1 - Little black dress

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Little Black Dress, One Direction

Love is a bitch, Two Feet (slowed down)

I don't need your name, Rosenfeld




All'ennesima risata delirante di Alison, spalmata al mio fianco sul sedile passeggero, la tentazione di raggiungere il cellulare e chiamare rinforzi mi fece prudere i polpastrelli. I miei occhi stanchi volarono a cercare all'aggeggio, sepolto nella borsetta abbandonata sui sedili posteriori. Per la millesima volta, mi sforzai di ricordare come la mia coinquilina avesse fatto a trascinarmi a quella festa. Le avevo chiesto di non esagerare con l'alcool prima ancora di uscire dal dormitorio, ma lei aveva preferito non considerarmi affatto e ora mi ritrovavo a farle da balia.

Con i capelli rossi e lunghi, appiccicati dal vento al viso ridente, Alison ciondolava con la testa ad un ritmo che incalzava dietro le palpebre chiuse, più ubriaca di quanto l'avessi mai vista. Il suo braccio magro era appoggiato al mio sedile e sbarrava l'accesso alla parte posteriore dell'auto. Abbandonai l'idea di chiamare i ragazzi pochi secondi dopo averla guardata.

Strinsi le dita al volante per la frustrazione, riportando lo sguardo - con un guizzo - sulla strada buia di fronte a me, e accelerai con prudenza; la vecchia Fiat, che stentavo a tenere in vita, rantolò sotto di noi. Gli abbaglianti di un'auto, la terza che avevo visto fino a quel momento in quasi venti minuti di guida, mi colpirono crudamente di occhi stanchi e fui costretta a strizzarli per qualche secondo. Erano ormai le quattro di mattino e, nonostante avessi cercato di trascinare via Alison dalla festa prima che la notte piombasse con quella intensità, avevo trascorso e perso quasi due ore a cercarla tra le innumerevoli spalle e i lunghi e intersecati corridoi della casa da cui eravamo da poco uscite.

Non ero stata convinta dall'inizio ad andare a quel festino; il fatto che fossi astemia e negata a ballare non c'entrava nulla, almeno quella volta. Non che evitassi le feste, mi era capitato di andarci con la nostra compagnia di amici e di divertirmi, ma con Alison quella sera non era stata la stessa cosa.

Quando aveva saputo che Ty Anderson avrebbe ospitato quella pubblicizzata come la migliore festa della stagione, non c'era stato molto margine di possibilità di distoglimento e mi aveva pregata di andarci con lei, anche sapendo che avrei apprezzato ben poco lo stare in mezzo a gruppi i ragazzi ubriachi di vodka alla pesca e ormoni.

Per di più, Carl, Josh e Darla erano risultati irraggiungibili per un mio possibile invito, quindi mi ero ritrovata da sola in una casa da confraternita a tre piani, brulicante di energumeni ubriachi e bavosi, con la stessa presenza di spirito di animali in calore. Ne avevo incrociati molti che si erano già vomitati addosso.

"Credo di aver perso una scarpa" disse, poi, la ragazza al mio fianco. Rise ancora, guardandosi i piedi. Con un movimento maldestro delle dita, intrecciate dietro la mia nuca in un attento sbadato ad aggrapparsi meglio alla tappezzeria dell'auto, mi tirò qualche ciocca di capelli, facendomi imprecare. La guardai di traverso, attenta di tanto in tanto a riportare gli occhi alla strada spianata e infinita che presto scorreva sotto di noi, e  vedendo le sue dita muoversi con lentezza a sollevare capelli davanti ai suoi occhi, in vani e ridicoli tentativi di scostarli uno ad uno, la mia voglia di sgridarla si piegò.

I suoi capelli erano una massa indistinta sul suo viso ed era davvero arrabbiata con lei in quel momento, ancora di più con me stessa per averle permesso di correre dietro a Ty. Anderson, arrogante ventiseienne e studente fallito che bazzicava nel nostro campus e nei nostri alloggi alla ricerca di risse e che vantava d'essere il nipote del rettore della UCL. Era stato la prima persona che avevo incontrato, un anno prima, il mio primo giorno d'università. L'avevo trovato con le spalle al muro, uno spinello fra le dita e il fumo che gli usciva dalla bocca imprecante, all'ingresso del mio edificio. Era circondato da tutti i suoi simpatici, affidabili amici. Le cose non erano cambiate, da allora.

BEDEVⵊLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora