Svegliati, Lara

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<<Lara, tesoro svegliati è ora di andare!>>                                                                                                                    La voce non proprio gradevole di mia madre mi ricorda che oggi è il gran giorno. Gran giorno per lei. Non si poteva scegliere periodo migliore per partire alla volta di Los Angeles. Mamma ha ottenuto un'incredibile opportunità di lavoro proprio lì e io sono costretta a seguirla. Che dire, ovviamente sono felice per lei, ma questo non significa che io debba rivoluzionare la mia vita di conseguenza. Mi ha già iscritta a scuola, ha già affittato un'appartamentino che definisce "gradevole per due", ha acquistato diversi tailleur nuovi e due paia di tacchi rossi scarlatto. Capisco che per esercitare la professione di avvocato bisogna vestirsi in un certo modo, ma mia madre esagera sempre. Mi rassegno a questa decisione anche perchè non esiste una soluzione. Motivo numero 1 per cui non posso restare a Monterey: i miei sono separati. E' un classico: genitori separati e ti tocca sceglierne uno per seguirlo in tutto quello che fa. Okay, magari l'ho presa troppo sulla mia situazione personale ma per i figli dei separati la maggior parte delle volte è così. Motivo numero 2: Papà rimarrà per qualche mese a New York per lavoro e casa sua a Monterey (che dista dieci minuti da quella di mamma) resterà disabitata. Motivo numero 3: mio fratello Noah è i vacanza-studio in Scozia perciò non potrei nemmeno restare qui con lui. Questa meravigliosa serie di circostanze ha condotto la mia cara madre a portarmi con lei. Ebbene sì, sono giunta alla conclusione che vivrò a Los Angeles per periodo indeterminato. La vita ce l'aveva proprio con me. Che altro fare, se non rassegarsi al crudele destino? Con tutta la riluttanza presente in questo mondo, mi tiro su dal mio amato letto per l'ultima volta. Le valigie sono già pronte da ieri sera, il mio zaino è già pronto, mamma è già pronta, manco solo io. La partenza è prevista  per le 10, quindi ho tutto il tempo per prendermela comoda dato che sono le 7.30 e la mia voglia di vivere è pari a zero. Mi preparo una bella tazza fumante di caffè rigorosamente senza zucchero per darmi una botta di vita (proprio quello che ci vuole per affrontare un viaggio di 5 ore). Sento mamma che parla da sola dalla stanza affianco intenta a sistemare nella sua valigia extra-large le ultime cose, per lei questo è un rituale da fare assolutamente prima di un viaggio importante. Mentre sorseggio il mio caffè non faccio a meno di pensare a come sarà la mia nuova scuola. Spero meglio della precedente. Ma tutto dipende da me, devo affidarmi alla mia personalità che, purtroppo, è tutt'altro che socievole. Socializzare era qualcosa di impossibile, qualcosa di troppo alto per le mie capacità. Ero sola e la cosa non mi stupiva. Non rappresentavo quella categoria di persone che generalmente vengono definite "nerd sfigate", ma di certo non ero all'interno di una categoria migliore. Tutto dipende da me, sono io che devo inserirmi, non posso aspettare gli altri. Scuola nuova, vita migliore, più socialità? Io lo spero anche se dubito. Quando la prossima settimana varcherò l'ingresso di quella scuola forse troverò una risposta a tutti i miei dubbi.                                                                               Lavo in fretta la tazza dove ho bevuto il caffè e mi fiondo in camera per sistemare le ultime cose.   <<Lara, hai preso tutto?>> mamma compare sulla porta con anche lei una tazza di caffè in mano.                                                                                                                                                                                     <<Sto sistemando tutto.>> le dico prima di chiudere una delle mie trenta valigie. Trenta magari no, ma una decina di sicuro. In pratica volevo portarmi dietro tutto l'armadio e, dato che la cosa non è possibile, ho dovuto spostare il contenuto dell'armadio nelle mie dieci valigie. Prendo i vestiti per il viaggio che mi sono scelta ieri sera e mi vado a cambiare in bagno. Dopo essermi fatta una doccia mattutina veloce, mi lavo i denti e mi vesto. Ho scelto un paio di jeans comodi per il viaggio, una felpa grigia con la zip e ai piedi le All Star rosse. Pettino, o quantomeno cerco di pettinare la mia chioma sempre in disordine nel tentativo di lisciarla (tentativo fallito miseramente) e faccio una coda. Sorrido alla mia immagine riflessa allo specchio e me ne vado dal bagno. Trovo mamma nel corridoio con il cappotto già indosso intenta a sistemare le valigie accanto alla porta. <<Partenza anticipata di un'ora.>> annuncia con il suo solito tono ansioso.       <<Perchè allora indossi già il cappotto?>>                                                                                                                   Lei mi guarda scazzata. <<Perchè prima partiamo meglio è. Muoviti Lara!>>                                             Prendo le ultime valigie, indosso il cappotto anche io e lancio uno sguardo triste per salutare la casa. Penso che mancherò a questa casa. Appena scesa nel vialetto aiuto mamma a caricare in auto tutte quelle mega valigie. Sto sudando. Strano perchè è gennaio. Mamma chiude il bagagliaio dell'auto sfinita per lo sforzo di infilare trenta valigie extra-large. Direi che possiamo partire. Lancio uno sguardo alla casa che se ne sta lì ferma immobile mentre aspetta che finalmente ce ne andiamo. Ma io voglio davvero lasciare questo posto? Non lo so.                                 <<Lara, si parte!>> la voce di mamma mi ricorda che devo affrontare un viaggio di cinque ore e che tra cinque ore effettivamente cambierò vita. Salgo in auto e mi metto nei sedili dietro: il mio obbiettivo è dormire un poco. L'auto fa retromarcia per uscire dal vialetto di casa. Sto veramente lasciando il poste dove sono nata per trasferirmi a Los Angeles. Decido di appisolarmi un po' mentre l'auto sfreccia via. Così sfreccio via anche io: con qualche sogno e poche certezze. 

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spero vi sia piaciuta la prima parte. 

GAME ON/ robby keeneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora