Moncherie

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Mon chérie mon chérie
Se mi sfiori così
Sento il freddo e le tue mani quanto sono fragili
Mon chérie mon chérie
Tu mi ucciderai così
Resterò dentro ai tuoi occhi come in fondo al mare


Christian e Mattia si erano visti per la prima volta quasi un anno prima, alle selezioni di "Amici", quando ancora stavano facendo i loro provini iniziali, le prime scremature, quelle che potevano anche non portarti nemmeno ad esibirti su Canale 5 la domenica pomeriggio. Si erano visti da lontano, notandosi subito, venendo attratti dalla presenza l'uno dell'altro, ma troppo presi da quello che era il loro sogno per poter dar peso a qualcos'altro. E poi le loro strade si erano divise, quando erano entrati in due stanze separate, con professori diversi, perché le loro discipline non combaciavano, tanto che Mattia avrebbe creduto che quel ragazzo potesse anche essere un cantante, se solo non avesse visto entrare Andreas nella stanza dove anche quel ragazzo dai capelli scuri e dalle mille lentiggini sul volto, era entrato.

Per le restanti settimane Mattia aveva passato il proprio tempo a pensare a quel ragazzo, a cercare di capire come potesse trovarlo sui social, perché sapeva di aver attirato la sua attenzione, sapeva che non fosse stata solo una propria sensazione, aveva visto il modo in cui quel ragazzo aveva indugiato ad entrare nella stanza per lanciargli un ultimo sguardo e avrebbe giurato che, nonostante indossasse la mascherina, lui gli avesse sorriso, che sotto quella protezione, ci fosse un sorriso dedicato a lui.

E anche per questo motivo quando era stato selezionato, quando lo avevano chiamato dicendogli che volevano che si sfidasse insieme ad altri ragazzi direttamente davanti ai professori in diretta su Canale 5, Mattia era stato doppiamente felice. Non solo perché il proprio sogno poteva realizzarsi davvero, perché da lì a poco avrebbe potuto partecipare a quel programma che guardava sin da piccolino con propria madre alla televisione, ma anche perché avrebbe avuto l'occasione di rivedere quel ragazzo, nella speranza che fosse stato abbastanza bravo per meritarsi un posto nella scuola più bramata d'Italia.

Christian e Mattia si erano presentati per la prima volta quel 19 settembre, quando il giudizio di Mattia era stato sospeso e lo avevano fatto sedere in un banco condiviso con un altro ragazzo, Nunzio, che ancora non aveva idea di quanto avrebbe inciso nella propria vita da lì in avanti. Quel ragazzo di cui aveva cercato ovunque era apparso qualche esibizione dopo, quando Mattia se ne stava con i gomiti sulle gambe a guardare in basso, preso dalle paranoie di non essere abbastanza bravo, di non riuscire a superare Nunzio in quella competizione tra loro due e di perdere, così, il proprio sogno. E come un fulmine a ciel sereno, era entrato lui.

Christian, lo aveva presentato Maria e finalmente Mattia aveva conosciuto il suo nome. La presentatrice aveva accennato la sua storia personale, con qualche aneddoto divertente e poi i professori lo avevano guardato ballare, dimostrando al biondo che si, il ragazzo fosse bravo e che si, avrebbe decisamente voluto che entrasse nella scuola, non solo per conoscerlo, perché pensava che se lo meritasse seriamente. Christian era un ballerino di break e hip hop e sorprendentemente era stato scelto dal professor Todaro, quello che avrebbe potuto essere il proprio, colui che avrebbe potuto sceglierlo o mandarlo a casa nella propria competizione con Nunzio.

Il moro aveva preso il posto proprio davanti al proprio, come se, ancora una volta, il destino volesse che loro due si conoscessero, che si notassero, che se Christian non lo avesse notato in precedenza, lo facesse in quell'istante, che lo riconoscesse come il ragazzo al quale aveva sorriso da sotto la mascherina e che gli aveva fatto venire ancora più voglia di superare quella prima scrematura davanti ai professionisti della scuola. Infatti i due ragazzi, mentre Christian prendeva il proprio posto si erano visti, si erano sorrisi e questa volta senza nessuna mascherina, provando a Mattia che non se lo fosse immaginato, che davvero quella prima volta quel ragazzo gli avesse sorriso, che non fosse un pazzo o visionario, come gli aveva detto Sergio, il proprio migliore amico, un ragazzo a cui teneva davvero tanto e con cui si era allenato nella danza per tutta la vita, essendo iscritti anche nella stessa palestra.

Pathos [Zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora