4. Get in my car

275 12 11
                                    

Con il petto stritolato dalla consapevolezza dell'estrema attrazione che scattava per l'agente Styles quando il suo sguardo scorbutico mi fiammeggiava addosso, ero rimasta allacciata a quel maledetto pensiero per ogni dannato secondo del tragitto dalla pista da ballo all'esterno. A momenti mi parve di perdere l'abalità di respirare, così stretta come ero fra le guance bollenti e le tempie tese, sospinta da Darla, che mi teneva per il gomito. La gola secca mi ricordò di essere in grade di  risucchiare ossigeno nei polmoni, così inspirai con avidità, infilando il giubbotto di pelle su per le spalle.

La musica che scomparve dalle orecchie fu un sollievo, quando la mia faccia si scontrò nuovamente con l'aria fredda della sera. Non notammo alcun movimento frettoloso, nella grande strada esterna, e immaginai che Josh e Ty fossero già in viaggio verso la centrale. Probabilmente Styles e i suoi colleghi avevano goduto del privilegio di un parcheggio comodo e immediato, di gran lunga più vantaggioso rispetto a tutti il resto dei clienti del Green Mountain. Non riuscii a distinguere bene il ticchettio che sentivo pulsare sotto i lobi, nella carne del collo; mi chiesi se fosse il mio cuore impazzito per quegli avvenimenti o un orologio malsano impiantatosi per far pesare il passare dei secondi vuoti in cui cercavamo di capire cosa fare.

Carl aveva lasciato la sua auto ad almeno due chilometri di distanza dal locale. Avevamo percorso tutta la strada di ritorno, ancora abbastanza bagnata dalla pioggia della serata, correndo. La sensazione che ebbi addosso dal momento in cui avevamo lasciato il pub fu particolare: appiccicata ai miei vestiti come una chewing gum ancora calda, mi teneva addosso l'imbarazzo, il piacere e la frustrazione che quella sera quell'uomo mi aveva fatto provare senza freni, senza tocco. Lì dentro, in quel pub, fra le i ragazzi sulla pista da ballo, ero certa avessi lasciato un'ombra di me stessa, ancora arricciata attorno ad una fantasia e ad una sfida di sguardi, ancora incredula, che adesso mi smuoveva le budella per quanto velocemente fossimo state tratte lontano.

Forse l'alcol, forse le luci, magari la musica che non mi aveva permesso di pensare con il silenzio perfezionista che era mio solito, ad ogni sospiro affannoso mi domandavo ossessivamente se l'agente si fosse sentito come me: agguantata; se fosse, anche lui, prigioniero dietro quel vetro di caldi sensi frenati e sbigottimento. Non sarei riuscita, altrimenti, a spiegarmi l'ultima frase che mi aveva rivolto. Era stata ben oltre la pura adesione alla responsabilità di poliziotto, era stata personale. Invadente, anche. Irriverente. Il cuore accelerò per una frazione di secondo, causandomi un colpo di tosse.

Le immagini che avevo catturato di lui con gli occhi si tenevano prepotenti agli occhi della mia mente, ormai, come se avessi voluto mettercele io, come se desiderassi davvero il riproporle a me stessa no-stop, sguardo per sguardo. Ci si erano impiantate, come una raccolta di polaroid contro un muro anonimo, e sarei stata capace di vedercelo muovere dentro, se avessi voluto. Avevo impresso nella mia mente ogni suo movimento, ogni spasmo sul volto, come la sua giacca di pelle nera rifletteva le luci della sala, come i suoi occhi erano stati impegnati a pungermi senza pietà oltre la bottiglia di birra, appoggiata alle labbra avide, con un impegno tale da essere facilmente scambiabile per disprezzo.

Un disprezzo possibile e un interesse non così plausibile mi rendevano ardua anche la minima forma di empatia nei confronti di quella mia disastrosa confusione. Mai mi ero ritrovata così immobilizzata per una persona tanto arrogante. Uno sconosciuto, tra l'altro.

Immaginai fosse tutta una questione fisica, che mi fossi presa una sorta di cotta, che avessi semplicemente bisogno di dormire con qualcuno al più presto, data la mia inesistente vita amorosa e sessuale. Magari era semplice attrazione dovuta alla mia repressione. Il fatto che fosse un uomo sensuale e che fosse molto bello erano, forse, i motivi per cui la mia carestia esacerbava in quel tormento. Fu un mezzo sollievo gettarmi nell'auto di Carl e chiudere gli occhi per un secondo, con il collo contro il freddo del sedile di pelle.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 01, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

BEDEVⵊLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora