Prologo

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Se mi dovessero chiedere quale sia stata la più grande fortuna nella mia vita, risponderei senz'altro che è stata avere quella vocina inte- riore che mi ha sempre detto: «Ehi, Paul, la vita è una ed è breve, non puoi passarla facendo quello che piace agli altri...»





Pomeriggio di febbraio, l'umidità penetrava nelle ossa. Sala d'attesa della psicoterapeuta: era la mia prima visita con la nuova dottoressa. Erano le sei di sera, in punto, quando una giovane signora di bell'a- spetto arrivò e scandagliò con lo sguardo le persone presenti.

«Paul? Prego, venga.»

Mi alzai da quella scomoda sediolina di plastica e la seguii. Una volta dentro, la dottoressa mi fece accomodare su un divanetto rosso, mentre lei si sedette dietro la scrivania.

Era una donna pacata, calma. Esprimeva serenità. «Dunque, Paul, mi racconti un po', come mai è qui?»

Mi guardai un po' intorno.

«Dottoressa... Da qualche anno soffro di problemi di insonnia e stanchezza cronica, ma a questi col tempo si sono aggiunti anche pro- blemi di, come dire? Ansia. Pensi che un mesetto fa ho avuto per la prima volta un attacco di panico, una sensazione bruttissima» risposi passandomi una mano tra i capelli.

Ancora avevo addosso il ricordo bruciante: mancanza di fiato, af- fanno, il cuore che batteva come un tamburo, la fronte imperlata di sudore freddo.

La dottoressa mi sorrise. «Stia tranquillo, Paul, sono sicura che risolveremo tutto, ma prima deve raccontarmi un po' di lei, del suo passato.»

Ricambiai il suo sorriso. «Non è un problema, ma ci vorrà un po'...»

«Non si preoccupi» disse lei, lanciando un'occhiata all'orologio a muro. «Abbiamo tutto il tempo.»

Sesso e Vodka a ColazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora