Capitolo Uno

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Siete falsi,

tempeste senza tuoni.

Fate finta d'esse pensatori

Siete bestie senza cuori.

Gemitaiz; nun ce la faccio più.


Il mio mondo girava intorno ad una costruita monotonia, basato su una esistenza di stenti e una sopravvivenza non sempre certa. Nonostante in famiglia fossimo solo in due, vi erano giorni in cui fame si faceva sentire maggiormente rispetto ad altri, dove il freddo non aveva controllo e il caldo seccava le poche piante che si riuscivano a piantare. Stagioni instabili, temperature imprevedibili. Si poteva parlare di estati interminabili, ma nessun aveva ancora il coraggio di parlare di stagioni, in realtà. Voler organizzare il tempo sembrava una mancanza di rispetto verso la terra. Avevamo paura di essa, quindi nessuno obiettava a riguardo. Il tempo scorreva. La terra continuava il suo percorso e l'uomo la sua discesa verso l'estinzione. Avevo solo 6 anni, quando i terremoti e le eruzioni avevano iniziato a spaventare il genere umano senza un apparente motivo. Erano frequenti, nessuno ne capiva le origini ma si sospettava che le faglie al di sotto della crosta terrestre si fossero ulteriormente spaccate, provocando forti terremoti senza che si potessero prevedere. Poi quelli più forti, con maggiori danni, diminuirono, lasciando spazio a quelli minori e alle eruzioni vulcaniche. Quest'ultime, sappiamo, sono state la nostra rovina. Nessun danno, la lava percorreva brevi tratti, ma a fuoriuscire furono porzioni di gas mai viste prima d'ora. Nessuno se ne preoccupò davvero, tranne mio padre, che cercava costantemente spiegazioni a quel fenomeno e ai danni che poteva provocare. Poi le prime estinzioni e le prime morti. I primi furono gli animali alla base della catena alimentare, insetti, uccelli, anche i pesci sopperirono a causa di porzioni di gas proveniente dal mare. A morire fu il genere femminile e i loro figli. I cuccioli di sesso femminile non raggiungevano i 5 mesi di età mentre il sesso maschile, frequentemente riportava malformazioni. Fu il panico, ma non facemmo in tempo. Il genere umano subì la stessa sorte e con lui tutti gli esseri viventi che necessitavano di riproduzione sessuale. Donne si ammalavano in circostanze sconosciute, tutte con gli stessi sintomi: sangue dalle urine, infertilità, cancro al seno e alle ovaie e infine morte. Le più fortunate evitavano la sofferenza, le altre andarono incontro a gravi malattie che le distruggevano lentamente, dall'interno. A 8 anni questa sciagura colpì definitivamente le donne, le vie di comunicazione mostravano ospedali allo sbaraglio, nello stremo tentativo di trovare una cura o una soluzione a quello che sembrava essere un genocidio senza precedenti. Fu scoperta dopo un anno la causa: le eruzioni vulcaniche e il rilascio di un nuovo e sconosciuto gas, il polladio. Era risalito dal nucleo terrestre a causa delle elevate temperature terrestri che da 2 gradi, erano salite a 6, liberandolo così nell'atmosfera. Non era possibile sfuggirgli, chiunque lo aveva inalato almeno una volta, e una volta bastava per innescare la malattia e i suoi sintomi. Mio padre lo aveva sospettato, già dalle prime estinzioni degli animali ci aveva detto di andarcene dalle città, di rimanere a contatto con la natura. Ma non aveva capito che era la stessa natura che poi ci avrebbe ucciso. Nonostante la gravità dei sintomi, quello che più spaventava il genere umano era l'infertilità delle donne. Chi non moriva appena a contatto con il gas, fu trasportato nei numerosi laboratori, con l'intenzione di studiare e cercare delle soluzioni per non sopperire all'estinzione. Non esistevano. Le donne che erano già incinte prima della catastrofe, mettevano al mondo bambine che non raggiungevano i cinque mesi di età, mentre i bambini potevano nascere con seri problemi a livello neuromuscolare, ma sopravvivevano. Le bambine, al primo sangue, non sopraggiungevano la maggiore età e, nei migliori dei casi, diventavano cavie da laboratorio nel tentativo di curare tale infertilità. Il governo estese il divieto all'aborto, a prescindere dai casi. Lo stupro e la violenza furono quasi considerati legali. Le famiglie sopravvissute erano costrette a 'donare' le proprie figlie in nome della scienza. Pena, la morte. Le vie di comunicazioni mostravano costantemente queste due leggi entrate in vigore e nonostante l'anarchia più totale, le persone più disperate sembravano ubbidire.

Il sospiro della salvezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora