𝙎𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙢𝙖𝙩𝙚𝙧𝙞𝙖 𝙙𝙞 𝙘𝙪𝙞 𝙨𝙤𝙣 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙞 𝙞 𝙨𝙤𝙜𝙣𝙞; 𝙚 𝙣𝙚𝙡𝙡𝙤 𝙨𝙥𝙖𝙯𝙞𝙤 𝙚 𝙣𝙚𝙡 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤 𝙙’𝙪𝙣 𝙨𝙤𝙜𝙣𝙤 𝙚̀ 𝙧𝙖𝙘𝙘𝙝𝙞𝙪𝙨𝙖 𝙡𝙖 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙖 𝙗𝙧𝙚𝙫𝙚 𝙫𝙞𝙩𝙖.
Fuori si gela, ma non mi accorgo della tua presenza;
Mi tremano le mani, eppure ti scrivo questa lettera;
Ancora una volta mi rendi vulnerabile;
Eppure non ti trovo mai nei miei appunti;
Sei sempre in qualche fotografia sbiadita, ma non riesco a vederti;
La tua figura non è nitida, anzi è scura;
Opaca;
Sbiadita;
Finita;
E mai più ritornata;
Io ti aspetto ancora;
Ma tu non torni mai.«Eren» mi chiamò Hanji, avevano appena operato Levi e l'ansia mi mangiava vivo.
«Devo parlarti» disse di seguirla nella mia stanza, ma non riuscivo a muovermi, le gambe erano troppo pesanti, e i piedi si erano impuntati, non volevano che io camminassi, preferivo che mi trattasse come una persona normale, e invece, no.
Perché io non lo ero, anzi non lo sono mai stato, e pur sapendolo, mi sono consumato nella mia bolla di puro odio, nei confronti di tutti, nessuno escluso, e prima che potessi anche solo guardare negli occhi di una persona presente in quella sala, mi saliva un senso di vomito che non apparteneva al me di poche ore fa.
Mi alzai dalla sedia e con lentezza mi diressi nella mia stanza, anche se in cuor mio, avrei voluto che Levi fosse lì ad aspettarmi, che mi prendesse la mano e mi dicesse che le cose erano andate bene, e che io non dovevo preoccuparmi perché ormai lui aveva perso.
Appena varcata la soglia della nostra stanza, il suo profumo mi annebbiò la vista, e mi aggrappai ai pilastri di legno che sorreggevano l'asse, alzai lo sguardo e finalmente guardai.
Vuoto
Non c'era più niente di noi
Anzi, il suo letto era stata disfatto e c'erano già le valige di un'altra persona, che avrebbe condiviso la mia stanza, la nostra stanza.
«E lui che ci fa qui?» domandai ad Hanji appena mi voltai nella direzione del nuovo arrivato «Ha preso il posto di levi» mi avvicinai al suo colletto e la sbattei al muro pesantemente, «Nessuno prenderà il posto di Levi! Lui è qui, con me, e non potete farmi questo!» altri infermieri, sentendo le urla, si avvicinarono e cercarono di allontanarmi dalla dottoressa, ma anche lei era rimasta spiazzata, e mi guardò con le lacrime agli occhi «Mi dispiace - disse gettandosi a terra, mentre gli altri la sorreggevano - Ho fatto il possibile per farlo vivere, ma ormai non c'era più niente da fare! - si disperava singhiozzando, e si tolse gli occhi tondi, gettandoli dall'altro lato della parete - Io non sono riuscita a salvarlo!» si aggrappò al camice dell'infermiere che le stava accarezzando i capelli, mente io mi accasciai al suolo e presi a piangere gettandomi con le braccia al suolo, distese e le gambe piegate, volevo prendermela con l'ultima persona che avrebbe voluto vedere Levi in quelle condizioni, ma persi il lume della ragione.
Prima di allora mai avevo avuto atteggiamenti tanti scorretti nei confronti degli altri, dottori e non, ma non volevo crederci, mi era ancora estranea questa situazione, e quando incrociai lo sguardo del ragazzo arrivato, lui mi guardò compassionevole, e allora capì.
Ero diventato ciò che volevano che diventassi, un malato.
STAI LEGGENDO
Once again...
Lãng mạnConsuming all the air inside my lungs Ripping all the skin from off my bones I'm prepared to sacrifice my life I would gladly do it twice Oh, please have mercy on me Take it easy on my heart Even though you don't mean to hurt me You keep tearing me...