Pill n.307

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ATTENZIONE: questa pill non fa ridere, anzi, chi ha letto la fanfiction su ie_nerd_chan (che vi invito a leggere per contesto su molte di queste pills ora che è finita) sa benissimo che si parla di un argomento delicato, e cioè il suicidio legato alla depressione

Vi prego di non leggere se la cosa vi causa problemi e sappiate che non siete soli

Inoltre più che una pill è una scena bonus, molto lunga e scritta all'una di notte

Enjoy

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Erik teneva in mano un foglio, mentre girovagava per gli spogliatoi, quando passando davanti a quello delle ragazze, notò una figura esile sedere con le ginocchia al petto. Riconoscendola, mise il foglio in tasca ed entrò.

Erik: Eve. Eccoti qui, finalmente. Dopo le foto e le domande, sei scomparsa e non ti abbiamo più vista. Va tutto bene?

Eve: Sì, ahah... Scusa, è che... Tutte quelle domande e le telecamere puntate addosso mi hanno un po' spaventata, ma sto bene, davvero.

Sorrise, col suo solito sorriso che ormai aveva assunto per tutti in squadra una sfumatura diversa. Erik annuì e, forse per istinto, piuttosto che uscire, si trattenne per un altro secondo, quanto bastò per sentire una frase.

Eve: Ascolta... È passato un po' dal giorno in cui...

Fece una pausa, fissando la panca davanti a sé.

Eve: Insomma, hai capito. E sono molto contenta che tu mi abbia aiutata, ma... Perché hai reagito in quel modo?

Erik: ...

Eve: Voglio dire, non che non sia grata per il tuo gesto, avevo bisogna di una sgridata forse, però lì per lì è stato... Spaventoso.

Erik sospirò e, trascinandosi, si sedette accanto a lei.

Erik: Vedi, cerco di evitare l'argomento perché ormai è acqua passata, ma devi sapere una cosa.

Frugò nella tasca della felpa per tirar fuori il suo portafoglio e le porse una piccola foto. Eve la osservò e rimase di stucco.

Eve: Questi... Siete...

Erik: Io, Bobby e Silvia. Quand'eravamo piccoli. Eravamo inseparabili.

Eve: Questo era Bobby da piccolo? Quant'era carino!

Erik: Era già alto una branda e mezzo, fidati...

Eve: Ahah! Senza dubbio.

Il ragazzo smise di ridere per appoggiarsi sulle sue ginocchia, molto più serio, ed Eve capì che avrebbe dovuto smettere anche lei.

Erik: Un giorno, mentre provavo a salvare un cagnolino per strada, sono stato investito da un camion.

Eve: È una cosa spaventosa.

Erik: Lo è stato. Mi hanno mandato in America per curarmi da un privato, ma... Le ferite sembravano fin troppo gravi e mi davano per spacciato dopo una settimana.

La ragazza mise giù la foto, intenta ad ascoltare.

Erik: In quei giorni, mi sentivo... Malissimo. Ero lontano dai miei amici, ogni volta che i miei familiari mi facevano visita, mi trattavano come un condannato al patibolo e mi era stato proibito di alzarmi dal letto per almeno un anno.

Il ragazzo strinse i denti.

Erik: Ero disperato, frustrato e... Depresso. Per me, il calcio era come l'ossigeno. Era impensabile non poter giocare ed il pensiero di doverlo abbandonare per sempre...

Si guardò le mani, tremanti, stringendole furiosamente. La ragazza annuì.

Eve: Ti capisco.

Erik: Eve, ti posso assicurare che ci sono stati giorni in cui ho pensato di farla finita.

Lei sussultò, per poi guardarlo negli occhi.

Erik: Pensavo fosse la fine e non volevo più continuare a vivere in un mondo così, in un mondo in cui avrei dovuto stare in sedia a rotelle ed abbandonare il calcio per sempre. Ma poi...

Le fece cenno e Eve gli riconsegnò la foto, che osservò con un sorriso mesto ed uno sguardo lucido.

Erik: Il pensiero della promessa fatta ai miei amici mi ha spinto a resistere. Ho continuato ad impegnarmi con le terapie ed ogni giorno sono migliorato, fino ad oggi. Con ben tre operazioni alle spalle, adesso sono sano come un pesce. Tranne adesso, che mi fa un po' male il petto...

Scherzò, strappando ad Eve una risatina.

Erik: Mi devi perdonare, Eve, ma vedi... Da quando ho preso quella decisione, il semplice pensiero che qualcuno, chiunque possa anche solo contemplare un'idea del genere, beh... Mi ha fatto arrabbiare più di quanto pensassi. Sono stato troppo duro con te, però... È solo perché ti capisco.

Eve: Adesso il tuo comportamento mi è molto più chiaro.

Lei sospirò.

Eve: Ti ringrazio, Erik.

Erik: Mh?

Eve: Per avermi acchiappata quel giorno. Mi hai salvato la vita, e non me lo scorderò mai.

Erik mise di nuovo la foto nel portafoglio.

Eve: Anzi, a dirla tutta, siete stati voi tutti a salvarmi la vita. Se non fosse per voi, beh... La mia storia si sarebbe già conclusa.

Il ragazzo notò che le stavano venendo i lucciconi, perciò sorrise e si alzò.

Erik: È inutile pensarci adesso. Sei qui, sei viva e vegeta e noi tutti ti vogliamo bene.

Eve esitò.

Eve: Hai ragione.

Erik le porse la mano.

Erik: Andiamo di là, altrimenti ci daranno per dispersi.

Eve: Giusto.

Gliela prese ed i due uscirono, chiudendo la porta dietro di loro, mentre il sole tramontava fuori dalla finestra.

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Un po' diverso dal solito, ma a volte anche io voglio sfogarmi.

Cosa scritta all'una di notte, tra m'altro, perché invece di dormire a me piace farmi del male.

Inazuma Pills 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora