Capitolo 1 - Cornetti e caos mattutino

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Se non fosse per quel profumo paradisiaco di cornetti appena sfornati che si insinua tra le lenzuola, non mi sognerei neanche di aprire gli occhi. Ma è come se qualcuno avesse posizionato una pasticceria direttamente sotto il mio naso. Una tentazione troppo forte per resistere.

Mi rintano sotto le coperte, cercando ancora un po’ di buio e calore prima di affrontare il mondo. Allungo una mano alla cieca fuori dal piumone, tastando il comodino finché non trovo il mio cellulare. Lo porto dentro il fortino di stoffa e lo accendo.

La luce mi acceca per qualche secondo. Socchiudo gli occhi e controllo l’ora.

Otto e ventisei.

Fantastico. Un altro trionfo del mio cronico disprezzo per la sveglia.

Avrei dormito volentieri di più, se non fosse stato per il turno eterno al Fragenco. Solo il pensiero mi fa emettere un verso tra un ringhio e un lamento. Il nome della mia frustrazione notturna ha un’identità ben precisa: Francesco Rinaldi.

Sbuffo e mi decido finalmente a uscire dalle coperte. Un’ultima, profonda annusata a quel profumo irresistibile e mi metto in piedi, barcollando come un naufrago appena sbarcato. Raggiungo il bagno a occhi semichiusi, sperando che la doccia faccia miracoli.

Qualche minuto dopo, più umana che zombie, apro la porta della mia stanza e mi dirigo verso la cucina. La casa è un quadrilocale accogliente, con pareti color crema, quadri storti e piante che sopravvivono solo grazie a Ilaria. C’è odore di caffè nell’aria e una scia di briciole che guida dritta verso il cuore pulsante dell’appartamento: la cucina.

È lì che lo trovo.

Andrea, il mio migliore amico e coinquilino, è davanti al forno, intento a sfornare cornetti con l’aria di chi ha appena scoperto il segreto della felicità. Indossa un grembiule rosa confetto con la scritta Queen of the Kitchen, e un cerchietto con delle orecchie da coniglio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Buongiorno, Andrè...» lo saluto, ancora a metà tra il sonno e il coma, mentre mi lascio cadere su una sedia.

«Oh, Sara vita mia!» esclama lui con il suo solito bacio volante. «Guarda che spettacolo, li ho spennellati col burro francese!»

La nostra storia è di quelle da raccontare: infanzia in simbiosi, adolescenza condivisa, liceo affrontato insieme tra drammi esistenziali e notti insonni passate a guardare serie tv. Quando abbiamo finito la scuola, ci siamo detti: “Università? Nuova città? Appartamento insieme.” Sembrava il piano perfetto. E lo era.

Fino a Ilaria.

«Non toccare, monella!» mi rimprovera Andrea, schiaffeggiandomi la mano proprio mentre stavo per acchiappare un cornetto caldo.

«André, sto morendo di fame... fammene mangiare uno!»

«Quando siamo tutti a tavola, mangi. Regole della regina!» esclama, agitando il mestolo come uno scettro.

Decide di mettere musica. E io, conoscendolo, so già cosa sta per succedere.

«Ehm... forse non è il caso di—»

Troppo tardi.

Le note inconfondibili di Baby One More Time di Britney Spears invadono la cucina. Andrea comincia a muoversi a ritmo, facendo ondeggiare i fianchi in maniera esagerata. Sembra posseduto da una Britney del 1999.

«My loneliness is killing me (and I!)» canta a squarciagola, imitando la coreografia del video come se fosse sul palco dei VMAs.

«Hit me baby, one more time!» grida, puntando un dito nella mia direzione come se stessimo recitando una tragedia greca in playback.

Ed è in quel momento che succede l’inevitabile.

«ANDREAAA!»

Tuona la voce glaciale di Ilaria dalla sua camera. I passi secchi sul parquet annunciano il suo arrivo.

La porta si apre con un colpo secco e lei compare in cucina, vestita con una maglietta nera oversize, capelli arruffati, sguardo da "uccido il primo che respira". Ilaria è l’esatto opposto di Andrea: concreta, diretta, e con l’aria di chi ha letto troppi libri di criminologia e li ha presi troppo sul serio.

«Ma che diavolo ti passa per la testa? Hai un criceto al posto del cervello?»

Gli strappa il telefono di mano e spegne la musica. Andrea abbassa le braccia, sconfitto.

«No... Britney...»

Lei lo fulmina con lo sguardo. Andrea si zittisce in un millisecondo.

Non è cattiva, l’abbiamo capito col tempo. Solo... facilmente irritabile. Abbiamo imparato presto a evitare di disturbare la sua pace zen (che non esiste, ma fa scena).

«Avevo fatto anche dei cornetti per te...» mormora Andrea, cercando di riguadagnare terreno.

Alla parola cornetti, Ilaria cambia immediatamente espressione. Come se qualcuno avesse appena detto “aperitivo gratis”.

«Potevi iniziare da quello, pirla. Ti avrei insultato meno.»

Si siede al mio fianco e mi squadra come un tecnico di CSI.

«Oddio... sembri uscita da una rissa con un barboncino incazzato.»

«Grazie, buongiorno anche a te.»

«Ha ragione lei, stavolta...» mormora Andrea, prima di rendersi conto della trappola.

«Stavolta?» ripete Ilaria, alzando un sopracciglio.

«Come sempre! Volevo dire sempre!» risponde lui, cercando di salvare la pelle.

Lei sorride soddisfatta, addentando il cornetto come se fosse un trofeo.

«Ho dormito pochissimo stanotte,» sbuffo, finalmente mordendo anche io il mio. «Tutta colpa del nuovo responsabile al Fragenco. Mi ha fatto restare fino a chiusura per sistemare tutto.»

Andrea sgrana gli occhi. «Aspetta, Johnny ha assunto un responsabile? Lui? L’uomo che crede che le sue polpette abbiano poteri terapeutici?»

«Sì, suo nipote. Francesco Rinaldi.» Solo a dirlo mi viene l’orticaria.

Ilaria alza un sopracciglio. «Rinaldi?»

«Presumo di sì. Occhi scuri, mascella scolpita, faccia da “ti rispondo con sarcasmo anche se stai piangendo”. Ma è insopportabile.»

Andrea sospira come in un film romantico. «Tutti i grandi amori iniziano così.»

«Neanche morta. Ora muoviti. Abbiamo lezione.»

Mi alzo, infilo la borsa in spalla e mi dirigo verso l’ingresso. Andrea mi segue, ovviamente continuando a parlare.

«Guarda me e Ilaria: sembra che mi odi, ma in realtà è solo il suo modo di amarmi.»

«Fatti curare, deficiente!» gli urla dietro Ilaria, mentre affonda un altro morso nel cornetto.

Ecco. Un altro giorno nella vita dei coinquilini più caotici dell'universo.

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