Ogni giorno. Un continuo ripetersi di azioni sconnesse.
Non faccio altro che assecondare richieste. Quelle ingenue dei genitori, quelle pretenziose della scuola, quelle degli amici, più timide, e quelle del mostro, che non hanno nome, non hanno luogo, non mi vengono nemmeno poste, ma ci sono.
La loro parte da antagonista ė svolta da premio oscar. Me le vedo scendere tutte in fila dalla limousine: pretese travestite da offerte che con scarpe lucide calpestano il tappeto rosso. Il simbolo, il fulcro, ciò che fa della notte degli oscar la notte degli oscar viene ripetutamente massacrato dalle punte dei tacchi a spillo senza pietà.
Non hanno consapevolezza del dolore che il red carpet sta sopportando. Queste imposizioni maledette continuano la loro sfilata imperterrite, accompagnate da flash ed elogi che sotterrano man mano la dignità di quel tappeto che fino poco prima aveva il controllo di tutto.
Rivoglio indietro la mia dignità. E con lei anche la mia lucente copertura rosso ramato. Quella che i vostri capricci hanno consumato. La mia corazza, la mia forza d'animo, il mio buon senso, la mia ispirazione.
Ogni giorno. Il tempo si dilata.
Come l'universo si espande nello spazio, il tempo delle mie giornate si allarga nella mia testa. L'unica differenza sta nel fatto che se lo spazio cosmico è infinito, non lo è la mia mente che si sente esplodere man mano che i minuti scorrono.
Ogni giorno passa senza che io sappia con preavviso se la sera mi stenderò sul letto accompagnata o meno dalla pressione di questo tempo invasore. La speranza non muore mai, tanto che la mattina mi pongo sempre l'obbiettivo di fermarlo prima di ritrovarmi a letto, in attesa di un nuovo giorno, distrutta dalle lancette dell'orologio sempre troppo avanti.
Faccio l'impossibile per raggiungerle. Le rincorro con tutte le mie forze, cerco di afferrarle continuamente, di trattenerle e di convincerle a rallentare, ma non basta mai. Sfuggono come acqua fra le mani.
Sono su una giostra del Lunapark, una di quelle giostre colorate e fonte di spensieratezza, ci salgo con il sorriso e con l'adrenalina a mille. La giostra si muove in salita, lenta e rumorosa. Man mano che salgo di quota l'aria si fa più frizzante, tutto è sorretto da un'agitazione provocatoria. Sento che ci sono quasi, che la meta è vicina, che tutto lo scompiglio di emozioni si placherà in un soffio di aria fresca fra i capelli e in un grido di gioia che scaricherà il timore lontano.
Sento la discesa. percepisco la libertà, il vento di sfogo è vicino. Poi ad un tratto, sparisce tutto. Ogni cosa. Non vedo più le rotaie. Davanti a me l'orizzonte, senza appoggi su cui aggrapparsi, privo di ogni supporto. Un burrone. La mia speranza, che ha resistito fino all'ultimo, si è dissolta. Il tempo ha preso il suo posto un'altra volta.
STAI LEGGENDO
Piume
General FictionMi sono detta di dover cominciare a scrivere ormai svariate volte. Magari sarei riuscita a sfogarmi in maniera alternativa (evitando così le tragiche perdite di controllo e attacchi di panico che annegano in un nauseabondo e putrido senso di disgust...