STRAPPARE LUNGO I BORDI #05.

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20 novembre 2022
Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti


Sorprendentemente, conoscendomi, con Charles stava andando alla grande, talmente bene che ogni tanto ancora faticavo a credere se fosse un sogno o la realtà, ma poi me lo ritrovavo davanti con quel sorriso meraviglioso e gli occhi più belli del mondo e mi convincevo che si, era tutto vero. Era tutto dannatamente vero, come era vero il fatto che Charles era sdraiato di fronte a me, mentre ce ne stavamo immersi tra le lenzuola candide della sua stanza d'hotel, l'ultima per quella stagione.

«Come ti senti? Per oggi dico.»

«Sto bene, sono tranquillo.» aveva risposto, accarezzandomi la guancia. «Tu come ti senti?»

«In difficoltà, tremendamente in difficoltà. Non so per chi tifare oggi, se per il mio fidanzato o per il mio migliore amico di una vita, è frustrante.»

Charles aveva ridacchiato, mentre si avvicinava a me. «Sta tranquilla, puoi anche tifare per entrambi, non è mica un crimine.»

«Ma dovevate per forza giocarvelo voi due il mondiale quest'anno? Vi odio.»

«Lo sai anche tu che non è vero.»

«D'accordo, hai ragione, anche se su Max ho qualche dubbio.»

Di nuovo, Charles si era lasciato sfuggire una risata. «Dai, alzati, altrimenti facciamo tardi.»

«A che ora devi essere lì?»

«Verso le undici, faccio le ultime prove e poi mi preparo per la gara, tu?»

«Io vado prima, sai che prima di ogni gara faccio un giro della pista con Max.»

«Lo so.» Charles aveva annuito, dandomi un bacio. «Però possiamo andare insieme al circuito, no?»

«Certo.»

Lui aveva sorriso, alzandosi dal letto. «Facciamo colazione insieme?»

«Si, ho una voglia matta di uova e bacon.» avevo risposto alzandomi anche io, con il lenzuolo avvolto intorno al corpo. «Vado a fare una doccia, vieni con me?»

«Se mai dovessi dirti di no, hai il permesso di colpirmi.»

Io avevo scosso la testa sconsolata, ma anche divertita, prima di camminare verso la porta del bagno e fermarmi sull'uscio, dove avevo lasciato cadere il lenzuolo a terra, sotto il suo sguardo che, all'improvviso, sembrava essersi incendiato come un campo di grano secco a contatto con un fiammifero.

«Vieni a prenderti il tuo portafortuna per oggi, campione.»

Charles aveva ghignato, leccandosi le labbra. «Se il diavolo fosse una donna saresti tu, lo sai?»

Io mi ero morsa il labbro, mentre gli facevo segno con il dito di avvicinarsi a me, e quando lo aveva fatto lo avevo attirato dall'elastico dei boxer neri che indossava, rigorosamente Armani, e lo avevo trascinato in bagno, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Poi mi ci ero appoggiata sopra con la schiena, gli avevo passato una mano sul petto, gli avevo accarezzato il ventre, mentre lo guardavo dal basso, da quei dieci centimetri che avevamo di differenza.

«E ti dispiacerebbe?»

Charles mi aveva presa per i fianchi, facendo sfiorare le nostre labbra. «Per niente, anzi, sono convinto che all'inferno ci starei proprio da dio.»















Venticinque giri. Quella fottuta gara andava avanti da venticinque giri, e ce ne fosse stato uno in cui non mi ero spaventata, vedendo Charles e Max lottare tra di loro.

Max era partito in pole, Charles subito dietro di lui, e fin dalla partenza erano schizzati via entrambi come due saette, su quella pista che a me sembrava più un girone dell'inferno che altro, e si erano messi a fare la loro gara, lasciandosi alle spalle tutti gli altri, che infondo sapevano di non avere nessuna possibilità contro quei due fenomeni lì davanti.

𝐒𝐓𝐑𝐀𝐏𝐏𝐀𝐑𝐄 𝐋𝐔𝐍𝐆𝐎 𝐈 𝐁𝐎𝐑𝐃𝐈 | CL16Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora