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➤𝐃𝐨𝐧'𝐭 𝐛𝐥𝐚𝐦𝐞 𝐦𝐞, 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐦𝐚𝐝𝐞 𝐦𝐞 𝐜𝐫𝐚𝐳𝐲

𝐈𝐟 𝐢𝐭 𝐝𝐨𝐞𝐬𝐧'𝐭, 𝐲𝐨𝐮 𝐚𝐢𝐧'𝐭 𝐝𝐨𝐢𝐧' 𝐢𝐭 𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭

𝐋𝐨𝐫𝐝, 𝐬𝐚𝐯𝐞 𝐦𝐞, 𝐦𝐲 𝐝𝐫𝐮𝐠 𝐢𝐬 𝐦𝐲 𝐛𝐚𝐛𝐲

𝐈'𝐥𝐥 𝐛𝐞 𝐮𝐬𝐢𝐧' 𝐟𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐭 𝐨𝐟 𝐦𝐲 𝐥𝐢𝐟𝐞.

Il poligono di tiro era l'unico posto in cui Pete riusciva a sfogarsi senza preoccuparsi di essere ripreso, perché sparare, e perfezionare la mira, erano essenziali nel suo lavoro.

Mentre puntava l'arma da fuoco con estrema precisione al cartonato, caricò tutta la sua tensione ed il suo malessere su quella pistola, pronto a lasciarla andare come una molla. Sparò pochi secondi dopo senza alcun ripensamento.

Porsche al suo fianco, però, non se la cavava piuttosto bene: la sua postura errata e le gambe poco divaricate, non lo aiutavano a prendere bene la mira. Un subordinato lo analizzava di sottecchi, e il suo sguardo suggeriva acuta avversione.

Pete si tolse le cuffie e le posò delicatamente; se non fosse stato troppo di malumore, forse avrebbe aiutato il suo nuovo amico. Decise quindi di attendere che l'allenamento finisse, per poter raggiungere la sala da pranzo e riempire il suo stomaco. Non perché avesse fame, bensì per tenersi in forze. Ormai tutto ciò che Pete faceva era per il solo ed unico benessere della famiglia maggiore.

''Ai'Pete'' Big mosse la testa, in segno di saluto, prima di esporre ciò che teneva tra le mani. A Pete si rizzarono i capelli sulla nuca alla vista di quella busta bianca e delicata. Perché si sentiva così triste nel ricevere quei messaggi d'amore?

Sperava di sbagliarsi, sperava che fosse tutto uno scherzo, ma l'amore che veniva gettato tra quelle righe pareva dimostrare la stanchezza di doversi nascondere perché il ruolo del mittente era più importante dei suoi sentimenti. Chi diavolo gli mandava quelle lettere? Pensò con frustrazione.

''Hai molta posta ultimamente, eh?'' scherzò il suo amico, a cui il sorriso morì velocemente non appena si accorse degli occhi rossi e lucidi di Pete. Quest'ultimo afferrò la lettera deglutendo rumorosamente. ''Grazie-''

Il tavolo, imbandito di cibo salutare, fece storcere il naso del nuovo arrivato, che gonfiò le guance in dissenso. ''Come pensano io possa recuperare le forze con delle semplici verdure? Ho fame!''

Pete abbozzò un sorriso intenerito. Porsche era proprio l'amico a cui non piaceva seguire le regole. ''Dobbiamo mangiare sano, la cuoca ci tiene molto''

Porsche sbuffò, ma alla fine si convinse, ed inforcò una rondella di carota in umido. La mangiò, ma chiaramente non era di suo gradimento.

''Oh merda!'' esclamò un ragazzo, ad un tavolo vicino. Quando entrambi alzarono lo sguardo, si accorsero che ad arrivare, fumante di rabbia e con fretta, vi era il signorino Tankhun. Indossava un accappatoio rosa ed al suo fianco vi erano Pol e Arm.

 ''Alzati, presto'' intimò Pete a Porsche, che con svogliatezza lo imitò, incrociando le mani dietro la schiena. Tankhun sbraitò non appena l'ascensore con cui era sceso al piano di sotto aprì le ante. ''Chi ha ucciso Elisabeth e Sebastian?! Chi ha ucciso i miei bambini?''

Porsche si guardò intorno confuso, con la bocca ancora piena, in attesa che qualcuno si facesse avanti. Chiaramente non immaginava che Tankhun si riferisse a delle carpe, invece che a delle persone.

''Se vi costituirete avrete più probabilità di sopravvivere.. Nessuno che si assume la colpa? Bene! Arm, faglielo vedere, forza-''

Arm sbloccò il suo ipad con titubanza, e avvicinò il dispositivo al volto di Porsche, che divenne paonazzo. Il ragazzo in questione, rivide se stesso urinare nel laghetto in cui le due carpe crescevano da tempo. ''Le ho allevate da quando erano così!'' il signorino mimò il gesto con le dita ''Cosa devo fare con te, adesso?''

Pete nel frattempo aveva distolto lo sguardo, esternandosi dalla realtà, e cominciando a sentire le orecchie sempre più ovattate. I suoi pensieri, da due giorni a quella parte, tornavano sempre su quelle dannate lettere. E con timore, ricordò di averne una nuova da leggere. ''Ai'Pete? Vieni a darmi una mano!''

Dopo aver passato un intero pomeriggio, sotto ordine di Tankhun chiaramente, a dar da ''mangiare'' a Porsche che doveva fingere di essere una sirenetta (il signorino si complimentava con se stesso per aver avuto un idea così geniale per punire il nuovo arrivato), Pete si stese sul letto con un solo asciugamani a coprirgli la vita, stanco ma ancora lucido. Doveva aprire la lettera, ed in fretta.

 ✉𝟐

 【𝐇𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐫𝐭𝐢 𝐚 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨, 𝐦𝐚 𝐡𝐨 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐝𝐚𝐫𝐝𝐨. 𝐏𝐞𝐭𝐞, 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐨𝐧𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐟𝐫𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞𝐳𝐳𝐚: 𝐬𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨, 𝐦𝐢 𝐚𝐮𝐠𝐮𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐞𝐚𝐠𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐩𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐦𝐨𝐝𝐢. 𝐌𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐨𝐝𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐭𝐞, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐨 𝐬𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐞𝐫𝐞𝐢.】

HURRICANE [VegasXPete] KinnPorsche The SeriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora