Alzo la testa di soprassalto. Un ragazzo che potrebbe avere la mia stessa età mi guarda e mi sorride. <<Ehi, tutto bene?>> Grata per l'aiuto, annuisco. <<Sì, grazie.>> Metto a fuoco la figura: è un ragazzo moro, carino, che potrebbe avere i miei stessi anni. L'unica cosa che non capisco è perchè si trova qui. <<Non mi sembrava che tu stessi bene un minuto fa.>> esordisce. Perspicace il ragazzo. E ora cosa gli dico? <<Non è successo niente, sono solo un po' triste. Tutto qui.>> cerco di mostrarmi sicura riguardo ciò che ho appena detto. Non mi sono mai confidata con uno sconosciuto. Lui non molla. <<Ti va di parlarne?>> Però è un tipo gentile. Io non conosco lui e lui non conosce me, ma si è offerto di ascoltarmi. <<Una litigata con mia madre. Ci siamo appena trasferite e abbiamo subito trovato modo di litigare. Ma niente di che.>> mi sento più libera dicendolo. Mi sono levata un peso. <<Capisco. Sono cose che succedono, non devi preoccuparti.>> <<Hai ragione.>> Lui mi sorride un po' imbarazzato come se si fosse dimenticato una cosa. <<Abbiamo parlato e mi sono dimenticato di presentarmi. Piacere, Miguel.>> Anche io mi ero dimenticata ma rimedio subito. <<Sono Lara.>> <<Lara. Bel nome. Mi piace.>> <<Grazie!>> sorrido colta di sorpresa da quel complimento inaspettato. <<Sei nuova qui, vero?>> mi chiede. <<Esatto. Oggi è il mio primo giorno qui a Los Angeles.>> e di certo sono inesperta di questo posto. <<Vedrai che ti ambienterai. Se posso chiederti, perchè sei venuta proprio qui?>> Bella domanda. Se fosse stato per me questo sarebbe stato l'ultimo posto che avrei scelto. Ma il destino è crudele con me. Mentre penso mi ricordo che devo dare una risposta Miguel che si è offerto di ascoltare una povera scappata di casa. <<E' a causa del lavoro di mia madre. Lei è un'avvocato e ha dovuto trasferirsi qui per motivi di lavoro. Io non volevo venire. Ma i miei sono separati così ho dovuto per forza andare con mia madre.>> Miguel si stringe nelle spalle. <<Se può esserti di aiuto, non è poi così male vivere qui. Io sono arrivato da circa un anno con mia madre e mia nonna e mi sono ambientato. E' stato difficile all'inizio, ma con il tempo impari.>> Sentire queste parole mi sta aiutando. Forse mi capisce, forse non sono proprio una povera scappata di casa. <<Tu vivi qui?>> azzardo. << Sì. Abito nell'appartamento 20a. Di fronte al 13a.>> Ricordo che il 20a è davanti al mio di appartamento. <<Io abito al 13a!>> esclamo. <<Davvero? Saremo vicini allora.>> <<Già. E' strano perchè non ho mai avuto dei vicini prima d'ora.>> Miguel mi guarda sorpreso. <<E dove vivevi? Nel deserto?>> <<No, ma quasi. Abitavo sola con mia madre in una villetta a due piani.>> dire "abitavo" e non "abito" mi fa effetto. Sto davvero cambiando vita. <<Dalla villetta a questo posto c'è un po' di differenza.>> dice scherzosamente. <<L'ho notato. E ti giuro all'inizio è stato traumatico.>> ripenso a quando ho visto per la prima volta l'appartamento e se realizzo che stanotte dovrò dormire lì mi viene un altro mancamento. <<Traumatico? Davvero?>> Non voglio fare la snob ma quella sensazione è stata terribile. <<Davvero.>> Miguel si sistema sulla panchina per guardarmi negli occhi. <<Cambiando discorso, dove andrai a scuola?>> Oddio. Non so nemmeno in che scuola mi ha iscritto mia madre. Sembro matta se dico che non so in che scuola andrò? <<Sono sincera: non ne ho idea. Mia madre non me l'ha ancora detto.>> <<Meglio se non lo sai, così avrai l'effetto sorpresa!>> Miguel ride e rido anche io. Rido con uno sconosciuto. <<Tu dove vai a scuola?>> gli domando. <<Nell'unica scuola che c'è in questo quartiere. La West Valley High School. Penso proprio che ci andrai anche tu dato che abiti qui.>> Davvero? Dal nome mi sembra una scuola decente. <<Figo.>> <<Non saprei. E' una normale scuola come tutte. Ma all'inizio per me è stato difficile ambientarmi.>> Miguel abbassa lo sguardo. Intuisco ci siano stati dei problemi nel suo passato in quella scuola. Lui mi ha ascoltato e io ascolterò lui. <<Vuoi raccontarmi?>> gli domando con un tono un po' più dolce. Lui scuote la testa. <<Un giorno magari sì. Parliamo d'altro.>> Annuisco senza dire niente. Se non si sente io rispetto questa sua decisione. <<Possiamo essere amici, ti va?>> mi pento subito dopo averlo detto. Non si chiede di diventare amici, lo si è e basta. Sono una stupida. Mi snobberà di sicuro. Per lui sono una sconosciuta. <<Certo!>> Miguel sembra contento così mi rassicuro anche io. Almeno ho un amico in questo posto e non sarò più sola. Sola con mia madre. Mia madre. Merda. Prendo di fretta il telefono dalla tasca dei jeans. Come avevo sospettato, tre chiamate perse da mia madre. <<Lara, va tutto bene?>> anche questa volta Miguel si dimostra premuroso nei miei confronti. <<E' mia madre che mi ha chiamata e dovrei tornare.>> <<Tranquilla, vai. Ci vediamo in giro.>> Miguel sembra un po' deluso dal fatto che io debba andarmene. <<Mi accompagni?>> gli propongo. Miguel scatta in piedi. <<Volentieri.>> Scendiamo le scale fino al piano dove sia io che lui abitiamo. <<Allora ci si vede in giro.>>dice Miguel prima di entrare nel suo appartamento. <<Sì. Possiamo scambiarci i numeri?>> mi stupisco io stessa della mia intraprendenza. <<Certo. Tieni il telefono.>> ci scambiamo i telefoni per inserire i rispettivi numeri. <<Okay, ci sentiamo.>> <<Sì ciao.>> lo saluto prima di entrare in quello che sarà il mio appartamento d'ora in poi. Trovo mamma seduta sul divano con una tazza di tè in mano. <<Lara! Dov'eri?>> mi guarda allarmata come se mi fosse successo qualcosa di terribile. <<A fare un giro.>> le rispondo con tutta la calma del mondo. In fondo, sono ancora incazzata con lei per la litigata di prima. Lei però, non sembra mostrare segni di resa. Non è pentita. E me lo fa capire. <<Siamo appena arrivate e tu prendi e te ne vai da qualche parte facendomi preoccupare. E se ti perdevi? Come tornavi qui?>> Mia madre si fa mille paranoie. Capisco che è stato un errore venire con lei. Ma devo dimostrarle che sono calma e che le sue provocazioni non mi fanno alcun effetto. <<Come vedi, non mi sono persa. Ho sedici anni e so badare a me stessa.>> Mia madre si agita sul divano. <<Lara, discussione chiusa. Ne riparleremo più tardi. Adesso aiutami con le valigie.>> Incasso il colpo senza protestare. Nemmeno io avevo voglia di discutere ora come ora. Aiuto mia madre a trasportare le valigie in camera e, una volta finito questo lavoro straziante, mi siedo al tavolo che cade a pezzi. Do un'occhiata all'unico orologio appesa al muro che cade a pezzi e, con immensa felicità, noto che è l'ora di cena.
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GAME ON/ robby keene
FanfictionLos Angeles. 2018. Lara Anderson ha sedici anni, carattere mite e solitario, si trasferisce a malincuore a Los Angeles con la madre. Sarebbe rimasta volentieri a Monterey, nella casa dove era cresciuta ma il destino ha deciso diversamente. Tanto di...