la mia storia?- prese una pausa, e mise su il suo sorriso più sarcastico -potrebbe sembravi tutta una pazzia, e sicuramente non mi crederete. Ma credo che sarebbe tutto sprecato se almeno non provassi-

-Lei provi signorina Grace, la ascolteremo, per quanto la storia possa sembrare assurda come lei dice-

-Il mio nome non è più Grace, ormai da tempo. Quindi incominciamo da qui, mi chiamo Enyo, e dieci anni fa sono stata portata nel mondo di Sephtis, e sono una delle guerriere che ha permesso al vostro cazzo di mondo di non essere distrutto-

Già vi posso avvertire, le facce dei commissari erano abbastanza stupite e scettiche durante il racconto. Ma spero che voi lo siate di meno, dopotutto mi rattristerebbe che il mio lavoro di narratrice non andasse a buon fine. Soprattutto la storia di questa ragazza non può essere dimenticata. Vi avviso, se ci credete, probabilmente verrete considerati pazzi, ma tentar non nuoce, giusto?

EnyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora